Sequenziato il genoma del moscerino dei piccoli frutti (Drosophila suzukii)
Per raggiungere l'obiettivo, si è partiti da alcuni insetti raccolti in Valsugana, la zona più importante per la produzione di piccoli frutti in Italia e che ha fronteggiato le conseguenze più gravi dagli attacchi dell'insetto. Si è fatto uso delle moderne tecnologie di sequenziamento che, rispetto a un recente passato, sono molto più efficaci ma anche di gran lunga meno dispendiose.
I dati sono stati depositati in una banca dati internazionale al fine di condividerli con la comunità scientifica mondiale che si occupa di questa problematica.
Il progetto dei ricercatori della Fondazione Edmund Mach di San Michele, presentato nei giorni scorsi alla stampa a Trento alla presenza del presidente della Provincia Lorenzo Dellai e del presidente della Fondazione Edmund Mach, Francesco Salamini, prevede di utilizzare questi dati per chiarire gli ancora numerosi punti oscuri sull’origine dell’insetto e accelerare la messa a punto di metodi di controllo innovativi, sfruttando anche l’enorme mole di conoscenze prodotte su Drosophila melanogaster, il moscerino dell’aceto, parente stretto di Drosophila suzukii e organismo modello per eccellenza.
Questa scoperta potrebbe quindi contribuire a capire come contrastare in maniera efficace il moscerino dei piccoli frutti, favorendo l’attività agricola dei produttori.
Originario del sud-est asiatico, Drosophila suzukii si è diffuso contemporaneamente negli Stati Uniti e Canada, e in Europa nel 2008-2009. Attualmente è segnalato nella maggior parte delle regioni d’Italia, in Francia, Spagna, Svizzera, Austria, Germania, Belgio, Slovenia e Croazia.
Questo insetto può infestare un’ampia gamma di piante e le sue femmine, a differenza delle altre drosofile che attaccano frutti già in deperimento, inseriscono l’uovo direttamente nella polpa dei frutti sani prima che essi giungano a completa maturazione, portandoli al disfacimento in pochi giorni.
Finora l’efficacia dei trattamenti chimici è risultata insufficiente e la mancanza di adeguate strategie di controllo alternative, in particolare per le colture di piccoli frutti, sta destando sempre più preoccupazione tra i produttori del settore.
Alla Fondazione Mach, un gruppo di lavoro composto da ricercatori e sperimentatori del Centro ricerche e innovazione e del Centro di trasferimento tecnologico è impegnato in numerose indagini volte a individuare mezzi di controllo sostitutivi o integrativi alla difesa chimica.
Risultati incoraggianti si sono ottenuti utilizzando trappole e reti anti-insetto. Promettenti su lungo periodo sembrano essere anche le metodiche biologiche che sfruttano l’azione di limitatori naturali o che operano interferendo con il comportamento riproduttivo e sul rapporto con le piante ospiti.
"Il sequenziamento del genoma di Drosophila suzukii – ha affermato il direttore del Centro ricerca e innovazione, Roberto Viola - rappresenta un ulteriore tassello che contribuirà allo sviluppo di biotecnologie mirate al controllo di questa nuova specie invasiva. E’ un’occasione per stabilire anche un ponte più diretto tra la ricerca di base e l’applicazione e per creare una task force pronta a intervenire nei confronti di altre specie esotiche invasive, problematica sempre più d’attualità in campo agricolo e sanitario".
"Il raggiungimento di questo risultato – ha concluso Viola – è stato possibile anche grazie al recente accordo di collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler, che ha consentito un rapido assemblaggio del genoma".