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Il parere di Dole e The Greenery in tema di approvvigionamento diretto di frutta e verdura

Tra le tematiche che sono state oggetto di approfondimento in occasione della conferenza FRESH 2011 (tenutasi dal 25 al 27 maggio scorsi a Rotterdam), c'è stata anche quella relativa al "Direct Sourcing", ossia all'approvvigionamento diretto di frutta e verdura da parte delle grandi catene di supermercati. Johan Linden della Dole Food Company e Philip Smits di The Greenery hanno presentato due relazioni in materia.

Secondo Johan Linden, l’approvvigionamento diretto è un termine confuso, che non spiega se si acquista da un solo agricoltore, o solo all'estero o eliminando passaggi quali esportazione e/o importazione.

L'approvvigionamento diretto non è una novità, ha aggiunto Linden, intendendo con ciò che i retailers integrano da anni i prodotti d'importazione: sia per i prodotti locali che, anche, per molti prodotti all'estero.

I fornitori di servizi quali container e logistica hanno reso efficiente e affidabile la catena logistica anche per gli acquisti effettuati oltremare, così come la comunicazione non è più un problema. Anche la crescita delle private label ha svolto un ruolo importante in questo processo e la trasparenza, oramai massima, è stata sviluppata nell'interesse generale del mercato.

Linden si è chiesto se le funzioni intermedie si manterranno o andranno perdute. Ad esempio in funzioni chiave quali la verifica delle aziende agricole/sicurezza alimentare/qualità lungo la catena. Oppure per quanto attiene l'imballaggio, la competenza logistica, lo sdoganamento e la relativa documentazione o la pianificazione e gestione delle eccedenze/deficit o, infine, per la gestione/segmentazione/innovazione di categoria.



Di pari passo, come si affronteranno e gestiranno eventuali rischi per l’approvvigionamento, quali ad esempio rischi legati ai crediti o derivato dai tassi di cambio, oppure rischi finanziari o derivanti dai produttori? Senza dimenticare i rischi relativi alla sicurezza alimentare e alla qualità. Secondo Linden, nessun mercato singolo può portare tutto il rischio; per questo è bene diversificare le aree geografiche di approvvigionamento.

L'approccio di Dole parte da una questione di filosofia di gestione che si basa su quali rischi l’imprenditore è pronto ad assumersi e come ottenere il miglior ritorno per il proprio capitale investito. È importante anche conoscere le proprie capacità e i propri limiti, perché nel corso del tempo si verrà valutati esclusivamente in base ai propri meriti.

In conclusione, la posizione di Dole nei confronti dell’approvvigionamento diretto è che si tratti di una terminologia - e una pratica - confusa e mal definita, che non porterà nulla di nuovo: le funzioni resteranno le stesse di sempre, come anche il rischio sarà uguale. Secondo Dole, l’unica risposta possibile è data dalla partnership, cioè dalla collaborazione tra più competenze.

Anche Philip Smit dell'olandese The Greeenery si è chiesto durante il suo intervento cosa sia veramente l’approvvigionamento diretto e come si sia sviluppato. Cinque i punti individuati: un’offerta coordinata alla domanda; la necessità di accorciare la catena di fornitura alimentare per una maggiore qualità e freschezza; aumentare l'efficienza e abbassare i costi; proteggere le fonti alimentari strategiche; adattarsi alle preferenze mutevoli dei consumatori.

E' possibile che le organizzazioni di produttori abbiano sottovalutato la questione?
Per coordinare l’offerta alla domanda, ha detto Smits, occorre il volume giusto, con la qualità giusta, al momento giusto e nel luogo giusto. Bisogna saper gestire la volatilità di una produzione che comprende 90.000 articoli e le ampie oscillazioni di produzione dovute a cause naturali, parassiti e malattie, problemi di sicurezza alimentare, ma anche alle fluttuazioni della domanda di mercato, ai rischi finanziari e alle promozioni (che incidono sui volumi).

Ma servono modelli previsionali accurati, investimenti nella ricerca e l’impegno da parte dei coltivatori, in termini di tempo e di denaro. Solo così i prezzi ottenuti potranno rispettare l'accuratezza delle previsioni. Fondamentale è perseguire l’innovazione: non solo nella meccanizzazione e automazione dei processi colturali, ma per l’imballaggio (materiali, design e confezionamento) e lo sviluppo del prodotto (gusto, alimenti funzionali, ecc.).

Per quel che riguarda la filiera corta, Smits auspica l’ottimizzazione della continuità logistica tramite: gestione e innovazione delle flotte, centri di coltivazione, consegne "just in time", ecc. La gestione della filiera deve prevedere uno scambio di informazioni completo, dalla gestione del magazzino, ai servizi, alla distribuzione in negozio, garantendo la qualità e la sicurezza degli alimenti lungo tutta la catena..

Per garantire maggiore efficienza e costi minori, l'eccellenza operativa è vista come pilastro strategico. Quindi ok ad automazione di imballaggio e stoccaggio e ai programmi per la rigorosa riduzione dei costi e delle superfici di stoccaggio, nonché contenimento dei costi energetici grazie alle tecnologie sostenibili (es. energia solare e geotermica).

Come assicurare risorse alimentari strategiche? Le rese delle produzioni di base quali grano, mais, cereali sono sotto pressione, ma allo stesso tempo vi è un aumento della domanda dei paesi in via di sviluppo. Occorre spostare l’esportazione dall’UE verso l'Asia e gli USA. Tuttavia, l’offerta di prodotti freschi supera la domanda e, nel complesso, il consumo di frutta e verdura in Europa è stabile così come è limitata possibilità di fornire altri continenti con frutta fresca, verdure e funghi.

Per adattarsi alle preferenze mutevoli dei consumatori, infine, The Greenery è a favore di una maggiore trasparenza, sull’origine del prodotto e, in generale, per la sicurezza alimentare. Fondamentale anche continuare a realizzare studi e ricerche sul consumatore al fine di sviluppare nuovi concetti e marche: ad esempio, snack, marketing rivolto ai bambini, trasformati, prodotti pronti da mangiare, ecc. La trasparenza e lo scambio di informazioni, comprende anche la conoscenza del profilo del produttore grazie alle nuove tecnologie: QR-code (codice a barre bidimensionale Quick Response), Facebook, Twitter.



Da tutto ciò sorgono alcune domande fondamentali. Se alle organizzazioni di produttori vengono richieste tutte queste funzioni - la gestione e il bilanciamento della domanda e dell'offerta; di accorciare la catena alimentare; l’aumento continuo dell'efficienza e l’abbassamento dei costi; l'approvvigionamento futuro e adattare i prodotti e i servizi in funzione dei cambiamenti delle preferenze dei consumatori - quali possono essere considerati i giusti margini per i produttori? Come definire il prezzo equo, basandolo sui costi o sul mercato? E quale il potere contrattuale dei produttori?

Infine, se è così, chi copre i rischi di produzione, o quelli finanziari? Chi investe nel marketing e guida l’innovazione? Chi si impegna in rapporti contrattuali a lungo termine e difende gli interessi del produttore?