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Il giallo delle lauree, tremano i vertici del Ministero delle politiche agricole

Il 3 marzo scorso, La Stampa ha dato notizia dell'accusa di abuso d'ufficio e concussione riguardante un concorso per sei posti di dirigente presso il Ministero delle Politiche Agricole. Secondo un'inchiesta della Procura di Roma, la moglie del capo di gabinetto Giuseppe Ambrosio, la sua segretaria e altri a lui vicini avrebbero vinto concorsi da dirigenti pur non essendo in possesso dei titoli richiesti: laurea e curriculum professionale di livello adeguato.

Il titolo di studio della moglie di Ambrosio, è risultato conseguito presso la Link Campus University of Malta, ma non riconosciuto in Italia. Lo stesso per la sua segretaria, che per accedere al concorso autocertifica una laurea conseguita presso l’ateneo di Malta.

Per la Procura di Roma, quindi, il concorso era irregolare e perciò si contesta il reato di falso in atto pubblico (per l’autocertificazione della laurea fasulla) alle due vincitrici, e l’abuso d’ufficio a Francesco Abate e Giuseppe Cacopardi, due alti dirigenti del ministero responsabili del concorso, che avrebbero "adottato intenzionalmente atti in violazione" delle leggi "arrecando un ingiusto vantaggio patrimoniale" alle due donne.

Ma il concorso del 2005 è però solo il punto di partenza dell’inchiesta. Il processo per falso e abuso d’ufficio, nonché per concussione ai danni di due sindacalisti che avevano cercato di fare luce sulla vicenda, viene chiesto anche per altri alti dirigenti del Ministero.

Secco il commento di Giuseppe Ambrosio che, su Il Velino ha dichiarato: "Si tratta di fatti risalenti a ben quattro anni fa e che non riguardano ipotesi di reato "infamanti". Non mi viene contestato nessun fatto corruttivo. Sono questioni che, confido, saranno al più presto chiarite innanzi all’autorità giudiziaria competente, nella quale ho piena fiducia, convinto come sono dell’assoluto rispetto della legge e della profonda aderenza alle norme nella mia azione amministrativa”.