Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Scheda tecnica: l'innesto

L’innesto è una pratica agronomica per la moltiplicazione agamica delle piante realizzata con la fusione anatomo-fisiologica di due individui differenti (bionti), detti rispettivamente portinnesto o soggetto (vedi scheda) e nesto od oggetto, di cui il primo costituisce la parte basale della pianta e il secondo la parte aerea. Talvolta, l’innesto si realizza con tre individui, interponendo fra il portinnesto e il nesto un terzo bionte, detto intermediario.

L’innesto consiste nel saldare, sul portinnesto, una parte di pianta del nesto, detta marza, rappresentata da una porzione di ramo o da una gemma, in quest’ultimo caso detta occhio o scudetto.


Alcuni tipi di innesto praticati in agricoltura

Si ottiene in questo modo un’unica pianta formata da due porzioni diverse. La fusione istologica avviene grazie al callo che si forma fra le due superfici tagliate, precisamente dove combaciano i meristemi cambiali.

In floricoltura, nel giardinaggio e nella frutticoltura l’innesto viene diffusamente adottato per la moltiplicazione di piante legnose, raramente per quelle erbacee.
La buona riuscita dell’innesto dipende, oltre che da una tecnica perfetta che consiste nel creare tagli dell’innesto e del portainnesto il più possibile uguali o talvolta perfettamente coincidenti (come nel caso dell’innesto a doppio spacco inglese), nel giusto periodo, ovvero in primavera o alla fine dell’estate.

Funzioni dell’innesto
Le funzioni dell’innesto sono molteplici. Oltre ad essere un sistema di propagazione agamica di largo impiego, all’innesto si ricorre, soprattutto in frutticoltura, per diversi motivi: anzitutto per reinnestare un arboreto in modo da sostituire una cultivar superata o per introdurne una, vecchia o nuova, preferibile a quella presente. In questo caso l’innesto si propone come alternativa all’espianto e reimpianto dell’arboreto; poi, per regolare lo sviluppo, la longevità, la precocità: il portainnesto è in grado di trasmettere al nesto caratteri fisiologici e fenologici specifici.

La scelta del portinnesto influisce sulla vigoria limitando lo sviluppo della parte aerea (portainnesti nanizzanti) o rafforzandola, per aumentare la longevità della cultivar e, infine, per la precocità della produzione, anticipando o ritardando l’epoca della fioritura. L’innesto serve, inoltre, per adattare una cultivar a particolari condizioni pedologiche e climatiche: le specie e le varietà vegetali hanno differenti sensibilità a determinate proprietà fisiche e chimiche del terreno (tessitura, contenuto in calcare, siccità, ecc.); l’innesto di una cultivar sensibile su una specie o su una varietà meno sensibile permette di adattarla a specifiche condizioni.

Analoghe considerazioni possono essere fatte per l’adattamento al clima; per la resistenza a parassiti, malattie e fitofagi: il ricorso a portinnesti resistenti a particolari avversità permette di evitare attacchi agli apparati radicali o a contenerne gli effetti. L’esempio più eclatante è la lotta alla fillossera della vite tramite l’innesto dei vitigni europei su portinnesti americani più resistenti al fitofago.

Influenza tra i bionti e condizioni di attecchimento
Il portinnesto e la marza si influenzano reciprocamente nei caratteri funzionali, per quanto l’influenza della marza sul portinnesto sia meno evidente in quanto ha effetto sull’apparato radicale.

L’attecchimento dell’innesto varia in funzione di molteplici fattori: polarità, condizioni ambientali, manualità e scelta del materiale idoneo, affinità tra le piante che si innestano.

Tipi d’innesto
Innesti per approssimazione
Gli innesti per approssimazione sono poco usati, anche se favoriscono l’attecchimento di alcune cultivar, difficili da innestare. Oggi si usa nei frutteti per "legare" le piante tra loro e dar loro maggiore stabilità.

Innesti a gemma
Gli innesti a gemma sono molto praticati in frutticoltura perché hanno un’alta probabilità di attecchimento. Il nesto è costituito da una gemma con della corteccia e uno scudetto di legno retrostante.

Gli innesti a gemma (nella foto a destra) possono essere: occhio o scudetto. E’ molto praticato in vivaio. Il nesto è costituito da una gemma prelevata da rami vigorosi e ben lignificati. Il portainnesto, soprattutto se costituito da piante da talea o da seme, deve avere un diametro minimo. La corteccia viene incisa con due tagli, uno verticale, uno orizzontale per formare una T. Si sollevano i due lembi formati e si inserisce lo scudetto, infine si lega con rafia o altro e si copre con mastice.

Gli innesti a doppio scudo come la precedente, solo che si interpone tra il nesto e il portainnesto, un terzo bionte a forma di scudetto.

Questo innesto è fondamentale in frutticoltura, infatti serve per eliminare i problemi di disaffinità tra i due bionti principali inserendo questo scudetto affine ad entrambi costituendo così un "ponte" tra il nesto e il porta innesto.

Innesti a marza
Sono innesti comuni in frutticoltura. Sono caratterizzati dall’impiego di una o più marze costituite da porzioni di rami di un anno portanti 2-3 gemme.

Nella foto sotto: particolare di innesto a due marze