Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Scheda prodotto: la Noce di Sorrento

La più pregiata e diffusa varietà campana è la Sorrento, originaria della penisola sorrentina, che con il tempo ha dato luogo a un’ampia gamma di biotipi, tutti commercialmente noti come Noce di Sorrento.

I due ecotipi più diffusi sono: uno allungato, regolare, leggermente appuntito all’apice e smussato alla base, l’altro rotondeggiante, più piccolo. Le valve, in entrambi i casi, sono lisce, di ridotto spessore, il frutto è costituito dal gheriglio di sapore gradevolissimo, poco oleoso di colore bianco crema.

Una delle principali caratteristiche è che, a differenza delle altre cultivar, il gheriglio può facilmente essere estratto integro, cosa che la rende particolarmente apprezzato dall’industria dolciaria e dai consumatori. La raccolta si concentra nei mesi di settembre e ottobre con una resa estremamente variabile, anche in considerazione delle condizioni nelle quali si trova la coltura.

Cenni storici
Come spesso accade per altre produzioni, anche al noce sono legati significati propiziatori o, comunque, legati all’occulto. Secondo la tradizione, infatti, ai novelli sposi venivano lanciate delle noci in segno beneaugurante, perché considerate simbolo di fecondità. Nella mitologia romana, invece, questo frutto era considerato simbolo degli inferi.

L’antica presenza del noce in Campania, comunque, è testimoniata dal ritrovamento negli scavi di Pompei di alberi carbonizzati molto simili agli attuali.

L’ambiente pedoclimatico campano, particolarmente favorevole a tale coltura, ha consentito una sua larga diffusione nella maggior parte degli areali di pianura e di collina.

Area di produzione
La produzione più pregiata è quella della costiera Sorrentina, ma la coltivazione è presente in particolare nell’agro acerrano-nolano, nell’area flegrea, nei comuni vesuviani, nel Vallo di Lauro e Baianese, nell’area del Taburno e della Valle Caudina, nella Piana Casertana e nell’area dei Monti Picentini Valle dell’Irno.