Torna dal Sudafrica la delegazione di frutticoltori piemontesi
La delegazione di imprenditori ed operatori frutticoli ha fatto visita a frutteti di kiwi, ciliegie, pesche, mele e pere, queste ultime due in fase di raccolta, ma anche di banane. È stato ospite del Centro Sperimentale dell’Università di Stellenbosch, dove vengono selezionate nuove varietà di pesche e ciliegie, di grandi magazzini come Broomars Farm e New Kiwi Plant, di centri di sperimentazione e ricerca, e di magazzini di lavorazione, trasformazione e packaging, oltre ad un’interessante parentesi puramente turistica, con un fotosafari al Parco Kruger, ai confini con Zimbabwe e Mozambico.
Dal punto di vista frutticolo, il Sudafrica coltiva circa 74.000 ettari di terreno: di questi, la maggior parte sono vigneti (23.000 ha), ma rilevanti sono anche i frutteti di mele (20.500 ettari) e pere (11.000), con dati significativi anche per pesche, susine ed albicocche. Poco rilevante la produzione di kiwi, coltivati su 189 ha, di cui 59 concentrati in una sola azienda, la "kiwi farm", visitata dai cuneesi.
Una delle particolarità delle aziende è proprio la grande dimensione: "Le aziende coltivano mediamente 65 ettari di frutteto – sostiene Gianpiero Sabena – ed il 69% delle aziende possiede più di 40 ettari di terreno". Un dato che lascia immaginare una notevole divisione della classe sociale, rispetto ai circa 100.000 braccianti agricoli, cui vanno aggiunti 400.000 stagionali, impiegati con una paga giornaliera di 5/7 euro.
Ciò che ha colpito maggiormente la delegazione è l’evoluzione che non ti aspetti in un paese africano, pur non dimenticando che qui è stato effettuato il primo trapianto di cuore della storia. Ricerca, promozione, marketing e pratiche agronomiche sono all’avanguardia. "Abbiamo visitato la sede della DFPT, l’associazione che raggruppa il 97% dei produttori frutticoli – commenta Gianpiero Sabena – si occupano di promozione, ma anche di sostenere economicamente la ricerca e l’università". "Hanno tutte le certificazioni di qualità richieste dai mercati europei – aggiunge Alberto Invernizzi – esportano 58 milioni di tonnellate di frutta l’anno, avvantaggiati dal fatto di arrivare in Europa logisticamente prima rispetto ai concorrenti del loro emisfero".
Non solo gli invasi, che da noi sono sulla carta da decenni, ma un settore frutticolo che in Sudafrica appare quindi decisamente all’avanguardia: "Una realtà che difficilmente ci immaginavamo di trovare – dice il presidente di Asprofrut, Domenico Sacchetto, tra i partecipanti al viaggio in veste privata – hanno un ambiente ideale, costi di produzione decisamente inferiori ed una mentalità aperta al mercato globale. Ci consola il fatto di non essere in diretta concorrenza, essendo il Sudafrica nell’altro emisfero rispetto al nostro".