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La Polonia ha impiegato 8 mesi per vendere le mele in Cina, l'Italia e' ferma da 4 anni

Macfrut: azioni concrete per sbloccare i dossier fitosanitari in Cina

Una delegazione di Macfrut, guidata dal presidente Renzo Piraccini si trova a Pechino, in Cina per presentare l'edizione 2017 della fiera (10-12 maggio). Oggi, venerdì 13 gennaio alle 10,30 ora locale (le 3,30 di notte in Italia), si è svolta la conferenza stampa alla presenza dei giornalisti specializzati e degli operatori.


Da sinistra Mario Boccaccini ed Ernesto De Martinis (Coface), Renzo Piraccini (Macfrut), Paolo Lucchi (sindaco di Cesena), Luca Braia (assessore Basilicata)

In anteprima, ieri sera Piraccini ha lanciato una proposta alla luce delle grandi potenzialità di mercato che la Cina può offrire. "Mele, kiwi e uva da tavola - ha detto Piraccini - sono solo tre degli articoli ortofrutticoli italiani che in troppe nazioni incontrano dei veti e che aspettano di essere sbloccati sul fronte dei dossier fitosanitari".

"Nel nostro Paese siamo troppo macchinosi. Ad esempio, la Polonia ha completato il suo dossier mele in Cina in 8 mesi. Noi siamo fermi da 4 anni e mezzo e non è ancora finita. Dobbiamo diventare più operativi e, come Macfrut, proponiamo un gruppo di lavoro che dica cosa fare, nel concreto. Ma non generalizzando, come accaduto talvolta in passato: dobbiamo pensare a ogni singola referenza e lavorare per singolo paese/area geografica".



"Questo strumento, che dovrebbe permettere una rapida risoluzione di molte controversie sul fronte dei dossier fitosanitari, dovrà essere accompagnato da servizi comuni per gli esportatori. Il prodotto italiano è molto apprezzato, specie in Cina, e occorre mettere gli esportatori nelle condizioni di poter spedire anche per via aerea quando le condizioni economiche lo permettono. Dobbiamo fare pressioni su pochi paesi, ma dalle grandi potenzialità, e concentrarci su pochi prodotti".

Piraccini ha portato anche degli esempi: mele, kiwi e uva da tavola sono articoli internazionali, ma a anche altra frutta vi rientra. Fra le nazioni interessanti per l'export, oltre alla già citata Cina vanno menzionati Giappone, Brasile, Colombia, Messico.



Ma chi coinvolgere per superare certi colli di bottiglia? Di certo il Ministero per le Politiche agricole e quello per lo Sviluppo economico, più altri enti come le Regioni, oltre naturalmente al Cso Italy, agli esportatori e a Macfrut.

"Non possiamo perdere certe occasioni - ha affermato Luca Braia, assessore all'Agricoltura della Regione Basilicata - anche se alcuni treni li abbiamo già persi. Ad esempio, il porto del Pireo è stato acquisito dai cinesi e il rischio è che creino un monopolio. Dobbiamo essere bravi a inserirci in modo che le nostre produzioni di qualità possano essere smistate in tutto l'Oriente".

Ma per esportare serve anche una certa sicurezza economica, cercando di evitare un salto nel buio. "Abbiamo un'ampia conoscenza nel settore - ha detto Ernesto De Martinis, Ceo di Coface - sul fronte delle assicurazioni del credito. Se l'imprenditore, Coface e un soggetto terzo collaborano, si possono ottenere assicurazioni tramite un sistema associativo sostenibile".