Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
L'analisi di Pino Calcagni

L'Italia potrebbe incrementare la produzione di frutta a guscio del 25%

Dopo aver accumulato oltre 50 anni di esperienza nel settore della frutta a guscio e della frutta secca, Pino Calcagni si trova nella posizione di porsi qualche domanda, meravigliandosi del fatto che l'Italia stia vivendo una flessione come produttore di frutta a guscio mentre molti altri Paesi, in Europa e nel mondo, sono in crescita.

Durante il forum "Building Sustainable Futures", svoltosi recentemente a Singapore, la Global Agri-Business Alliance-GAA è stata inaugurata da 300 imprenditori provenienti da tutto il mondo, con l'ambizione di costruire un futuro più sostenibile riunendo operatori agricoli, organizzazioni non governative, cooperative industriali e altri gruppi interessati a discutere e affrontare la sfida di una sostenibilità globale basata sulla responsabilità condivisa.



Dalla sua esperienza e dall'ispirazione ricevuta dal GAA, come capo del "Global Cashew Council" (organizzazione fondata ad hoc per 'difendere' gli anacardi e diffonderne la produzione, che è al momento concentrata in Africa benché siano trattati anche in India, Vietnam e Brasile), Pino Calcagni afferma che attraverso una collaborazione diretta tra l'agricoltura e l'industria alimentare e l'applicazione di buone pratiche nell'agricoltura, l'Italia potrebbe incrementare la propria produzione di circa il 25%.


Nocciole
L'Italia è di supporto per lo sviluppo di nuove varietà (che sono quasi tutte di origine italiana), soprattutto al fine di incrementare la resa delle nocciole, altamente richiesta dall'industria della pasticceria e degli snack. La Ferrero, l'azienda che fa il maggiore uso di nocciole al mondo, ha confermato questo tipo di iniziative attraverso la fondazione di una nuova filiera per le nocciole e di una azienda specialistica, la Hazelnut Company (H.Co).

Inoltre i noccioli, biologici e non, ben irrigati e fertilizzati, anche in presenza di un suolo relativamente povero, garantiscono un rendimento di 2.500-4.000 Kg/Ha di prodotto secco. Il ritorno economico, detratti tutti i costi di coltivazione, trattamenti fitosanitari, potatura e irrigazione (quando necessaria) e delle attività degli esperti agronomi, può raggiungere i 2.000-3.000 euro annui. Possono altre produzioni agricole raggiungere questi valori?

Noci
Nel passato, l'Italia ha prodotto le noci di Sorrento, l'ecotipo Malizia, le noci Feltrina e quelle di Saluzzo: ma oggi il Paese non produce più di 12.000 tonnellate di noci. Molti impianti sono scarsamente curati e diventano selvatici. E' quasi incomprensibile come, nel frattempo, i vivai italiani abbiano raggiunto un tale livello di eccellenza nella micropropagazione del noce, da costituire motivo d'invidia per esperti di piantagioni francesi, cinesi e nordamericani.



Mandorle e pistacchi
Giusto fare anche una breve riflessione su mandorle e pistacchi. Calcagni afferma: "Credo fermamente che l'Italia debba potenziare la coltura delle mandorle mediterranee attraverso l'inserimento di varietà ancora migliori e con una maggiore resa produttiva, come quelle coltivate in Sicilia e Puglia, e di cultivar spagnole ad elevata produttività".

A che punto è l'Italia oggi
La produzione mondiale di frutta a guscio (ogni tipologia) al momento consiste in più di 7 miliardi (sic nell'originale; ma forse s'intendono milioni, NdR) di tonnellate con guscio, il che equivale a un valore totale di circa 30 miliardi di euro.

Il contributo dell'Italia, se consideriamo la produzione di nocciole, noci, mandorle e pistacchi, non supera le 200.000 tonnellate, il che significa un contributo al commercio mondiale pari al 3%. Ciò avviene a causa delle nocciole per il 70%, e significa che esistono moltissime opportunità nel consumo nazionale e nelle esportazioni.

Dall'altro lato, l'Italia è uno dei Paesi trasformatori più avanzati in tutto il mondo: soprattutto per la famosa 'Nutella', seguita da torroni, torroncini, gelato, pasticceria fine, marzapane e merendine.

"Tutto ciò ci ricorda - conclude Calcagni - che eravamo la 'culla' della frutta a guscio. I trasformatori di frutta a guscio italiani, tra i migliori in Europa, inviano i loro prodotti di alta qualità a più di 50 destinazioni nel mondo. Per questo, sebbene la nostra produzione sia ancora relativamente bassa, i nostri operatori sono considerati i maggiori esperti di frutta a guscio con il miglior know-how".

Pino Calcagni
Data di pubblicazione: