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Gli Ogm sono roba vecchia: ora ci sono tecniche 'rispettose' e all'avanguardia

Miglioramento genetico: la nuova frontiera e' la CRISPR-Cas 9

Gli Ogm? Ormai è Medioevo. La Cisgenesi? E' quasi superata. La nuova frontiera sta infatti nella tecnica CRISPR-Cas 9* (vedi definizione a pie' di questo articolo, NdR). Martedì 6 dicembre la Compagnia delle Opere (Cdo Agroalimentare) ha organizzato a Imola un convegno dal titolo "No agli Ogm, sì alla Cisgenesi? Quali opportunità per l'agroalimentare italiano?". Relatore il professor Fabio Veronesi, docente di genetica agraria e miglioramento genetico varietale all'Università di Perugia.


Fabio Veronesi e Angelo Frascarelli

"La tecnica dei 'tradizionali' Ogm, su cui si è tanto discusso – ha affermato il professore – onestamente è superata da tanti anni. Nel senso che oggi vi sono innovazioni che, secondo il mio parere, potrebbero essere tranquillamente accettate da chiunque, in quanto non vanno a incrociare geni di Regni diversi, bensì permettono di migliorare il patrimonio genetico all'interno della stessa specie".

 

Non va dimenticato che le coltivazioni Ogm, ad esempio soia e mais, hanno raggiunto nel mondo quota 180 milioni di ettari, vale a dire sei volte la superficie dell'Italia. Nel nostro paese c'è assoluto divieto di coltivare piante Ogm, ma tutti regolarmente le assumiamo nell'alimentazione. Sia onnivori, sia vegetariani. Chi mangia carne infatti si nutre di animali la cui alimentazione proteica è stata costituita da soia o mais transgenici. I vegetariani, poi, non ne parliamo: la loro soia e gli altri proteici sono certamente Ogm, di quelli di una volta, fra l'altro (tecniche di 20 anni fa), non di varianti moderne.

 

Gli organismi Cisgenici si ottengono da specie sessualmente compatibili. In pratica, si inserisce un gene così come avviene in un normale incrocio. Il vantaggio è che si tratta di una tecnica molto veloce, quindi più economica, rispetto ai normali programmi di breeding nei quali si raggiungono risultati solo dopo anni e anni di prove.



Con la tecnica CRISPR-Cas 9 in pratica si va a rompere il Dna tramite enzimi, vale a dire in modo del tutto 'naturale', se vogliamo usare questa parola. Lo scopo è quello di eliminare il gene che, ad esempio, reca la suscettibilità alla Monilia, dando luogo a una pianta resistente. E' come se si andasse a togliere un anello debole in una catena, riunendo poi gli anelli vicini in modo da conferire maggior forza al sistema. Chi può essere contrario a questa tecnica?

"Non lo so – ha detto Veronesi – di certo io sono favorevole. La politica deve muoversi, anche perché siamo di fronte a una situazione strana. Una pianta ottenuta con CRISPR-Cas 9 non è tecnicamente riconoscibile da una ottenuta attraverso un normale programma di breeding. Però la direttiva 2001/18/EC potrebbe comprendere, e quindi vietare, tale tecnica. Ma stiamo parlando di una legge di 15 anni fa, quindi preistoria nell'ambito della ricerca genetica. Negli Stati Uniti la CRISPR-Cas 9 viene già usata per ottenere i cosiddetti farmaci biologici e, ci scommetto, nell'arco di poco tempo licenzieranno anche delle piante geneticamente migliorate".

Moderato dal professor Angelo Frascarelli, l'incontro ha visto la partecipazione di una cinquantina di imprenditori da tutta Italia. Fra gli altri, è intervenuto anche il professor Daniele Bassi dell'Università di Milano.

Camillo Gardini (foto sopra), presidente della Cdo agroalimentare, ha ricordato che il prossimo appuntamento è il Forum che si svolgerà a Milano Marittima (Ravenna) il 27 e 28 gennaio 2017. Tutte le informazioni su www.cdoagroalimentare.it

*L'acronimo CRISPR-Cas 9 sta per l'enzima prodotto dal gene Cas9 e i Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats, le ripetizioni palindromiche di gruppi di Dna estraneo disposti a intervalli regolari.