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Lo rivela una pubblicazione di Confcooperative

Il consumo di frutta fresca crescera' nei prossimi anni

Il consumo pro capite di frutta fresca, dal 2010 al 2015, è cresciuto nel mondo di più di 6 chili: nel 2010 se ne mangiavano all'anno 57 kg a testa, 5 anni dopo erano 63,4. Il quadro italiano, tuttavia, fa eccezione in negativo. Lo rivela una recente pubblicazione di Confcooperative su dati Euromonitor.

Se nel mondo i consumi medi sono cresciuti, in Italia sono invece diminuiti. Nel 2010 venivano consumati più di 5,6 milioni di ton di frutta, nel 2015 5,4 milioni, in calo del -4,3%, e solo dal 2014 al 2015 si è visto un timidissimo segno positivo, ma parliamo di poche decine di migliaia di ton.


La vendita di frutta fresca in Italia dal 2010 al 2015. Dati in migliaia di ton. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Grafico elaborazione Ufficio Studi e Ricerche Fondosviluppo per Confcooperative su dati Euromonitor)

In assoluto, in Italia la frutta fresca più consumata sono, praticamente a pari merito, le mele e tutto il comparto arance/mandarini/clementine. Seguono le pesche, quindi banane e uva.


Quote di mercato della frutta fresca in Italia. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Grafico elaborazione Ufficio Studi e Ricerche Fondosviluppo per Confcooperative su dati Euromonitor)

In questo scenario, nel periodo 2010-2015, il prodotto che è cresciuto di più nei consumi delle famiglie italiane è stato il kiwi (+13,7%). Viceversa la categoria arance/mandarini/clementine ha perso un 11,4% di consumi; come questo tipo di frutti anche limoni e pere hanno registrato cali a doppia cifra.


Variazione percentuale di vendita della frutta fresca in Italia, dal 2010 al 2015. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Grafico elaborazione Ufficio Studi e Ricerche Fondosviluppo per Confcooperative su dati Euromonitor)

Il principale canale di vendita per la frutta fresca è il settore retail, che comprende supermercati, ipermercati, negozi al dettaglio e così via: su 100 kg di frutta fresca attraverso questo canale ne passano quasi 85 (84,8% per l'esattezza), mentre il resto viaggia nel canale foodservice e ho.re.ca. (14,1%), e il restante 1,1% passa per il pubblico, alias scuole, ospedali, caserme, e così via.

Infine la pubblicazione di Confcooperativa tocca altri due temi: il primo è quello del biologico, il secondo quello del confezionato vs. sfuso.

Sul bio, da un paio di anni il mercato è in frenata, dopo alcuni anni di crescita sostenuta, e nel 2015 la frutta fresca biologica rappresentava il 5% del mercato, mentre quella tradizionale copre il 94,6% (la differenza per arrivare al 100% è dovuta alla quota parte della frutta da commercio equo e solidale).

Sul confezionato, la maggior parte della frutta fresca commercializzata in Italia è sfusa (78,6%). Poco più del 21% è il confezionato.

Ma cosa ci riserva il futuro? Dalle previsioni di Confcooperative basate sui dati Euromonitor, la vendita - e quindi il consumo di frutta fresca - dovrebbero aumentare, fino a un massimo nel giro di un paio di anni (comunque non a livelli di nuovo paragonabili a quelli del 2010), per poi tornare a flettere, per quanto non ai limiti negativi del 2013/2014.


Previsioni sulle vendite di frutta fresca in Italia dal 2015 al 2020. Dati in migliaia di ton. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Grafico elaborazione Ufficio Studi e Ricerche Fondosviluppo per Confcooperative su dati Euromonitor)

Se da qui al 2020 arance/mandarini/clementine sono visti ancora in calo, un segno positivo spetta alle mele, ma soprattutto a mirtilli e kiwi, insieme al segmento della frutta esotica, ananas compresa.

Variazione percentuale stimata nella vendita della frutta fresca in Italia, dal 2015 al 2020. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Grafico elaborazione Ufficio Studi e Ricerche Fondosviluppo per Confcooperative su dati Euromonitor).