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FOCUS PESCHE PIATTE - 2

Ignasi Iglesias (IRTA - Spagna): il futuro della peschicoltura delle platicarpa sta nelle nettarine piatte (platerinas)

"Da un punto di vista dello stato della ricerca nelle pesche piatte, abbiamo in mano un'auto da Formula 1; ma da un punto di vista del risultato commerciale sul mercato interno spagnolo, stiamo perdendo il campionato". Così, con una efficace metafora, il Prof. Ignasi Iglesias Castellarnau dell'istituto di ricerca IRTA (Catalogna - Spagna), ospite d'eccezione presso il CREA-FRU, Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma, in occasione della 60ma Mostra Pomologica (23 luglio 2016 - leggi articolo correlato), ha concluso la sua ampia e dettagliata relazione sulla storia, l'evoluzione e le sfide inerenti la coltivazione di pesche e nettarine platicarpa in Spagna, ad oggi Paese leader in queste produzioni.



I vigneti rossi
Per dare un'idea del colosso che, nel volgere di due decadi, è andato formandosi sul mercato delle pesche piatte, basti pensare che la Spagna è passata da un volume di 4.500 tonnellate di drupacee platicarpa nel 2002 a oltre 270mila ton nel 2016, su una superficie di 15mila ettari (l'Italia, seconda per estensioni di pesche piatte, ne annovera solo 470).


Clicca qui per un ingrandimento del grafico.

"In 20 anni - spiega l'esperto - abbiamo raddoppiato la produzione di pesco e dimezzato quella del melo. Siamo l'unico paese in grado di fornire pesche da aprile a novembre, grazie alla diversificazione geografica degli impianti e alle favorevoli condizioni climatiche. La Spagna è, ancora oggi, l'unico Paese che cresce sensibilmente nella coltivazione del pesco in Europa; e quest'anno, per la prima volta, sopravanzerà l'Italia in termini di volumi raccolti".


Clicca qui per un ingrandimento del grafico.

"Quando due decenni fa, proprio grazie al miglioramento genetico e ai programmi di breeding sviluppati in USA e in Italia, abbiamo cominciato a investire nelle pesche piatte - prosegue Ignasi Iglesias - ci siamo assunti un grosso rischio, anche perché gli impianti di lavorazione andavano adattati a questa tipologia di frutta. Oggi, il 95% delle pesche piatte commercializzate nel mondo è di produzione spagnola".



"Li chiamano i vigneti rossi", racconta ancora Ignasi mostrando le foto delle enormi estensioni di monocoltura del pesco esistenti in Spagna. Una specializzazione che, se ha costituito fin qui l'innegabile cifra e manifestazione tangibile di un successo senza precedenti, potrebbe trasformarsi in un grave handicap nel momento in cui il vento dovesse cambiare, sul mercato. "Se collassa questo settore - avverte l'esperto - siamo perduti".



Elementi di criticità
E i segnali di una "tempesta perfetta", in cui tutto quello che di negativo poteva accadere è accaduto - quasi in forma figurata di "allineamento dei pianeti della crisi" - si sono già avuti nel 2014 e nel 2015. Ignasi Iglesias individua alcuni fattori di criticità, cui il suo istituto di ricerca - l'avanzatissimo IRTA, uno dei più moderni in Europa, con investimenti per milioni di euro - tenta di rispondere.



"I produttori spesso, per correre dietro alle innovazioni varietali, si trovano a innestare ogni anno qualcosa di diverso. Questo è antieconomico e dannoso. L'Istituto IRTA - sottolinea l'esperto - lavora proprio per sperimentare le cultivar in condizioni di campo e selezionare quelle più idonee, che presentino caratteri costanti nel tempo e che non siano controproducenti per i frutticoltori". Una delle problematiche segnalate in anni recenti sta nella precocità delle nuove selezioni, la quale però male si accorda con il crescente rischio di gelate nelle aree produttive spagnole.



L'altra criticità sta nella scarsa formazione di una manodopera prevalentemente immigrata, che va a scontrarsi con cultivar che presentano precocemente colorazione e pezzatura compatibili con uno stadio di maturazione del frutto che non si traduce in un'effettiva realtà. "Il raccoglitore - nota Ignasi - si trova di fronte a pesche piatte tutte belle, grandi e rosse. Per lui sono tutte pronte da cogliere. E invece sono ancora lontane dall'essere appetibili per il consumatore! Anche qui IRTA è al lavoro per il trasferimento tecnologico di metodi migliorativi per la selezione del giusto grado di maturazione dei frutti e per l'individuazione del momento ideale per procedere alla raccolta".

Nel frattempo, paradossalmente, alla crescita dell'innovazione varietale è andata di pari passo, in Spagna, una diminuzione dei consumi interni di pesche piatte. Posto di fronte ad alternative più gustose e proposte a un prezzo inferiore (Ignasi ha fatto l'esempio dell'anguria Fashion), il consumatore spagnolo sa bene cosa scegliere.



Il futuro sta nelle nettarine piatte
Il monito di Ignasi Iglesias Castellarnau è quello di non slegare gli avanzamenti sul fronte del breeding dalle esigenze del produttore, da un lato, e del mercato, dall'altro. Oggi la Spagna esporta il 70% delle pesche piatte che produce perché se, da un lato, è competitiva in termini di costi, dall'altro non incontra un particolare favore nei consumi interni, che sono diminuiti. Pure il ritorno al produttore di pesche piatte s'è sempre più "appiattito", rispetto a venti anni fa; un altro campanello d'allarme da non sottovalutare.

"Dobbiamo ancora migliorare e imparare tanto dagli altri - puntualizza Ignasi - Dall'Italia dobbiamo apprendere la capacità di meccanizzazione degli impianti; dalla Francia dobbiamo imparare il patriottismo alimentare che sostiene le produzioni nazionali, almeno finché sono di stagione. Siamo forti nella produzione ma assai meno su quello della promozione e comunicazione".



"Ma se dovessimo dire oggi quale sarà il futuro delle platicarpa, è ai bambini e ai giovani che dobbiamo guardare. Per loro, un frutto a ciambella, di taglia inferiore a quello che conosciamo oggi e senza peluria sulla buccia (dunque senza necessità di sbucciarlo) è l'optimum. Per questo ritengo che il futuro di questo settore sia nelle platerinas cioè nelle nettarine piatte.


L'evoluzione nel consumo di frutta. Sopra: ieri; sotto: oggi e domani.

"Qui c'è ancora molto da fare sul fronte del miglioramento varietale. Le ultime selezioni, infatti, benché inizialmente promettenti, tendono a non mantenere le promesse nel medio termine. Le nettarine piatte vanno valutate su un arco temporale di almeno 4 anni per verificare che mantengano le loro caratteristiche. Un altra specie sulla quale si sta investendo molto, in Spagna, sono le albicocche, soprattutto le nuove selezioni a buccia rossa".



In conclusione: programmazione degli impianti, innovazione non fine a se stessa bensì orientata al mercato, formati facili al consumo e "snack", meno improvvisazione, gestione dell'offerta e una riduzione del numero di cultivar sulle quali investire. Questi gli elementi per mantenere redditizia la coltura delle drupacee platicarpa.

Clicca qui per scaricare un articolo del Prog. Iglesias apparso su Rivista di Frutticoltura nel 2015 (per cortese concessione dell'Autore).