Jackfruit, solo una curiosita' o qualcosa di concreto?
Il Jackfruit pulito (fonte blog lamiacucinainindia).
Dal punto di vista botanico è della famiglia delle Moraceae, come il fico e il gelso. In effetti può essere paragonato a un gigantesco fico. Il frutto è molto grande, in taluni casi enorme, e ne sarebbero stati pesati esemplari da 30 chilogrammi l'uno. Non è di certo molto indicato per le famiglie single avvezze alle miniangurie... Chi lo ha assaggiato dice che ha un sapore ibrido, fra l'ananas e la mela. Viene utilizzato anche cotto e in questo caso il sapore vira a quello della... porchetta! Insomma, più che un frutto può essere visto come un pasto da un'unica portata.
Il frutto tagliato a metà. Si notino i bacelli (fonte blog lamiacucinainindia)
Nel blog "Lamiacucinainindia" si parla in modo meno romanzato, rispetto al Corriere della Sera, di questo frutto. "Il Jackfruit - si legge dalla pagina della blogger - è originario del sud dell'India e non solo si mangia fresco come frutta quando è maturo, ma anche acerbo cucinato come verdura, cioè tanto per cambiare ci fanno il curry. In fondo in India la stessa cosa si fa con la papaya, il mango, le banane e altra frutta acerba".
"Non lo mangio spesso - continua la blogger Chamki che vive in India - anche se mi piace molto, perché non mi va di comprarlo a pezzi come lo vendono al mercato, solo l'idea delle mani che l'hanno toccato mi fa desistere e quindi sono costretta a comprarmelo intero e intero vuol dire una quantità enorme. Ne mangio troppo, un pezzo tira l'altro con quel dolce caramelloso e un profumo inebriante di ananas e banana e qualcos'altro di esotico indescrivibile, non riesco a fermarmi. Però mica lo mangerei tutti i giorni, e decisamente non lo comprerei mai in scatola, una volta all'anno mi basta, questo per dire che pur essendo buonissimo ha un profumo/sapore caramelloso troppo particolare che alla fine diventa stucchevole".
Il Jackfruit potrebbe rappresentare una coltivazione alternativa in quelle zone dove il riscaldamento globale sta compromettendo le colture tradizionali di cereali. Da verificare come potrebbe essere accolto nei mercati europei. Al momento si direbbe poco più di una curiosità, magari apprezzato da vegani alla ricerca di vegetali ricchi in potassio, calcio, ferro e carboidrati.