
Nella valle del Copiapò, nella regione di Atacama (che insieme a quella di Maule rappresenta la più importante zona produttiva di uva da tavola del Cile), proprio dove si producono le varietà più precoci, le inondazioni registrate a marzo 2015 hanno causato la perdita di 700 ettari di vigneti, cui si aggiungono i 190 ettari persi lo scorso luglio a causa delle neve. Le piogge che si sono invece registrate a metà di questo aprile hanno influenzato le varietà tardive.
Tutto questo si è inevitabilmente ripercosso pesantemente sull'export dell'uva da tavola cilena, destinata soprattutto agli Stati Uniti. In tutta la stagione 2015/16 sono state esportate 660mila ton di uva da tavola, il che a conti fatti significa un calo del 12,5% in volume rispetto alla stagione precedente (2014/15).

I volumi (in istogramma) e il valore (le linee) delle esportazioni cilene di uva da tavola nelle stagioni 2013/14, 2014/15 e 2015/16. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Grafico USDA su fonte Servicio Nacional de Aduana e ODEPA)
Ad avere la peggio sono state le varietà precoci e quelle di media stagione, se si considera che in termini di valore le esportazioni tra ottobre 2015 e marzo 2016 hanno registrato un crollo di un terzo (-36%) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, per un calo in volume di quasi un quarto (-24%).
Se tra ottobre 2014 e marzo 2015 dal Cile erano partite quasi 441mila tonnellate di uva da tavola, per un valore di poco più di 816mila dollari, tra ottobre 2015 e marzo 2016 ne sono partite appena 522mila ton, per poco più di 335mila dollari di valore.
In Cile i vigneti per il prodotto da consumo fresco sono coltivati soprattutto a Red Globe (24,3%), Thompson senza semi (23,8%), Crimson senza semi (16,8%), Flame senza semi (15,6%) e Superior senza semi (6,4%).