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"Confagricoltura: "Eccessivo l'allarmismo creato dallo studio di IARC"

Agrofarma risponde sulla polemica glifosate

A seguito delle notizie apparse sui media relativamente al glifosate, Agrofarma – Associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica – intende ribadire e precisare quanto segue.

Regolamentazione e sicurezza degli agrofarmaci
Tutti gli agrofarmaci, inclusi i diserbanti quali il glifosate, prima di essere immessi in commercio, vengono sottoposti a studi scientifici e a rigorosi controlli basati su test ripetuti negli anni, condotti secondo i sistemi di regolamentazione più rigidi e stringenti al mondo.

Se dunque un prodotto è regolarmente in commercio nel mercato UE, significa che da tali analisi non è emerso alcun rischio concreto, e che è un prodotto sicuro per gli utilizzi, secondo le indicazioni di impiego riportate nelle etichette autorizzate.

I test e le valutazioni vengono condotti da istituzioni scientifiche deputate a questo specifico compito dalle autorità nazionali ed europee, a garanzia della salute dei cittadini e dell'ambiente, e secondo metodologie e criteri scientificamente validati e definiti per legge. Riteniamo dunque dannoso continuare a mettere in discussione decisioni prese secondo questi criteri, perché ciò finirebbe per creare un quadro di incertezza delle regole controproducente per tutti, compresa la ricerca scientifica.

L'industria degli agrofarmaci lavora a fianco delle autorità competenti per garantire che ogni singolo prodotto segua l'appropriata procedura di controllo e sia immesso sul mercato soltanto una volta comprovata la sua sicurezza.

Utilizzo del glifosate in agricoltura
Per quanto riguarda le accuse relative all'utilizzo di glifosate nella pratica agricola, le analisi dello Iarc e la classificazione che ne consegue, cui i media fanno ampio riferimento, non valutano i rischi reali ma producono liste di potenzialità cancerogene squisitamente teoriche, poiché si rifanno a valutazioni di laboratorio che non tengono conto dell'esposizione reale dell'uomo alle sostanze attive. A testimonianza di ciò, basti pensare che nel Gruppo 2B o nel Gruppo 2A dello Iarc, quelli dei possibili o probabili cancerogeni, sono classificate anche sostanze naturali cui l'essere umano si espone o ingerisce quotidianamente, senza per questo incorrere in gravi patologie.

Parallelamente l'Efsa, adottando criteri di analisi basati su parametri diversi ma rappresentanti un reale utilizzo della sostanza, ha dichiarato come improbabile che l'erbicida ponga un rischio di cancerogenicità per l'uomo. Né i dati epidemiologici (cioè sull'uomo), né le risultanze da studi su animali avrebbero infatti dimostrato nessi causali tra esposizione al glifosate e insorgenza di cancro.

Residui di glifosate o altri agrofarmaci nell'ortofrutta
Per quanto riguarda, invece, i riferimenti sulla presenza di residui di glifosate in frutta e verdura, teniamo a confermare che i relativi limiti vengono definiti per tutti gli agrofarmaci attraverso criteri tossicologici e regolarmente normati da autorità competenti riconosciute in primis dalle istituzioni, quali EFSA (a livello europeo) e Ministero della Salute (a livello nazionale).

Leggendo gli ultimi report sui residui condotti da tali autorità, sia per quanto riguarda i residui di glifosate che in generale per ogni agrofarmaco, si evincono dati che confermano secondo ogni lettura la massima sicurezza.

Ad esempio, secondo il rapporto del Ministero della Salute del 2015 sui dati relativi all'anno 2013, il numero di prodotti ortofrutticoli che presentano un residuo di agrofarmaci oltre il limite consentito è calato passando dallo 5,6% allo 0,8% nell'ultimo ventennio.

Inoltre, è opportuno sottolineare che l'eventuale presenza di residui al di sopra della soglia stabilita dalla legge non rappresenta automaticamente un fattore di rischio per il consumatore. Infatti, la soglia massima consentita di residuo eventualmente presente per ogni sostanza è fissata considerando quantità estremamente inferiori rispetto all'effettiva soglia di pericolosità per la salute dei consumatori, garantendo in tal modo un ampio margine di sicurezza.

Confagricoltura: eccessivo l'allarmismo creato dallo studio di IARC
"Non lanciamo proclami senza un'appropriata valutazione degli effettivi rischi. Prima di togliere l'autorizzazione a un erbicida come il glifosato servono certezze scientifiche, altrimenti si crea solo un danno ai produttori e all'ambiente". Questa la posizione di Confagricoltura con riferimento alla discussione in atto a Bruxelles al Comitato Permanente (Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed) che dovrà autorizzare o meno l'uso del glifosato, in relazione alla quale i ministri Martina e Lorenzin hanno già anticipato il loro parere negativo.

Confagricoltura fa presente che per l'EFSA (European Food Safety Authority – Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare con sede a Parma), espressasi su richiesta della Commissione europea, è invece improbabile che il principio attivo in questione costituisca un pericolo di cancerogenicità per l'uomo. Confagricoltura ricorda inoltre che il prodotto chimico non viene usato sulle piante, ma sul terreno, non comportando quindi tossicità del raccolto.

"Sappiamo bene di andare controcorrente ma – conclude Confagricoltura - siamo consapevoli che l'eliminazione del glifosato, non supportata da motivi fondati, comporterebbe l'utilizzo di altre molecole a volte più invasive a livello ambientale, oltre a ridurre ulteriormente la competitività dell'agricoltura italiana. Confidiamo quindi che vi siano valutazioni ulteriori, auspicando il coinvolgimento del comparto agricolo".
Data di pubblicazione: