Il Centro Agroalimentare di Roma difende la scelta degli orari diurni
Laddove si tenta di accreditare l'idea per cui solo orari notturni garantirebbero sviluppo al mercato ortofrutticolo del CAR e redditi alle imprese, statistiche aziendali e dati contabili forniscono opposti riscontri. Cioè attestati di come e di quanto avere progressivamente spostato in orari diurni le contrattazioni al Mercato ortofrutticolo sia stata la scelta qualificante e decisiva di una strategia aziendale (largamente condivisa con gli operatori economici interni e poi confermata da una consultazione formale svolta tra gli operatori stessi) che – malgrado la recessione, il crollo dei consumi, la caduta dei canoni di affitto – è valsa al CAR solidi equilibri di bilancio; un cospicuo recupero di valore agli Azionisti; fatturati in crescita ai grossisti; volumi commercializzati allineati agli andamenti economici che gli assegnano ormai da anni il primato italiano – per volumi di ortofrutta commercializzati (10 milioni di quintali) e per valore fatturato (17 milioni di euro contro i 15 di Milano, che però distribuisce anche carne e fiori) – oltre ai successi ottenuti in Italia e all'estero con gli univoci risultati positivi di un approccio gestionale noto ormai come "Modello CAR".
E' del tutto falso che gli accessi giornalieri al CAR siano scesi della metà. Nel Mercato ortofrutticolo tra il 2005 e il 2006, grazie anche agli orari diurni, il calo degli accessi è stato gestito in una fascia stretta di oscillazioni e bilanciato, poi invertito e orientato ad una ripresa graduale, ma sicura e robusta, che oggi segna 90.000 accessi l'anno: pari ad un +25% rispetto al remoto 2005 e quasi al +30% rispetto al difficile 2011.
Poiché però il CAR non è un cinema, che vive di ingressi, da un lato va ricordato che il progresso delle comunicazioni, le contrattazioni via e-mail, il rincaro dei carburanti e dei pedaggi autostradali hanno ridotto il traffico dei veicoli a prescindere dagli orari dei mercati.
Dall'altro, che il volume di scambi effettuati nel CAR non è affatto sceso, come spiegano gli accessi dei fornitori in aumento, lo sviluppo delle consegne (20% degli scambi), i brillanti fatturati dei grossisti cresciuti del 34% dal 2004. In ultimo e non per ultimo, tutti e 120 i box del Mercato ortofrutticolo affittati da anni al 100% (unico mercato italiano a garantire questa performance).
Già la nitida e univoca consistenza economica e commerciale di questi dati dimostra che non si possa parlare onestamente di "crisi", quanto e piuttosto – a riprova della potenza commerciale e distributiva del Centro Agroalimentare Roma – di tendenze alla crescita ed allo sviluppo favorite dai cospicui vantaggi competitivi che negli anni l'Agromercato romano ha ottenuto sulle altre strutture anche grazie agli orari diurni.
E a riguardo – per una valutazione ancora più oggettiva e precisa di questi riscontri – bisogna considerare in debito conto che i consumi alimentari e in particolare quelli ortofrutticoli attraversano da decenni situazioni di difficoltà e continue riduzioni che hanno comportato – ad esempio – rilevanti flessioni nei consumi procapite, scesi in dieci anni da kg 153 (2004) a kg. 130 (2014). Non meno drasticamente, sono cambiate l'articolazione della filiera e le modalità di consumo.
Nel 2004, il 60% dell'ortofrutta si vendeva nei mercati rionali, mentre oggi appena il 30%. Di converso, il segmento Horeca copre ormai almeno il 25%, la GDO oltre il 40%. Davanti a tali sommovimenti, poteva il CAR restar uguale a se stesso e indifferente? L'adeguamento degli orari per certi versi è stato una salvezza anche se ha comportato alcuni disagi agli agricoltori più piccoli e ai dettaglianti attivi in mercati in sede impropria senza i mezzi adeguati.
Malgrado i contesti internazionali negativi (con il blocco delle importazioni russe, le instabilità mediterranee, gli squilibri dovuti alla concorrenza dei partner europei), la competizione con i troppi altri agromercati e ortomercati italiani, si è ormai chiarito che la capacità commerciale e distributiva del CAR non viene di certo minorata dagli orari diurni, quanto e invece sostanziata e aumentata dagli scambi alla luce del sole.