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Arancia Rosaria ha celebrato i suoi primi dieci anni con un evento a Milano



Investire in marketing e comunicazione funziona, anche in ortofrutta. Dare identità a un prodotto ortofrutticolo, creare un brand e spingere sulle politiche di marchio è la strada da percorrere se si vuole crescere e creare reddito. A testimoniarlo è Rosaria, l'arancia rossa dell'Etna, che ieri 26 gennaio 2016 a Milano - dove nel 2005 aveva debuttato con la prima iniziativa promozionale alla City Marathon - ha festeggiato i suoi primi dieci anni.


Non solo analisi, ma anche show cooking nella giornata di ieri.

Un traguardo tagliato con il sorriso sulle labbra dall'omonima OP fondata dalla famiglia Pannitteri, perché dopo tanto lavoro e importanti investimenti, i consumatori italiani hanno fiducia nell'agrume siciliano, ne conoscono caratteristiche e peculiarità, danno valore al tarocco rosso che cresce alle pendici dell'Etna. E così il brand Rosaria è tra i sei più noti marchi in campo ortofrutticolo, un motivo di ulteriore orgoglio per i fratelli Aurelio e Salvatore Pannitteri, che guardano ai prossimi dieci anni con un occhio proiettato verso l'estero.



I creatori del brand
La qualità va ricercata e difesa. Creato il brand, la specializzazione per i produttori di Rosaria è diventata fondamentale. "Non tutte le varietà di Tarocco sono di alta qualità, noi ne abbiamo selezionate quattro e con quelle lavoriamo", racconta Aurelio Pannitteri. "Di produttori ne abbiamo pochi ma buoni: ad oggi arriviamo a 900 ettari di agrumeti".

Archiviati i primi dieci anni, il brand siciliano guarda al futuro pensando all'export. "Il nostro è un prodotto di alta gamma, su questo puntiamo anche per aprirci nuove quote all'estero – spiega il presidente dell'OP Rosaria – vogliamo penetrare in nicchie di mercato, come abbiamo fatto nei Paesi scandinavi".


Aurelio Pannitteri con Katia Greco, la testimonial degli spot Rosaria. (Foto di: Maicol Mercuriali)

Rosaria aveva provato ad affacciarsi al mercato russo, ma l'embargo disposto da Vladimir Putin ha bloccato tutto. "A mio avviso poteva essere un mercato interessante; io ne ero convinto, anche se in generale i Paesi dell'est guardano prima di tutto al prezzo – ammette Panitteri – ma non avevamo ancora raccolto dati sufficienti per provarlo, che è arrivato lo stop alle importazioni".

Il papà del brand Rosaria è Armando Roncaglia, che ieri ha ripercorso le tappe che hanno portato al marchio ricordando che "quando andammo a parlare con una serie di imprenditori locali proponendogli il brand, all'inizio non ci ascoltò quasi nessuno. Poi incontrammo la famiglia Pannitteri, che ha avuto il coraggio di scegliere questa strada. Abbiamo avuto anche un po' di fortuna, con Fiorello che ci aiutò a lanciare il prodotto.


Armando Roncaglia, l'inventore del marchio Rosaria.

Sono stati dieci anni importanti – rimarca il noto pubblicitario - Rosaria non è più solo un marchio, ma un prodotto che si differenzia dagli altri, alle cui spalle c'è un processo di qualità rigoroso: non tutte le arance, anche dell'azienda Pannitteri, possono chiamarsi Rosaria. E il patto con i consumatori è proprio basato sulla qualità: questo fa la differenza e questo è il motivo per cui il consumatore è disposto a pagare un differenziale tra il prezzo di Rosaria e quello di un'altra arancia".

Uno sguardo dall'Europa
Con una Skype-call da Bruxelles, Paolo De Castro (coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo) si è collegato con Milano per parlare delle potenzialità dell'arancia rossa. "Potenzialità straordinarie e lo vediamo nella capacità dei nostri colleghi spagnoli che intorno all'agrumicoltura hanno creato una corrente di esportazione fortissima. Il mercato internazionale ci dà delle opportunità da cogliere, ma accanto all'elemento qualitativo, se come italiani vogliamo essere competitivi, dobbiamo dotarci di una capacità organizzativa, commerciale e logistica perché le nostre imprese trasformino la qualità in reddito per gli agricoltori".


De Castro in collegamento via Skype; di spalle ci sono Pannitteri e La Via.

Giovanni La Via, presidente della Commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento Europeo (e anche socio della OP Rosaria), è intervenuto offrendo una panoramica sul settore agrumicolo nazionale, con le superfici coltivate in leggera diminuzione e consumi sul fresco in contrazione.

"L'arancia viene sempre più spesso consumata in forma trasformata", sostiene il professore. "Per gli agrumi aumenta la standardizzazione dei consumi durante tutto l'anno, con frutti che vengono dall'altro emisfero. C'è una leggera riduzione delle esportazioni e un aumento delle importazioni che arrivano soprattutto dalla Spagna e, fuori stagione, da Sudafrica e Sud America".

"Quest'anno il clima non ha aiutato e le arance non sono rossissime: le temperature alte di giorno non sono state accompagnate da temperature basse di notte, dove non si scendeva sotto i 10-12°. Il clima cambia e dovremo adeguarci: ci sono nuove varietà, grazie al miglioramento genetico, che renderanno possibile la formazione degli antociani anche in presenza di una minore escursione termica".


Giovanni La Via.

Il parlamentare europeo si sofferma poi su Rosaria. "I fratelli Pannitteri hanno fatto una scommessa eccezionale: hanno avuto il merito di far apparire, in un mercato omogeneo, un prodotto differenziato. E l'elemento di differenziazione è diventato il brand, un prodotto di qualità superiore, garantito, il top di gamma in grado di soddisfare anche il consumatore più esigente".

La ricerca
A proposito di consumatori, per monitorare la loro percezione nei confronti delle arance, di quelle rosse e di Rosaria in particolare, è stata commissionata una ricerca a Management Solutions. Il Prof. Fabio Ancarani, direttore Executive master in Sales e Marketing della Bologna Business School, ha presentato i risultati dello studio che, per prima cosa, ha voluto tastare il polso sui marchi dell'ortofrutta.


Il Prof. Ancarani.

E Rosaria si è piazzata al sesto posto assoluto tra le marche di frutta citate dai consumatori. "Chi investe in marketing e comunicazione più degli altri, e parallelamente lavora sulla differenziazione del prodotto, viene premiato", riassume il docente. Ma perché si preferisce la frutta griffata? Il 65,2% dei consumatori coinvolti nel sondaggio lo fa perché riconosce nella marca una maggiore affidabilità nei controlli di qualità. E il 56% del campione è disposto a pagare un prezzo leggermente superiore per un prodotto frutticolo di marca.

L'arancia rossa è associata a un prodotto salutare, al concetto di benessere e gusto, al territorio e a stati d'animo positivi. L'arancia rossa è siciliana per il 97,2% dei consumatori. "Dieci anni fa – rileva il prof Ancarani – non c'era una consapevolezza del genere. Il consumo di arance rosse è prettamente stagionale, quindi c'è spazio per destagionalizzare l'offerta. Le si consuma tendenzialmente una volta al giorno; in altri settori alimentari si è lavorato sull'incremento dei consumi giornalieri".


Clicca qui per un ingrandimento della slide.

Per quanto riguarda il luogo di acquisto, le arance rosse sono acquistate prevalentemente al super o all'iper mercato (57%), dal fruttivendolo (50,4%) e al mercato (28,9%). I consumatori scelgono l'arancia rossa per il suo contenuto di vitamina C, per il gusto, la stagionalità e il territorio. Chi non la consuma, invece, riferisce che l'assortimento del punto vendita che frequenta è ridotto e non trova un conveniente rapporto qualità prezzo".

"Rosaria si è ben caratterizzata come prodotto Made in Italy, di alta qualità, con il valore della territorialità e ha quindi delle opportunità da spendere sui mercati internazionali, che costituiscono la sfida del prossimo decennio", evidenzia l'autore del volume Marketing per manager. "Negli ultimi anni ho visto tante aziende che sono riuscite ad avere risultati importanti sui mercati internazionali e tutte avevano comuni denominatori: un grande prodotto, una grande attenzione al cliente e una grande capacità innovativa, con la capacità di puntare su piccole nicchie di mercato. Rosaria non è da meno".



La nutrizionista
Le proprietà nutrizionali di Rosaria sono state celebrate da Samantha Biale, nutrizionista e diet coach. Ha ricordato che le arance rosse hanno il 40% in più di vitamina C rispetto al valore medio delle arance, e i flavonoidi proteggono e aumentano le funzioni della stessa vitamina. Le fibre dell'albedo sono un utile alleato per chi è a dieta e poi contengono tantissimo calcio.

"Un bicchiere di spremuta ha tanto calcio quanto un bicchiere di latte", ricorda Biale, aggiungendo che l'aroma delle arance ha la proprietà di attivare la produzione naturale di endorfine, portando così a un effetto tonificante ed euforizzante. La nutrizionista ripercorre anche gli studi scientifici degli ultimi anni che hanno evidenziato le proprietà antinfiammatorie e antitumorali delle arance rosse, ma anche aiutano anche a diminuire i trigliceridi e il colesterolo, oltre a contenere il diabete.


La nutrizionista e diet coach Samantha Biale insieme ad Aurelio Pannitteri.

Lo chef
Filippo La Mantia, una vera food star anche se lui preferisce essere chiamato semplicemente cuoco per passione, si è messo ai fornelli per l'amico Aurelio Pannitteri, utilizzando l'arancia rossa e altri prodotti siciliani per alcuni piatti sani, leggeri ed estremamente gustosi.


Sopra: lo chef Filippo La Mantia, intervistato da Samantha Biale. Sotto: lo chef prepara una delle sue rielaborazioni gastronomiche utilizzando succo d'arancia. (Foto di: Maicol Mercuriali)



"Pannitteri ha fatto di un frutto un progetto straordinario per la nostra terra", commenta lo chef. "L'arancia rossa è un prodotto invernale che fa pensare all'estate, io la utilizzo in una serie di pesti a crudo".

Autore testo e foto: Maicol Mercuriali per FreshPlaza
Data di pubblicazione: