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"Claudio Mazzini: "Filiera corta, volumi e qualita' la ricetta di Coop Italia per l'ortofrutta"

A poco più di sei mesi dalla nomina a nuovo referente nazionale Ortofrutta di Coop Italia, Claudio Mazzini (in foto) fa per FreshPlaza un primo bilancio delle iniziative dell'insegna a favore del reparto. Che mostra segnali di crescita grazie ad azioni fondate su tre pilastri fondamentali.

Primo: accorciare la filiera
"Innanzitutto - dice Mazzini - siamo intervenuti per accorciare la filiera di alcune referenze frutticole. Lo abbiamo fatto con nettarine, mele, pere; lo faremo con le clementine. Un progetto nato dall'esigenza, per noi prioritaria, di ridurre i costi di processo, eliminare le intermediazioni non necessarie e garantire un giusto reddito al produttore e un acquisto più conveniente al consumatore. Ovviamente si tratta di un'iniziativa non standardizzabile, perché decisa in base all'andamento stagionale e alla produzione, valorizzando al meglio quello che la pianta offre e, lo ripeto, minimizzando i costi".

Un evento spot, insomma, mirato alla massima efficienza e che unisce idealmente i due estremi della filiera: conveniente per il consumatore e remunerativo per l'agricoltore. E i risultati sono arrivati, sia nell'estate 2015 con le nettarine di calibro A (cfr FreshPlaza del 31/07/2015) sia, più di recente a inizio campagna pere, con le Abate 65-70 mm.

"Ho trovato grande voglia di provare, di innovare e investire in idee da parte dei produttori - osserva il responsabile nazionale Ortofrutta di Coop Italia - Certo, questo da solo non basta a risolvere i problemi dell'agricoltura ma, in alcuni periodi specialmente, ha portato freschezza al reparto".

Secondo: dare valore ai volumi
Il secondo fondamento riguarda fare sistema: aumentando efficacia e sinergie e ottimizzando flussi logistici e assortimenti sul lungo periodo e sui grandi volumi.

"E' questo - spiega Mazzini - un approccio che richiede uno sforzo in più da parte dei produttori, che devono uscire dalla logica quotidiana del mercuriale e pensare a fare efficienza e dare valore anche ai volumi. Ma serve aprire i libri dei conti e ragionare sui costi di lavorazione. Prendiamo l'esempio delle pere: vanno definite le partite per lavorazione o le confezioni dedicate, dallo sfuso ai differenti tipi di condizionamento, stoccaggio incluso. Nei picchi di stagione o a inizio campagna possiamo ragionare su un evento di filiera corta ma, poi, dobbiamo creare le condizioni per contenere tutti i costi che non aggiungono valore al prodotto per tutti i mesi di assortimento continuativo".



E anche qui, secondo Mazzini, ci sono delle novità di comportamento: "Noi siamo più flessibili, mentre i produttori sono più disponibili e più propositivi. Più di un'azienda è stata disposta a mettersi in gioco per creare le condizioni ottimali e dare, appunto, valore ai volumi".

Terzo: "Re Mida non esiste, ciò che entra cattivo non esce buono"
"Il mondo della produzione, però, deve lavorare ancora e con urgenza sul tema della qualità e costanza organolettica - riflette Mazzini - Non si può affidare il proprio destino all'andamento climatico, bisogna poter contare su standard qualitativi più alti e certi. In particolare nel caso della frutta estiva - quindi meloni, pesche, nettarine, susine e così via - il produttore ha investito per anni in varietà che garantissero elevate rese per ettaro e, al massimo, la colorazione attraente dei frutti. Molto meno, per non dire nulla, sul loro sapore. Non solo, prima di immettere sul mercato nuove varietà, che hanno alle spalle investimenti per centinaia di migliaia di euro, bisogna fare sistematicamente test preventivi sul consumatore e capire il gradimento e l'accettazione da parte di chi poi le acquisterà".

"Il Made in Italy è potente, ma da solo non basta, deve avere altro e certamente il tema del buon sapore è prioritario: per questo gli standard qualitativi devono essere stringenti. E la Gdo può essere, anzi è una strada maestra per testare il valore. Che sia della prima, della quarta o della quinta gamma".

Quarto: una variabile "fissa", l'innovazione varietale
"Le ultime indagini sul reparto Ortofrutta dicono che esso è l'unico ad avere bisogno di riconquistare la fiducia del consumatore tutte le settimane: non basta che la nettarina sia buona oggi, deve essere gustosa anche la settimana successiva, e possibilmente pure quella dopo. Il mondo della produzione deve, quindi, essere coerente con le aspettative del consumatore e, per fare ciò, deve evolvere molto".

"Il percepito dell'ortofrutta è buono, dal succo al fresco. Il momento congiunturale è ottimo: frutta e verdura fanno bene senza se e senza ma; su più fronti sono consigliate le cinque porzioni al giorno; le persone si informano sugli aspetti nutraceutici e, ribadisco, il Made in Italy funziona. Eppure nella Gdo italiana l'ortofrutta si vende ancora poco se confrontata al resto d'Europa: la filiera deve riconquistare in modo continuativo e stabile il consumatore".

"La diagnosi è semplice, la cura difficile - conclude Mazzini - Mediamente, quest'anno la frutta era più buona, abbiamo venduto di più anche perché il caldo ha aiutato, ma non possiamo pensare di crescere stabilmente affidandoci al meteo, questo aspetto critico è fondamentale. Serve supportare i consumi anche con l'innovazione varietale".