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Il punto sull'imminente stagione del kiwi: attenti alla Grecia

Verona: quest'anno mille gli ettari colpiti dalla moria. Primi focolai fuori dalla 'zona rossa'

Inutile girarci intorno: "Il parere è unanime: (in Veneto, ndr) la moria è in aggravamento", così ha esordito Tomas Bosi, del CSO - Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara, presentando le stime di produzione e commercializzazione del kiwi per l'imminente campagna (cfr. FreshPlaza del 08/10/2015), e lo fa proprio a Verona, nella regione epicentro di questa malattia praticamente sconosciuta.


Il pubblico al convegno di Verona, organizzato dalla Camera di Commercio veronese e da Veronamercato

Se l'anno scorso gli ettari colpiti furono 600, quest'anno si stima che saranno 1.000, con un calo di produttività variabile. Le stesse stime prevedono che, di tutti questi ettari colpiti, 420 raggiungeranno una produttività pari a zero (leggasi morte delle piante); altri 270 ettari avranno un calo di rese dell'80%, mentre i rimanenti areali se la caveranno un po' meglio, perdendo 'solo' dal 60 al 50% della produzione.


Lorenzo Tosi, di Agrea, durante l'intervento a Verona

Già di per sé i numeri sono neri, ma la situazione è ulteriormente aggravata da altri due elementi. Primo: se l'anno scorso la moria, cioè l'asfissia del kiwi, aveva colpito una zona del Veneto ben delimitata e contigua, quest'anno si segnalano casi anche al di fuori della 'zona rossa'.


La provincia di Verona. L'area rossa grande rappresenta l'area storica colpita dalla moria del kiwi. I cerchi rossi più piccoli sono nuovi focolai registrati (Fonte Lorenzo Tosi - Agrea)

Lorenzo Tosi di Agrea ha spiegato: "I colleghi del Piemonte ci hanno chiesto informazioni sulla moria del kiwi, perché hanno focolai di qualcosa di simile e stanno cercando di capire se si tratti della stessa problematica. Idem hanno fatto i neozelandesi", paese dove pure non si registrano ancora casi.

La seconda aggravante viene da un'evidenza. Sull'asfissia del kiwi si sa di non sapere. E' un fenomeno relativamente recente e ad oggi non c'è certezza sulle sue cause, né tanto meno sulle possibili soluzioni e la ricerca è solo agli inizi. "Il territorio si sta muovendo per il verso giusto – ha commentato Fausto Bertaiola, presidente del Consorzio di Tutela del Kiwi di Verona - c'è maggior collaborazione anche con l'Università. Mi auguro che il lavoro fatto finora e che non è ancora concluso ci porti a risultati più concreti".


Fausto Bertaiola, presidente del Consorzio di Tutela del Kiwi di Verona.

Nel 2012-2013 sono stati erogati i primi fondi per un progetto di ricerca che studiasse il fenomeno e ne individuasse le cause (ora l'attenzione si sta concentrando sul terreno d'impianto), mentre quest'anno è stato proposto un progetto di ricerca per individuare i microrganismi presenti sulle radici delle piante infette e sane e nei rispettivi terreni.


Il tavolo dei relatori.

Sempre quest'anno, la Regione Veneto – è stato spiegato durante il convegno – si è impegnata a finanziare un progetto triennale per realizzare un impianto pilota dove testare nuove modalità d'impianto e di gestione dell'acqua al fine di prevenire la moria. Qui però va segnalata un'altra, ennesima discrasia all'italiana: i tempi della burocrazia non coincidono con quelli del campo, specie con quelli dei tempi d'impianto. Senza ancora un nero su bianco della Regione, per non perdere un anno, "l'impianto è già stato realizzato, in attesa dell'incarico ufficiale", riprende Tosi, di Agrea. Si tratta di un campo di 5.000 mq in zona Palazzolo di Sona, su un espianto di kiwi morto proprio per moria l'anno scorso.


Un momento del convegno veronese dedicato al kiwi

Questo dalle vie ufficiali, ma dall'altra parte ci sono 930 aziende produttrici di kiwi dentro l'area 'storica' che chiedono delle risposte e delle soluzioni. Durante il convegno veronese si palpava una certa impazienza. Alcuni hanno denunciato dei ritardi negli interventi dei tecnici delle malattie delle piante, con segnalazioni cadute nel vuoto; altri hanno spiegato off the records che per combattere la moria stanno studiando alcune pratiche culturali per proprio conto, procedendo per prove ed errori.


La presentazione dei dati del CSO sul kiwi, a Verona

Siamo sempre nel campo delle stime, ma Claudio Valente, componente di giunta dell'Agricoltura nella Camera di Commercio veronese e moderatore del convegno, ha calcolato in 100mila euro per ettaro, in 4 anni, i danni da moria, tenendo conto della mancata produzione, dei costi di reimpianto e di coltivazione, finché al quinto anno non diventi produttiva. Ma, al di là dei numeri, questo dimostra tuttavia come la soluzione per contrastare l'asfissia non sia né unanime né vicina, perché se Valente parla di reimpianti, Bertaiola frena: "Senza tecniche nuove, se un actinidieto vecchio è morto, morirà anche il nuovo. Aspettiamo a togliere gli impianti", spiega il presidente del Consorzio di tutela.

Al convegno un produttore ha confermato: perso un frutteto causa moria l'ha espiantato per ripiantarne uno nuovo, sullo stesso terreno; anche il secondo è morto.


Tomas Bosi, del CSO - Centro Servizi Ortofrutticoli, mentre illustra le stime produttive per la prossima campagna del kiwi.

Complice l'asfissia, secondo i dati CSO presentati al convegno veronese da Tomas Bosi, si stima che per questa campagna la produzione veronese segnerà un tonfo del 25% in volume (a fronte di un calo del 5% in termini di superfici), crollando a poco più di 42mila tonnellate prodotte. Considerando anche le altre provincie produttrici, Rovigo (che dopo la grandine del 2013 torna su rese normali) e Treviso (qui le voci sono contrastanti, tra aumento dei volumi e diminuzione) la produzione 2015 del Veneto si assesterà su poco meno di 54mila tonnellate (-17% rispetto al 2014).


L'andamento della produzione di kiwi in Veneto e le stime per la nuova stagione. Clicca qui per consultare il grafico ingrandito (Fonte CSO)

E nelle altre regioni produttrici italiane cosa accadrà? Nel Lazio, maggiore regione produttrice, la produzione aumenterà di un quarto (+26% per l'esattezza), passando dalle quasi 137mila tonnellate del 2014 alle stimate quasi 174mila tonnellate. Proprio l'aumento laziale è il maggiore responsabile di una crescita complessiva della produzione italiana di kiwi che, stando ai dati del CSO, si attesterà a 539.592 tonnellate (+9% sul 2014 e +18% sulla media 2010/2013), di cui commercializzabili 495.505 tonnellate (+8% sul 2014 e +16% sulla media 2010/2013).


L'andamento della produzione e delle rese di kiwi nel Lazio e le stime per la nuova stagione. Dati della produzione in tonnellate, in quintali per ettaro le rese. Clicca qui per consultare il grafico ingrandito (Fonte CSO)

In Piemonte l'aumento dei volumi prodotti sarà più contenuto (+3%); una crescita spinta soprattutto da un aumento delle rese dell'8%. Le previsioni per la nuova stagione parlano di una produzione piemontese nell'ordine di circa 114mila tonnellate.


L'andamento della produzione e delle rese di kiwi in Piemonte e stime per la nuova stagione. Dati di produzione in tonnellate, in quintali per ettaro le rese. Clicca qui per consultare il grafico ingrandito (Fonte CSO)

In Emilia Romagna, dove la produzione è trainata dalla provincia di Ravenna (produzione stimata in calo a 67mila tonnellate), ci sarà un calo del 5% nei volumi. Si arriverà a quasi 89mila tonnellate.


L'andamento della produzione di kiwi in Emilia Romagna e stime per la nuova stagione. Dati in tonnellate. Clicca qui per consultare il grafico ingrandito (Fonte CSO)

Rapidamente, nelle altre regioni produttrici minori:
  • in Friuli la produzione è stimata in calo del 15%;
  • in Calabria le rese sono previste in netto aumento (+37%) perché entrano in produzione sempre più frutteti. La regione non è ancora arrivata ad esprimere il suo massimo potenziale;
  • in Campania la situazione è identica a quella calabrese, ma è più limitato l'aumento della produzione (+30%).
Come noto, il kiwi è uno dei prodotti italiani più esportati, per un'attività piuttosto redditizia in termini di prezzo, in crescita costante dalla stagione 2011/12. Della produzione nazionale va all'estero circa il 70% a partire dai paesi dell'Unione Europea. Invece se l'export verso il Nord e Sud America è in aumento, così come verso l'Estremo e Medio Oriente e l'Oceania, risulta invece in calo verso i paesi dell'Europa extra-UE, ma questo principalmente a causa dell'embargo russo.


L'andamento delle esportazioni italiane di kiwi negli anni in volumi (tonnellate), valore (migliaia di euro) e prezzi medi (euro al chilo). (Fonte CSO su dati Istat)

All'estero, limitandoci all'Emisfero Nord, cosa succede? Tutti i principali paesi produttori europei sono in crescita; idem per gli Stati Uniti (leggasi California). Ma, su tutti, c'è un paese che – come è emerso durante il convegno – è da tenere sott'occhio: la Grecia.


Le stime di produzione dei maggiori competitors esteri dell'Italia nell'Emisfero Nord. Clicca qui per consultare la tabella ingrandita (Fonte CSO/IKO)

Nel paese ellenico, l'unico big a non aver risentito della Psa nonostante alcuni casi registrati l'anno scorso, la produzione di questa stagione è prevista in aumento dell'11%, arrivando a 170mila tonnellate: dopo l'Italia, la Grecia è dunque il secondo maggiore produttore europeo di kiwi. E' da tenere sott'occhio perché si sta dimostrando un forte esportatore, specie in Europa e, al pari dell'Italia, è stato colpito dall'embargo russo; leggasi che dispone di grossi volumi da piazzare in altri mercati.


L'andamento delle esportazioni greche. Clicca qui per consultare il grafico ingrandito (Fonte CSO su dati Eurostat)