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Presentato il progetto che valorizza il patrimonio delle due cooperative

Apofruit e Terremerse: prove tecniche di fusione

"Prove tecniche di fusione" tra i due grandi gruppi di produzione ortofrutticola Apofruit di Cesena e Terremerse di Bagnacavallo, Ravenna.

In una conferenza stampa convocata ieri a Bagnacavallo, Marco Casalini e Gilberto Minguzzi (rispettivamente presidente e amministratore delegato di Terremerse) con Ilenio Bastoni e Mirco Zanotti (direttore generale e presidente di Apofruit) hanno annunciato un progetto di specializzazione che punta a migliorare l'efficienza delle operazioni.


Da sinistra, Gilberto Minguzzi, Alessandro Cenzuales, Marco Casalini e Ibrahim Saadeh prima della conferenza stampa.

Quando a fine novembre 2013 Apofruit e Terremerse hanno siglato l'accordo strategico (cfr Freshplaza del 02/12/2013) che - pur mantenendo le rispettive autonomie - ha permesso di mettere in rete le proprie aree gestionali e commerciali, avevano probabilmente già chiara la strada che avrebbero percorso nei due anni successivi.

Ora, il potenziamento dell'accordo avviene nel rispetto di tre parole chiave: aggregazione, specializzazione ed efficienza.

La prima è chiesta dal mercato (e, non irrilevante, dall'Unione europea), mentre la specializzazione è indispensabile per creare valore. "L'efficienza - ha chiarito Bastoni - la dobbiamo ai nostri produttori".


L'arrivo di Mirko Zanotti e Ilenio Bastoni.

In questo nuovo passaggio, le due cooperative integreranno in un'unica gestione i ricavi dell'intera produzione ortofrutticola, sia quella destinata al mercato del fresco sia quella delle lavorazioni industriali.

Apofruit diventerà così il braccio operativo del fresco e l'OP Pempacorer quello della filiera del prodotto destinato all'industria. Il tutto si realizzerà tramite l'acquisizione in affitto, da parte di Apofruit, del ramo d'azienda di Terremerse che comprende stabilimenti, parco imballi, impianti, macchinari, attrezzature industriali, commerciali, di frigo-conservazione e lavorazione dei quattro stabilimenti di Lavezzola, Faenza, Mezzano (in provincia di Ravenna) e di Imola (Bologna).


Da sinistra, Casalini, Minguzzi, Bastoni e Zanotti.

"La nuova organizzazione - ha detto Bastoni - gestirà un paniere di oltre 200mila tonnellate di ortofrutticoli freschi e 250mila per l'industria. Il progetto di specializzazione e riorganizzazione industriale porterà a un risparmio valutabile intorno ai 500mila euro l'anno, a beneficio dei soci produttori".

In che modo? Lo ha spiegato il presidente Apofruit Zanotti: "Gli oltre 4.000 soci produttori delle due cooperative beneficeranno di un unico regolamento interno e della stessa liquidazione dei prodotti conferiti".



"Nell'ambito della gestione operativa unificata - ha aggiunto Casalini - ogni cooperativa conserverà la propria identità e il presidio del rapporto con i propri soci. Resteranno in capo a Terremerse la direzione del ramo d'azienda, la gestione diretta di tutta l'ortofrutta destinata all'industria, gli addetti all'assistenza tecnica in campagna, allo sviluppo della base associativa e alla ricerca di nuovi conferimenti".

Intanto, dal 1° gennaio 2016, tutto il personale di stabilimento - sia fisso (alcune decine di persone) che avventizio (circa 300) - sarà trasferito alle dipendenze di Apofruit. Già dalla prossima settimana inizieranno i tavoli di confronto con sindacati e addetti. Al gruppo cesenate spetterà poi la gestione del marketing e della commercializzazione di tutto il prodotto conferito da Terremerse e destinato al fresco.



"Attraverso questo accordo - ha aggiunto Minguzzi - vogliamo immettere nel sistema tutto il patrimonio d'innovazione varietale a disposizione, per rilanciare la produzione. Il progetto di specializzazione esprime il massimo impegno delle due cooperative per dare un futuro sostenibile alla frutticoltura del territorio".

Resta esclusiva di Terremerse la gestione commerciale dei progetti riguardanti il melograno (85 ettari perlopiù in Lazio e Sicilia, territori più vocati rispetto agli areali romagnoli) e il noce, mentre saranno condivisi i progetti di sviluppo di Apofruit relativi a kiwi giallo e rosso.


Il brindisi finale.

"Il nostro auspicio – ha osservato Minguzzi - è che vengano dedicate maggiori attenzioni a un territorio la cui frutticoltura, negli ultimi anni, non è riuscita a garantire un reddito adeguato alla produzione".

Anche se, poi, nessuno ci sta a demonizzare pesche e nettarine: "In un mercato che si sta segmentando sempre più - ha chiuso Bastoni - c'è ancora spazio per la peschicoltura. Per varietà innovative da destinare a nuovi mercati".