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Come controllare il riscaldo superficiale delle mele?

Il riscaldo superficiale è la più importante fisiopatia che può danneggiare le mele immagazzinate; tale alterazione si manifesta alcuni mesi dopo la raccolta e si sviluppa a carico dei tessuti più superficiali (epidermide e ipoderma) con necrosi e imbrunimenti più o meno diffusi a seconda della cultivar e della durata di conservazione in cella.

Il riscaldo superficiale si manifesta in seguito a periodi relativamente lunghi (2-4 mesi) di conservazione refrigerata nelle celle e successiva conservazione a temperatura ambiente. Esso causa la maggior perdita di mele e di conseguenza il maggior danno economico ai produttori di tutto il mondo.

Studi fisiologici e biochimici hanno evidenziato come l'α-farnesene, un volatile presente nella buccia delle mele il cui processo finale di biosintesi è influenzato dall'etilene, possa andare incontro a un processo di ossidazione quando le mele vengono poste nelle celle di conservazione in atmosfera controllata. L'accumulo dei prodotti ossidativi derivanti, tra cui i trienoli coniugati, porterebbe alla degenerazione del tessuto.

Negli anni per prevenire la comparsa dei sintomi del riscaldo si sono adottate diverse tecniche, quali:
  1. impiego dell'antiossidante difenilamina (DPA), proibito in Europa dal 2011;
  2. impiego di 1-metilciclopropene (1-MCP), inibitore dell'etilene, efficace ma costoso;
  3. applicazione di un iniziale stress a basso ossigeno (ILOS -initial low oxygen stress-) durante le prime settimane di conservazione; questa tecnica però non permette una conservazione per lunghi periodi e necessita di continui monitoraggi per evitare che si sviluppino altri disordini fisiologici legati allo stress da basso ossigeno.
I ricercatori dell'Università di Bologna hanno condotto uno studio per definire meglio le strategie post-raccolta per preservare la qualità delle mele durante la conservazione, con particolare attenzione al controllo del riscaldo superficiale considerando l'interazione fra 1-MCP e stadio di maturazione dei frutti.

Lo stadio di maturazione delle mele è stato valutato misurando l'indice di differenza di assorbanza (IAD, index of absorbance difference) con spettrofotometro Vis /NIR portatile (DA-meter), che permette di registrare i valori di assorbanza alle diverse lunghezze d'onda a seconda del contenuto di grado Brix dei frutti, in questo modo è possibile classificare le mele in acerbe e mature utilizzando una misura non distruttiva.

Per lo studio, i ricercatori hanno valutato l'incidenza del riscaldo superficiale e il contenuto totale di α-farnesene e trioli coniugati (CTols) a intervalli di due mesi durante 6 mesi di conservazione a 1°C, per tre stagioni consecutive, su due cultivar di melo, 'Granny Smith' e 'Cripps Pink'.


Nella qui sopra sono riportati gli IAD per le due cultivar in studio corrispondenti a diverse classi di maturazione alla raccolta; sono inoltre riportati i valori medi di etilene, consistenza, solidi solubili totali e amido delle mele a seconda della cultivar e dell'IAD.

I risultati hanno evidenziato l'affidabilità del IAD non solo per valutare lo stadio di maturazione delle mele, ma anche per prevedere l'incidenza del riscaldo in entrambe le cultivar di melo in funzione di stadio di maturazione del frutto e strategia di controllo post-raccolta. I risultati hanno inoltre supportato l'uso di 1-MCP nel controllo di questa fisiopatia post-raccolta, evidenziando che la sua efficacia è strettamente dipendente dalla cultivar e dallo stadio di maturazione alla raccolta.


I grafici riportati sopra e sotto descrivono l'incidenza del riscaldo superficiale sulle mele 'Granny Smith' (in alto) e 'Cripps Pink (in basso) durante la conservazione post-raccolta in funzione di IAD e del trattamento con 1-MCP o senza 1-MCP (= Cnt, controllo). Il riscaldo superficiale è stato valutato dopo aver conservato in cella per 2, 4 e 6 mesi le mele e successivamente conservate a temperatura ambiente per una settimana. I valori sono la media dei dati raccolti nel 2010, 2011 e 2012.


I ricercatori concludono che trattamenti post-raccolta differenziati possono essere applicati e mirati ai singoli lotti di mele aumentandone così conservabilità e shelf-life e riducendo il deterioramento del prodotto. I lotti di mele saggiati hanno mostrato un'incidenza diversa di riscaldo superficiale a seconda dello stadio di maturazione, con un trend secondo cui l'incidenza del riscaldo era maggiore nei frutti più acerbi/immaturi.

Integrare la linea di confezionamento con la valutazione dell'IAD potrebbe contribuire ad una generale ottimizzazione della gestione post-raccolta attraverso un'applicazione più precisa e mirata di 1-MCP e una conseguente riduzione dei costi di produzione.

Fonte: Farneti B., Gutierrez M.S., Novak B., Busatto N., Ravaglia D., Spinelli F., Costa G., 'Use of the index of absorbance difference (IAD) as a tool for tailoringpost-harvest 1-MCP application to control apple superficial scald', Luglio 2015, Scientia Horticulturae, Vol. 190, pag. 110–116.
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0304423815002253

Contatti:
Francesco Spinelli
Dipartimento di Scienze Agrarie, Università di Bologna
Via Fanin 46
40127 Bologna, Italy
Email: francesco.spinelli3@unibo.it