Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

"Le licenze software "costano care" ad Agea: la Guardia di Finanza scopre appalti gonfiati"

Gonfiavano gli appalti per l'acquisto di licenze software da parte dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). Per questo motivo i finanzieri del Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie hanno sequestrato beni immobili e disponibilità finanziarie per 1,5 milioni di euro in capo ai rappresentanti legali e ai procuratori delle società che hanno venduto a Sin spa (società controllata dall'Agea) le licenze software per il funzionamento del sistema informativo agricolo nazionale (Sian), una piattaforma informatica che gestisce la rendicontazione degli aiuti Ue (circa 7 miliardi l'anno). Cinque le persone denunciate, fra legali rappresentanti e manager delle società, per il reato di truffa aggravata nei confronti dello Stato.

L'indagine delle Fiamme Gialle ha accertato che i vertici di Sin spa, in violazione delle normative sugli appalti e sulla trasparenza della Pubblica amministrazione, hanno contratto un affidamento diretto per l'acquisizione delle licenze. Ma, tra venditore e acquirente finale, due ulteriori società hanno rifatturato le licenze: in questo modo, il prezzo pagato effettivamente da Agea per l'acquisto del bene è lievitato di 843mila euro.

I successivi accertamenti bancari per verificare i maggiori costi sostenuti da Agea, e quindi dallo Stato, hanno appurato che il legale rappresentante di una delle società interposte tra venditore e acquirente ha versato 370.000 a uno dei manager della società venditrice. Il trasferimento è stato giustificato attraverso la stipula di un contratto preliminare di compravendita immobiliare, che prevedeva una caparra confirmatoria di pari importo. Ma le indagini hanno accertato che la stipula del contratto definitivo non è mai avvenuta.

E' stato anche accertato che il rappresentante legale di una delle società interposte ha omesso di indicare, nelle dichiarazioni relative agli anni 2011 e 2012, redditi per 1,8 milioni di euro. L'ammontare del sequestro operato equivale al profitto generato dalla complessiva operazione.