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Pomodori: clima mite e ritardo delle produzioni locali sostengono i corsi commerciali

"Come per tutti gli ortaggi del periodo, anche la stagione di commercializzazione dei pomodori sta andando bene, molto meglio che negli anni scorsi", spiega Mario Tartari, dell'Eurofrut, azienda all'ingrosso sulla piazza di Bologna.

"In produzione – spiega - i quantitativi sono più limitati e le produzioni locali del Centro e del Nord Italia sono un po' in ritardo; si trova qualcosina sul mercato, ma poco. A questo va aggiunto che il prodotto siciliano si sta mantenendo su qualità molto buona, e sarà così ancora per un po'. Non si registra al momento un surplus di produzione dalla Sicilia, da un lato probabilmente perché si sono fatti meno programmi di trapianto, dall'altro perché il clima ci ha messo del suo; fino ad oggi è stato sempre piuttosto mite e questo ha portato avanti la produzione pian piano, con gradualità, senza afflussi improvvisi che rischiassero di abbattere i prezzi". La conseguenza di tutti questi fattori è che i prezzi si sono mantenuti su livelli giudicati buoni.



"Sui mercati generali – riprende Tartari - il pomodoro rosso a grappolo viaggia tra l'euro e 1,20 euro al chilo per delle primine e tra 1,50 e 1,70 euro al chilo per dell'extra. Il Piccadilly oscilla tra 1,80 e 2,20 euro al chilo, mentre la forbice del ciliegino e del datterino spazia rispettivamente tra 2/2,50 euro al chilo e 2,50/2,80. L'insalataro sta iniziando a riprendersi ora, per via della stagione che ne incentiva il consumo, con prezzi intorno all'euro, un euro e 30 centesimi al chilo, anche 1,50, e tra una decina di giorni partirà la produzione di Battipaglia. Il Cuore di bue parte invece dai 2,50 euro al chilo per arrivare fino anche ai 3,50 del prodotto ligure e ora sta iniziando anche la produzione veneta. Va bene anche il costoluto di Pachino che ora si scambia tra i 2 e i 2,50 euro al chilo".

In tutti questi casi parliamo di prodotto italiano; dall'estero arriva poca merce, in particolare da Spagna e Paesi Bassi. "Nel primo caso si tratta di pomodori da prezzo, di qualità inferiore a quella italiana, e con quotazioni inferiori all'euro. Nel secondo caso parliamo invece di un prodotto che ha lo stesso prezzo di quello italiano, ma caratteristiche diverse: se il prodotto made in Italy ha un sapore più dolce, superiore all'olandese, viceversa è la questione in termini di tenuta: il pomodoro dall'Olanda ha una tenuta di qualche giorno superiore all'italiano". E' questo a determinare la domanda: chi vuole un prodotto che tiene più a lungo sullo scaffale vira sull'olandese, chi invece cerca il gusto punta sull'italiano.



"Nelle prossime settimane – spiega Tartari - inizieranno le produzioni locali di pomodori un po' dappertutto, dal Lazio alla Romagna e via via con quelle sempre più a Nord, fino a chiudere con il Piemonte, ultima regione a entrare in produzione. Questo sposterà la domanda dei mercati sul prodotto locale perché più fresco, anche se la Sicilia tirerà avanti per tutto giugno".

In conclusione, commentano in chiusura dall'Eurofrut, "erano 2 o 3 anni che non si vedeva una campagna di orticole invernali così. Anche se in diversi casi, come quello delle zucchine, si era partiti molto male poi la commercializzazione si è ripresa. Molto lo si deve al miglioramento delle varietà, con le produzioni italiane che hanno alzato l'asticella puntando sulla qualità buona-alta, seguendo un mercato che oggigiorno non perdona".