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Rapporto Ismea: 2014 anno nero per l'export italiano di uva da tavola, pesa l'embargo russo

Embargo russo e perdita di competitività rispetto ai paesi competitor hanno frenato le esportazioni italiane di uva da tavola: -12% nel 2014 rispetto al 2013; un calo solo in parte mitigato dall'aumento dei prezzi medi di vendita.

Questo è quanto emerge dai dati presentato da Ismea al Comitato Uva da Tavola dell'Organizzazione Interprofessionale (clicca qui per consultare il rapporto Ismea).


Uva Italia

La produzione nazionale
Nel 2014 sono state prodotte poco più di un milione di tonnellate di uva da tavola (per la precisione 1,007), ossia il 98% dell'offerta italiana (il restante 2% per arrivare al 100% è venuto da importazioni); il 38% è stato destinato al consumo, un 15% all'industria di trasformazione e un 43% (439mila tonnellate) all'export. In termini di valore, la produzione 2014 si è attestata sui 585 milioni di euro.

La produzione italiana è concentrata al 90% (in termini di superfici) in Puglia, che è leader nazionale, e in Sicilia. In queste due regioni si trovano rispettivamente più di 24.427 e 9.779 dei 37.305 ettari complessivi coltivati a uva da tavola in Italia. Da notare inoltre come, in media, le aziende del nsettore coltivino 2 ettari a testa, ma a Taranto, Catania e Caltanissetta la media è decisamente più alta, rispettivamente 4,22, 3,57 e 3,42 ettari/azienda.


Dove si produce l'uva da tavola italiana. (Rielaborazione FreshPlaza su fonte Ismea)

Negli anni l'Italia ha perso un po' il passo rispetto ai principali competitors in fatto di uva da tavola, specialmente nei confronti di Turchia e Grecia. Dal 2002 al 2014 sono diminuite nel Belpaese le superfici coltivate a un ritmo tane che negli ultimi 12 anni la produzione è calata di un 2,3% all'anno, con una performance simile a quella registrata in Spagna (-2,7% all'anno). Viceversa, le produzioni turche e greche sono cresciute in media dell'1,8 e del 3,2%.

Sul calo delle superfici coltivate, confrontando i dati congiunturali Istat del 2014 con quelli del 2010, si nota come la diminuzione si attesti a quasi 20mila ettari (19.897) in 4 anni, con cali soprattutto in Puglia (-18.585 ettari).

Va meglio se si parla di prezzi, la cui media l'anno scorso è cresciuta, rispetto al 2013. Ora, quello dell'uva da tavola, in Italia, è un consumo prettamente stagionale: nel periodo in cui è disponibile il prodotto italiano (da luglio a gennaio) si è concentrato, l'anno scorso, il 96% dei volumi venduti, con un prezzo medio inferiore ai 2,60 euro al chilo. Nel momento controstagionale, da febbraio a giugno, le vendite in volumi hanno rappresentato il 4% del totale, con un prezzo medio di 3,50 euro al chilo.

L'export
Sul fronte dell'export, l'Italia è il terzo paese al mondo, sia in termini di volumi che di valori, subito dietro, in ordine a Cile e Stati Uniti; e nel 2014 il 26% delle esportazioni italiane, in termini di valore, sono state indirizzate alla Germania, il 19% alla Francia, il 9% alla Polonia e il 6% alla Spagna.


Le principali destinazioni estere in termini di valore dell'uva da tavola italiana nel 2014. Clicca qui per consultare il grafico ingrandito (Grafico Ismea)

Tuttavia se per i due maggiori paesi esportatori possiamo parlare di un aumento del valore delle esportazioni nel 2014 rispetto al 2010 e al 2005, l'Italia è rimasta sostanzialmente stazionaria rispetto al 2010. Dal punto di vista dei volumi, invece, tra il 2005 e il 2014 le esportazioni italiane sono calate (-1,3%), al pari di quelle greche (-2,1%), messicane, tedesche e brasiliane, mentre sono cresciute quelle di Sudafrica (+2,9%), Cina (+21,9%), Spagna (+2,8%), Egitto (+18,5%), Turchia (+5,8%), India (+11,4%) e Australia. Stabile l'export dai top two Cile e Stati Uniti. Nota positiva invece sul prezzo di vendita dell'uva da tavola made in Italy, in crescita dal 2009.


Andamento delle esportazioni e del prezzo dell'uva da tavola italiana. Clicca qui per consultare il grafico ingrandito (Grafico Ismea)

Il ruolo della Russia... e dell'embargo
Inutile nascondere che l'embargo russo abbia non tanto causato un calo di richiesta di uva da tavola da parte della Russia (la flessione del 2014 rispetto al 2013 è stata di appena il 4%), quanto piuttosto una nuova geografia delle forniture.

In Russia l'import di uve da tavola italiane è diminuito (nel 2014 rispetto all'anno precedente) di ben il 90%, mentre sono calate del 33% e del 27% rispettivamente da Cile e Sudafrica. Chi se ne è avvantaggiato sono stati Turchia (+21%), Perù (+15%), India (+20%), Moldavia (+15%) ed Egitto (+22%).

Per l'Italia, questo ha significato etichettare il 2014 come l'anno peggiore degli ultimi 15 in termini di export; solo nel 2009 andò peggio.