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"Zespri, Vog e Unitec, i modelli per curare il "mal dell'export" dell'ortofrutta italiana"

Evento anteprima di Fruit Innovation: ecco come si esporta nei Paesi extra-UE

Un convegno ricco di contenuti operativi. Messi sul tavolo da manager di settore del calibro di Bert Barmans, general manager di Zespri Europe, Gerhard Dichgans direttore generale del Consorzio Vog, Angelo Benedetti presidente di Unitec e Nicolò Tagliarini, country manager Russia-USA di Caviro.


La sala Bramante del Centro congressi Stelline, dove si è tenuto l'incontro.

O, anche, un seminario. Perché "L'internazionalizzazione dell'impresa ortofrutticola. Risposte concrete ad esigenze emergenti", che si è tenuto ieri 14 aprile 2015 a Milano, rappresentava l'evento anteprima di Fruit Innovation - la nuova fiera internazionale dell'ortofrutta in scena a Milano dal 20 al 22 maggio - e, come tale, ha inteso affrontare in modo costruttivo il "mal dell'export" di cui soffre il settore in Italia.

Moderati da Claudio Scalise di SG Marketing, i relatori hanno raccontato punti di forza ed evoluzione sui mercati esteri delle proprie aziende, partendo dallo scenario in cui si muovono. Contesto inquadrato da Marco Salvi (nella foto sotto), presidente di Fruitimprese.



L'esportazione dell'agroalimentare "made in Italy" vale oltre 33,3 miliardi di euro e le aspettative parlano di 50 miliardi entro il 2020. In questo scenario l'ortofrutta fresca, se abbinata al prodotto trasformato, rappresenta il primo comparto, davanti anche al vino: la frutta, infatti, vale il 9,2%, gli ortaggi e legumi il 4% e i trasformati l'8,8%.



Malgrado l'embargo russo, l'ortofrutta ha chiuso il 2014 con un export in crescita del 4,4% in volume, ma con una flessione dell'1,2% a valore. Complessivamente l'anno scorso l'Italia ha esportato 3,87 milioni di tonnellate, per un valore di circa 4,1 miliardi di euro.

Salvi ha anche evidenziato un segnale positivo: negli ultimi 10 anni, dal 2004 al 2014, l'export extra-UE è passato dall'11 al 19%.


Cala l'export di frutta e verdura italiana in Germania.

Ma le criticità sono notevoli, in particolare le aziende italiane sono frenate dalle barriere fitosanitarie, dai conflitti in Nord Africa e Medio Oriente, dalla mancanza di una politica di espansione commerciale e, negli ultimi otto mesi, anche dall'embargo da parte della Russia.


I nostri competitor nelle esportazioni ortofrutticole: Spagna (11,6 mln ton in UE e 0,97 extra-UE); Paesi Bassi (8,5 mln ton in UE e 1,8 extra-UE); Francia (4,2 mln ton in UE e 0,7 extra-UE).

"Ci servono - ha concluso Salvi - armonizzazione fitosanitaria, reciprocità nei rapporti commerciali e alleggerimento della burocrazia. Ma, anche, stringere alleanze e promuovere aggregazioni commerciali. Abbiamo i prodotti per sfondare, ci mancano organizzazione e supporto. Per cominciare a fare il salto di qualità, è necessaria una cabina di regia in cui trovino spazio le imprese, che possono suggerire alla politica gli obiettivi da perseguire. Conosciamo i mercati ma non possiamo più presentarci da soli se vogliamo cogliere le grandi occasioni che si stanno presentando". Per gli altri dati presentati nell'occasione, clicca qui.

Le best practice, gli esempi virtuosi di Zespri, Vog e Unitec
Forte di 2.700 produttori in Nuova Zelanda e coltivazioni di kiwi anche in Australia, Italia, Francia, Corea e Giappone, Zespri International controlla il 30% del volume globale di kiwi commercializzati che, in valore, raggiunge addirittura una quota del 65%.



"Molta attenzione – ha detto Bert Barmans, general manager di Zespri Europe - viene posta alla qualità del kiwi che commercializziamo, il che significa sicurezza, tracciabilità, uniformità degli standard qualitativi". Su questa, poi, sono costruite vere e proprie "piattaforme di marketing", che riguardano il brand, il packaging, l'attenzione al consumatore. I rapporti con i distributori sono a lungo termine, nei mercati chiave sono state aperte succursali e ci si affida a esperti di mercato. La filiera è integrata, la fornitura copre 12 mesi l'anno e i programmi di vendita al dettaglio sono pianificati ad hoc.


I rapporti con distrbutori e dettaglianti.

L'Europa è il mercato principale di Zespri (41% dei volumi) seguita da Paesi del Sud-Est asiatico, Australia, Corea e Taiwan (17%), Cina (17%) e Giappone (17%).

La testimonianza del Consorzio Vog
Il 2014 non è stato l'anno della mela. Anche a causa dell'embargo russo, il surplus di offerta ha determinato un crollo dei prezzi.

"Dopo la Germania e il Regno Unito – ha detto Gerhard Dichgans, direttore generale di Vog – ci siamo focalizzati su Russia, Europa orientale e Scandinavia ma l'embargo ci ha costretto a cercare nuovi sbocchi". Come l'India, che oggi importa 30.000 ton di mele l'anno, o il Sud-Est asiatico, in particolare Thailandia, Taiwan, Vietnam, Indonesia e Bangladesh.

"Ma - ha osservato Dichgans - per arrivare su quei mercati serve il supporto istituzionale, soprattutto per la rimozione delle barriere all'export". Per gli altri dati presentati nell'occasione, clicca qui.

Le tecnologie Unitec
L'approccio ai nuovi mercati non può prescindere dalla conoscenza delle preferenze dei consumatori e, per questo, l'export va differenziato in funzione delle diverse percezioni della qualità e, anche, delle distanze che i frutti devono percorrere. Ne è perfettamente convinto Angelo Benedetti, presidente di Unitec, dall'alto del suo 95% di quota d'export.



In aiuto di produttori ed esportatori, interviene la tecnologia. Permettendo di raggiungere, soddisfare e affezionare i mercati più remunerativi. E offrire al consumatore una qualità coerente con le sue aspettative.

L'analisi di SG Marketing
Secondo Claudio Scalise, i mercati internazionali si suddividono in "consolidati" (Europa occidentale, Stati Uniti, Canada, Giappone e Australia, con crescita del Pil del 0,5-2,5%); "in sviluppo" (Europa centro-orientale, America Latina, Russia, Paesi del Golfo, Cile, Corea e Taiwan; crescita Pil 4-9%) e "nuove frontiere" (Africa, India, Turchia, Medio-Oriente; crescita Pil 3-7%).

Conoscere le esigenze e le priorità di ogni mercato permetterà di segmentare l'offerta in modo mirato. "Nei Paesi in sviluppo – ha spiegato Scalise – dove si hanno dati di crescita economica importante, l'ortofrutta è considerata uno status symbol che ha come riferimento la classe media e alta. In questi mercati la differenza è data da standard qualitativi esteriori/intrinseci. Nelle cosiddette nuove frontiere, come ad esempio l'Africa, l'India o la Turchia, il consumo di ortofrutta avviene per necessità e quindi il vero driver qui è la leva del prezzo".