Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Nell'Anno Internazionale del Suolo, ogni secondo perdiamo l'equivalente di un campo da calcio di terreno fertile

Forse non è un caso che il 2015 sia stato nominato Anno Internazionale del Suolo: lo calchiamo tutti i giorni, ma solo ora iniziamo a renderci conto di quanto sia importante, e pure di quanto sia a rischio. "Il suolo - riporta un'infografica della Syngenta sul tema - è la base di tutta la vita sulla Terra. Senza di lei non potremmo crescere il cibo di cui abbiamo bisogno per vivere. Ma è minacciato da più parti".

Difatti il suolo è molto più che semplice terra. E' minerale solo il 45% di esso, cui va aggiunto un 5% di materia organica e infine, essendo poroso, un 25% di aria e altrettanto di acqua.

Come noto, la Terra è per la maggior parte acqua, ma anche se in minoranza il suolo rappresenta comunque una quota cospicua: 13 miliardi di ettari. Di questi però solo il 12% sono adatti all'agricoltura, per la maggior parte in Asia (in 39%) e una quota molto residuale nel Medio Oriente (4%).


La proporzione tra suolo fertile e non fertile e dove si trova (Fonte Syngenta)

Si notino due cose. La prima è che per ogni ettaro di suolo (tutto, compreso quello non coltivabile) c'è un agricoltore. Approssimativamente 1 uomo su 5 sul nostro pianeta produce cibo o altri prodotti agricoli per tutti. La seconda infine riguarda la produttività della terra coltivata, cresciuta nel passato e in crescita tuttora. Venticinque anni fa ogni ettaro coltivato produceva in media 2,3 tonnellate di prodotti, oggi siamo a 3,6 tonnellate e le stime prospettano che entro il 2030 cresceremo di un altro 15-20%.

A questo punto però viene la nota dolente, quella sulle minacce: erosione da parte di acqua e vento, desertificazione, perdita di sostanza organica, urbanizzazione e riduzione dello spessore del suolo. Tutti elementi che riducono la disponibilità di suolo fertile o che ne limitano la produttività. Si stima - riporta Syngenta nella propria infografica - che ogni secondo si perda tanto suolo fertile quanto un campo da calcio. Insomma, quando avrete finito di leggere quest'articolo saranno stati persi trenta campi da calcio di terreno coltivabile. Anche sulla qualità della terra coltivata c'è poi da ridire: le stime dicono che ben il 40% della terra agricola è degradata, mentre ogni anno si perde una superficie di foresta pari all'Irlanda.

In questo Madre Natura fa quel che può, però servono 500 anni per rimpiazzare, naturalmente, 25 millimetri di suolo perso. Da qui la necessità che anche l'uomo faccia la sua parte nella difesa del suolo. Dal canto suo - scrive nella propria infografica - la Syngenta si è impegnata insieme ai produttori a:
  • introdurre pratiche sostenibili di uso del suolo, riducendo le operazioni meno necessarie, proteggendo le coltivazioni dagli agenti atmosferici estremi e favorendo la rotazione delle colture.
  • migliorare le tecniche di coltivazione grazie alla tecnologia, alla formazione e alla condivisione delle best practices e attraverso l'analisi dei terreni e adeguando di conseguenza la coltivazione.

A quanto corrispondono 10 milioni di ettari? (Fonte Syngenta)

La conseguenza è che ad esempio i coltivatori di patate di Cundinamarca (Colombia) hanno ridotto del 67% la propria perdita annua di suolo, mentre la produttività è cresciuta del 25%. Infine, all'interno del Good Growth Plan, Syngenta si è impegnata a migliorare la fertilità di 10 milioni di ettari di terreno agricolo, più o meno tanti quanti l'intera Islanda.