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Durante la Tavola rotonda organizzata da Lamboseeds su Angurie e mini angurie

"Guernelli (Conad) e Schiassi (Coop Italia): "La Gdo si e' stancata di svendere l'ortofrutta"

"L'annata 2014 è stata terribile per angurie e miniangurie. A parte maggio e giugno che sono stati soddisfacenti (ma il grosso del prodotto arriva a luglio e agosto, NdA), l'estate non è mai arrivata e nel nord-ovest, dove si sviluppa gran parte della rete Coop, a luglio abbiamo registrato picchi di 17 giorni di pioggia. In questo contesto estivo molto difficile, Coop ha perso quasi 15 punti a volume. Un calo quantificabile in 4-5.000 ton di prodotto, perlopiù attribuibile alle angurie, mentre le mini, che risentono meno della stagionalità e seguono cicli di consumo simili ai meloni, hanno tenuto". Così Gianluca Schiassi, category manager frutta e IV gamma di Coop Italia, durante la Tavola rotonda organizzata da Lamboseeds il 24 ottobre a Bologna per discutere di marketing e approccio al consumatore per le mini angurie (vedi articolo correlato).


Da sinistra, Caterina Benetazzo (Ortofrutta Castello), Marco Malavasi (Società agricola Malavasi, OP La Diamantina), Gianmarco Guernelli (Conad), Roberto Piazza (Acmo Bologna) e Gianluca Schiassi (Coop Italia).

"Il prodotto mini anguria - ha aggiunto Schiassi - è su una rampa di lancio: se l'indice di penetrazione per le angurie è del 58%, sicuramente è inferiore per le mini, quindi ci sono ampie potenzialità di sviluppo. Il consumatore ancora non le conosce e, come per tutte le novità, mostra una certa diffidenza. Ma, nel caso delle mini angurie, c'è una storia straordinaria sul licopene da raccontare e ci troviamo tutti d'accordo sulla necessità di comunicarla al consumatore".

"La Gdo - ha terminato Schiassi - si è stancata di vendere l'ortofrutta a prezzi bassi, vorrebbe invece riuscire a valorizzarla. Tutto questo però passa attraverso due punti fondamentali: la qualità della mini anguria deve essere più elevata e costante e, in secondo luogo, bisogna evitare di intasare il mercato. La Gdo non vuole vendere la mini anguria a 8 centesimi al chilo, come è successo in alcune piazze, ma ciò avviene perché 160.000 tonnellate (la produzione nazionale di mini angurie stimata dal Cso, NdA) sono troppe per poter gestire una crescita graduale e di valore. E - se non si gestisce una crescita graduale e di valore attraverso la comunicazione di fattori come gli aspetti nutrizionali legati al licopene, la valorizzazione del gusto, e la storia del frutto - rischiamo di creare una anguria piccola bis, e non riusciremo a generare valore. Oggi abbiamo sentito diversi spunti interessanti e credo che la Gdo sia ben disponibile a coglierli per cercare di preservare un prodotto che ha ottime potenzialità di sviluppo".

Anche Conad, dal canto suo, negli ultimi due anni ha registrato un calo significativo nei consumi delle angurie, mentre le mini si stanno consolidando. Per questo l'insegna sta valutando di inserirle nella linea "Specialità selezionata", individuando gli elementi distintivi che permettano di creare questa caratterizzazione ed elevare uno standard di mercato ancora abbastanza discontinuo. "In un mercato in contrazione sia in termini di redditività che di rese - ha spiegato Gianmarco Guernelli, buyer nazionale Conad per angurie e meloni - crediamo ci sia uno spiraglio per le mini angurie, soprattutto una volta trovato uno standard produttivo diverso da quello attuale".

Secondo Guernelli, l'offerta delle mini non ha avuto finora un'omogeneità tale da dare sufficienti garanzie qualitative ai clienti che si sono avvicinati per la prima volta a questo prodotto. "Avere tante varietà, spesso proposte tutte insieme, e non dare punti di riferimento al consumatore a livello gustativo, qualitativo e merceologico, è un elemento penalizzante per lo sviluppo della categoria. Una buona selezione delle varietà da immettere sul mercato e un'identificazione varietale più specifica possono ridurre il rischio di discontinuità".