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Un carrello al bivio tra rinunce e qualita'

Di fronte alla crisi gli Italiani reinventano il modo di fare la spesa alimentare: i dati del rapporto Coop 2014

Alle prese con la crisi, il consumatore italiano rinuncia a molto, ma non ad un'alimentazione di qualità. Questa, in estrema sintesi, la conclusione del rapporto Coop 2014 "Consumi e Distribuzione" presentato ieri 3 settembre 2014 alla stampa.


La Coop ha presentato ieri l'annuale rapporto 'Consumi e Distribuzione'

"Gli ultimi due anni sono stati difficilissimi", spiega Enrico Migliavacca, vice presidente vicario dell'Ancc, l'Associazione Nazionale Cooperative di consumatori, aggiungendo che "la caduta ha rallentato, ma la crescita stenta ancora a materializzarsi". Dal 2007 a oggi se ne sono andati in fumo 15 punti di Pil, che tradotti in euro fanno 230 miliardi, ossia qualcosa come 2.700 euro di reddito disponibile per ogni italiano in meno, all'anno. Così ne risente la fiducia dei nostri connazionali, che si dimostrano molto più scettici e pessimisti rispetto agli altri europei. Intervistati sulla qualità di vita nel proprio Paese, il 77% degli italiani lo definisce 'pessimo' (in Europa è appena il 43% a dare lo stesso giudizio); si arriva poi ad un picco del 91% per la quota di coloro che si dichiarano pessimisti circa lo stato dell'economia italiana.


A causa della crisi sono stati persi 20 punti di Prodotto interno lordo, pari a 230 miliardi di euro.


Nuovi stili di consumo contro la crisi: si parte dalla tavola
Le premesse del rapporto non sono incoraggianti per un'Italia che gli stessi ricercatori definiscono 'della rinuncia', oppure 'degli Italiani che non'... ma le ulteriori cifre che emergono sono ancora più preoccupanti: un 25% dei residenti nel Mezzogiorno non riesce a fare un pasto proteico almeno una volta ogni due giorni, ed è ben il 43% la percentuale degli Italiani che non riesce ad affrontare spese impreviste di 800 euro, così come il 31% non riesce ad arrivare a fine mese con le proprie entrate. Il 24% dei giovani non lavora e non studia, mentre il 21% della popolazione non riesce a riscaldare la casa, con un 14% che non riesce a pagare bollette, mutui e affitti.


Ecco l'Italia della rinuncia, tratteggiata dal rapporto Coop 2014.

"Dopo anni di crollo – riprende Migliavacca - nel primo semestre del 2014 abbiamo visto una leggerissima ripresa dei consumi (il dato Istat parla di un +0,2%): è un dato incoraggiante. Negli anni il potere d'acquisto è diminuito del 10% e ciò si ripercuote sugli stili di consumo. Stanno venendo avanti nuovi stili di vita e si stanno iniziando a sfruttare le opportunità della rete." Si sta rivelando, spiega Albino Russo, responsabile ufficio Studi dell'Ancc, che ha curato la ricerca, "la grande capacità delle famiglie italiane di cambiare i loro 'capitoli di spesa' e il loro modo di spendere"; e questo a partire dall'alimentazione.

Fatti i conti con la crisi, gli Italiani hanno rivoluzionato il loro modo di mangiare e diventano più selettivi. Con meno soldi in tasca devono fare delle rinunce, ma se possono non sacrificano la qualità, perché in fin dei conti mangiar bene significa anche stare bene. D'altronde, proprio la cucina è diventato il principale argomento di discussione, mentre nel 2010 era appena al sesto posto, tallonato da viaggi e natura.

Grazie, Master Chef
E' stata battezzata 'food mania' o 'effetto Master Chef', la rivoluzione culturale che ha fatto del cibo, dell'alimentazione e della buona cucina uno degli argomenti di maggiore successo presso il grande pubblico. Cucina e alimentazione sbaragliano la concorrenza anche nelle iscrizioni alla scuola secondaria.

Dai 'programmi cult' del palinsesto TV (se ne contano oltre 20 nella programmazione del digitale terrestre, integralmente dedicati alla preparazione live dei piatti), alla proliferazione in rete dei blog di cucina (10 dei 100 blog più consultati in Italia trattano l'argomento culinario), passando per il boom delle iscrizioni ai corsi di cucina, sempre più numerosi e specializzati: la cucina è il trend del momento.


Negli ultimi anni è stato un fiorire di trasmissioni e programmi dedicati al cibo, che hanno influenzato i comportamenti d'acquisto.


Un consumatore attento

Ma veniamo alla spesa alimentare. Gli Italiani le dedicano il 18% del proprio budget (nel 2013 una famiglia di 3 persone ha speso in media 461 euro), 4 punti percentuali in più della media europea. Comprano più carne di noi solo spagnoli e francesi, mentre in fatto di pesce siamo secondi solo a spagnoli e portoghesi. Nonostante siano ormai 13 trimestri consecutivi (3 anni e 3 mesi) che la spesa alimentare è in contrazione, gli Italiani dimostrano di amare il cibo. Lo dimostrano nella cura con cui vanno a riempire il loro carrello: l'88% pianifica attentamente quando andare a fare la spesa, l'86% confronta i prezzi, mentre il 60% legge attentamente le etichette dei prodotti.


Il consumatore è più attento nelle sue scelte rispetto al passato.

Non solo. L'Italiano si dimostra infatti anche 'formichina' nel fare la spesa: meno sprechi, taglio del superfluo e delle quantità in eccedenza, più prodotti a marchio commerciale e visite più frequenti al discount. A volte si rinuncia all'acquisto, qualora i prodotti più cari sforino il budget. Dall'inizio della recessione, un Italiano su 2 è passato a prodotti più economici del largo consumo, mentre 3 su 4 hanno rivisto le proprie scelte d'acquisto. Dei 5,7 miliardi di euro di cali di vendite alimentari dal 2001 a oggi, 2 miliardi sono dovuti a cali dei volumi d'acquisto, mentre 2,5 miliardi sono invece venuti da un diverso mix di prodotti acquistati.


Ecco come risparmia il consumatore italiano.

Bio, veg, vegan ed etnico: che boom
Accanto a questi comportamenti emergono poi nuovi stili alimentari emergenti: biologico, vegano, etico ed etnico. Il 7,1% degli Italiani si dichiara vegetariano o vegano; un dato interessante, se si considera che ad avere disturbi alimentari tali da rendere necessaria una dieta alternativa è il 2% della popolazione.

L'attenzione alla digeribilità dei cibi genera un +18% nel fatturato della Gdo-Grande distribuzione organizzata per prodotti speciali come i gluten-free o gli alternativi al grano. Si noti poi come nella classifica dei prodotti che hanno registrato la maggiore crescita nelle vendite spiccano in vetta i prodotti senza glutine, aumentati in un anno del 32,1%, medaglia di bronzo invece per le bevande a base di soia (secondo posto per i dolci per le ricorrenze).

Cresce anche l'alimentazione bio, che nel 2014 si stima genererà un giro d'affari nella Gdo di 700 milioni di euro. Idem per l'etnico, e che negli ultimi 4 anni ha sempre registrato crescite del 10% anno su anno o poco più.


In tanti scelgono di essere vegani o vegetariani, anche senza avere disturbi alimentari.


Per il quarto anno consecutivo, il biologico cresce a doppia cifra.

I valori con un posto a tavola
Discorso a parte lo meritano i prodotti etici, che piacciono sempre più: 2 Italiani su 3 li conoscono e il 69% di chi acquista questi prodotti lo fa per le loro caratteristiche e per il sostegno alla causa. D'altronde le famiglie italiane si dimostrano attente agli obiettivi di trasparenza lungo l'intera catena produttiva, tanto che 1 Italiano su 3 (il doppio della media europea) ritiene l'origine più importante del prezzo e della marca. C'è qui un però, perché 4 Italiani su 10 non possono permettersi di acquistare prodotti etici per via del loro prezzo elevato (38%) o perché difficilmente reperibili (37%).


Prodotti etici: in tanti li vogliono, ma rimangono una scelta per pochi.

'Vado a mangiare fuori', oggi è un tabù
Da notare poi come nella rivoluzione dei consumi alimentari sia importante anche il 'dove' si mangia, e più precisamente in casa, tra le 4 mura domestiche. Il 67% degli Italiani ha limitato le proprie uscite fuori casa e le visite al take away (il classico negozio da asporto) sono calate del 10%. Il 41% degli Italiani inoltre cena più spesso con la propria famiglia d'origine, mentre il 43% pranza 'al sacco' sul luogo di lavoro.



Uscire fuori casa a mangiare costa: così è la prima cosa ad essere tagliata.

Ecco il consumatore 2.0
Su tutto pesa poi un'altra importante novità: l'impatto delle tecnologie mobile. Sono 60 milioni i device mobili connessi sulla penisola, quasi uno per ogni abitante e, di questi, 12,3 milioni sono stati acquistati nel 2013, con un incremento del 20,4% nell'ultimo anno. Il 46% degli Italiani usa Internet in mobilità, fuori casa, per 2 ore al giorno, a cui se ne sommano quasi altre 5 da un computer classico. Il 78% usa le rete per cercare informazioni, su prodotti e servizi, il 76% per confrontare i prezzi, il 47% per acquistare in mobilità e ritirare il prodotto al punto vendita, il 36% per condividere su Internet la propria opinione su quanto acquistato. Nell'immaginario del consumatore, Internet e i social media prendono il posto della pubblicità.


A orientare le scelte d'acquisto c'è sempre più la Rete.


Ecco cosa fa su Internet il consumatore 2.0

Ad oggi, l'acquisto di prodotti alimentari su Internet è ancora abbastanza marginale: 1,2% nel 2013, nonostante un +24,3% rispetto all'anno precedente. Tuttavia si stima (fonte Nielsen) che in futuro il 32% delle persone acquisterà in rete prodotti di drogheria alimentare, il 31% bevande, il 17% surgelati, il 12% confezionati freschi, il 10% frutta e verdura, il 7% carne e pesce, il 6% formaggi non confezionati e il 4% pane fresco.


Ecco cosa si compra sulla rete

Promozioni sullo scaffale: si fanno, ma contano poco
Data la situazione, non potevano non esserci delle ripercussioni anche nei punti vendita. Il dato forse più sorprendente è quello delle promozioni che, come rivela la ricerca Coop, nel biennio 2014-2014 sono cresciute ma senza che aumentassero i consumi totali come invece era accaduto negli anni precedenti. "Le promozioni – spiega Marco Pedroni, presidente di Coop Italia – non sono più in grado di trainare i volumi di consumo; oggi vengono ampiamente utilizzate, ma non influenzano i volumi totali. Pensiamo a un nuovo modo di fare promozione, con lo 'Scegli tu', in cui è il consumatore e non la catena a scegliere il prodotto. Su questo, come sulle nuove tecnologie, credo che la distribuzione debba recuperare, perché il consumatore ha dimostrato di essere più avanti rispetto al retailer."

In sofferenza la Gdo
Per la prima volta si riduce l'area di vendita (-0,2%) con solo discount e superstore che registrano un aumento. Nel primo semestre 2014, le vendite della Gdo sono ancora in negativo ma "per la prima volta – spiega Marco Pedroni, presidente di Coop Italia – credo che nel 2015 potremo avere un segno positivo, anche nell'alimentare. Ma non illudiamoci: non torneremo ai livelli di consumo pre-crisi. Va poi fatta una riflessione: nella distribuzione abbiamo tutti registrato un dato negativo nei bilanci 2013 perché in Italia i prezzi all'ingrosso sono cresciuti del 27,9%, e al consumatore del 21%, mentre in Europa questi due valori sono allineati. Senza un sostegno della domanda interna, la tendenza deflazionistica diventerà più grave. In Italia il settore Gdo mostra ancora una bassa concentrazione rispetto ai principali Paesi europei; sarà inevitabile una maggiore concentrazione nei prossimi anni, con crescita dell'efficienza e della dimensione media dei principali operatori."


Durante la presentazione del rapporto. Da sinistra Sonia Blarasin, responsabile legale Coop Lombardia, Marco Pedroni, presidente Coop Italia, Enrico Migliavacca, via presidente vicario di Ancc

Il rapporto 'Consumi e Distribuzione' è stato redatto dall'Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Ref. Ricerche e il supporto d'analisi di Nielsen.

Per consultare l'anteprima digitale del rapporto Coop clicca qui. Il rapporto è anche consultabile da smartphone e tablet scaricando l'app da iTunes (dispositivi iOS) e Google Play (dispositivi Android). Per scaricarne una copia in .pdf, clicca qui.