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Prof. Umberto Mazzucchi et alii

Moria del kiwi nel veronese: come riconoscere attacchi di fitoftore alle radici

La moria del kiwi è contraddistinta da un progressivo deperimento delle piante con esito letale. Mentre i sintomi sulla parte aerea ed eventualmente al colletto sono ben noti ai frutticoltori e già descritti (Mazzucchi et al., 2013; Tacconi, 2013), poco si conosce sullo stato delle radici nei differenti stadi. Estirpando piante morte o in avanzato stato di malattia (foglie avvizzite, filloptosi e carpoptosi in atto) è di comune osservazione grave marcescenza di tutto l’apparato radicale; rare o assenti sono radici attive.

Questa nota ha lo scopo di mettere in luce quali siano i sintomi radicali anteriori alla fase terminale, indicatori della presenza di oomiceti, agenti di marciume delle radichette, spesso del genere Phytophthora, come si è avuta occasione di accertare in un recente monitoraggio (Mazzucchi et al., 2013).

L'attenzione deve essere rivolta alle piante mostranti sintomi sospetti, premonitori: poche foglie su una o più branche mostranti disseccamenti parziali, di colore bruno, associati a deformazioni del lembo, attività vegetativa ridotta, sviluppo ritardato dei frutti anche a seguito di buona impollinazione.

Per attribuire lo stato di malattia ad eventuali infezioni di fitoftore si rende necessario scoprire delicatamente le radici a distanza dal colletto, in zone prossime alla mezzeria dell'interfilare irrigato per scorrimento, dove in base alla età della pianta si ritiene più probabile la presenza dei tratti distali; in caso di irrigazione localizzata lungo il filare si scopriranno le radici in prossimità della zona più inumidita.

Le radici possono essere osservate anche in loco, evitando tagli, lavando tratti intermedi o terminali con il getto d'acqua di una spruzzetta; in caso di radici tranciate di un certo diametro è bene coprire le ferite pennellandole con mastice lasciando poi le estremità esposte all'aria per almeno qualche ora. Gli esiti di eventuali infezioni di fitoftore sono riconoscibili per la presenza di tratti alterati denominabili a scopo divulgativo come "collari" e "code di topo".


Collari (C) e code di topo (T) in radici marcescenti di kiwi affetti da moria.

I collari si presentano come manicotti bruni, lunghi alcuni millimetri, singoli o accoppiati, lungo il percorso di radici di diametro intermedio. Il manicotto è costituito da strati periferici più o meno suberificati di un tratto di corteccia dove il parenchima è stato completamente degradato ("digerito") dai microrganismi terricoli associati alle infezioni di fitoftora; la suberificazione di quei tratti ha ritardato la degradazione microbica. La "coda di topo" è invece il residuo del cilindro centrale più o meno lignificato di una giovane e sottile radice, dove la tenera corteccia è stata degradata in tutto lo spessore. Nei casi di messa a nudo delle radici con violenti getti d'aria o d'acqua localizzati, si possono facilmente perdere i "collari", ma non le "code di topo".

Nei casi monitorati in provincia di Verona, "collari" e "code di topo" sulle radici terminali di piante in fase intermedia di moria si sono dimostrate ben correlate alla presenza di Phytophthora spp., in particolare di P. cryptogea e P. citrophthora. E' verosimile la presenza di altre specie. Alla base delle "code di topo" si sono trovate più frequentemente le zone di transizione tra tessuto sano e alterato, siti favorevoli all'isolamento del patogeno. E' parere degli autori della nota che i due tipi di sintomi possano ritenersi indicatori affidabili della presenza di fitoftore (o di altri oomiceti analoghi) nel terreno del frutteto.

Le fitoftore terricole sono oomiceti necrotrofici, veri e propri flagelli in ambienti forestali e agrari loro favorevoli. Nel terreno si disseminano per mezzo di zoospore biflagellate mobili in acqua fino a qualche mm. In ambiente naturale è stata valutata a 1,5 metri la distanza di disseminazione annuale da una pianta infetta sorgente di inoculo. Questo tipo di disseminazione attiva a breve distanza spiega in parte la distribuzione a chierica nel frutteto e le associazioni di più piante malate lungo un filare. Si comprende facilmente come l'acqua in movimento alla superficie o nei pori intercomunicanti del terreno possa essere vettrice a breve, media e grande distanza degli zoosporangi (le strutture da cui fuoriescono le zoospore) e delle zoospore, ma anche di oospore, elementi di conservazione risultato della loro riproduzione sessuata.

In relazione agli attacchi sulle radichette, riteniamo sia importante segnalare che le fitoftore terricole possono causare anche "infezioni latenti" nel senso che infezioni di radichette a bassa frequenza possono non rivelarsi nella parte aerea e le piante rimanere asintomatiche. Questo tipo di infezioni è stato discusso a proposito della moria delle querce e dei faggi in Europa (Jung, 2009).

Ogni pianta alberga nella propria rizosfera una miriade di microrganismi, tra cui potenziali agenti di infezioni in concomitanza di stress (eccesso di acqua e bassa tensione di ossigeno nel terreno, temperatura adeguata, nel caso delle fitoftore) che da un lato stimolino l'attività riproduttiva del patogeno, dall'altro lato riducano la capacità della pianta di mettere in atto barriere di difesa antimicrobiche efficaci. Una pianta poliennale ben concimata e irrigata di frequente è candidata ad ospitare oomiceti nella propria rizosfera. Assimilando la moria delle piante latifoglie forestali a quella del kiwi, è verosimile che a seguito di ripetuti stress ambientali favorevoli alle fitoftore il numero delle infezioni di radichette possa superare una soglia quantitativa critica ed iniziare a indurre comparsa di sintomi nella parte aerea. Di fatto, osservazioni ipogee di campo indicano che inizialmente, quando sono lesionate solo le parti terminali e periferiche dell'apparato radicale, le parti aeree, possono essere ancora asintomatiche.

I disseccamenti fogliari iniziali della moria e la diminuzione di attività vegetativa, lo sviluppo ritardato dei frutti comunemente riferiti a disfunzione dell'apparato radicale potrebbero in realtà essere indotti direttamente o indirettamente anche dalle abbondanti "elicitine", liberate dalle fitoftore nei punti di infezione, tossine proteiche note per loro effetti sistemici nelle piante (Takemoto et al., 2005).

Foto a lato: Aspetto di una pianta di kiwi nello stadio intermedio della moria. Si notino i disseccamenti parziali e l'accartocciamento dei lembi e la ridotta dimensione dei frutti.

Rilevare precocemente la presenza di sintomi premonitori sulle radichette offre ai frutticoltori occasione di valutare con poca spesa il livello di rischio di moria nel proprio frutteto. Nei casi di ritrovamento positivo, anche in piante non sintomatiche nella parte aerea, sarà opportuno far monitorare il frutteto per la presenza di fitoftore mediante analisi microbiologiche appropriate.

Lavori citati
:
- Jung T., 2009. Forest Pathology 39, 73-94.
- Mazzucchi U. et al.,2013. FreshPlaza, 21/11/2013.
- Tacconi G., 2013. Fruitbookmagazin.it. 16/10/2013. Online.
- Takemoto et al., 2005. Plant Physiology 138 (3), 1491-1504.

Autori:
Mazzucchi U., Mazzucchi A.
Consulenze fitopatologiche VPS Srl
Via Caduti di Cefalonia 15
40024 Castel San Pietro Terme (BO)
Email: fitopatologiavps@gmail.com

Giacopini A.
Agrea Centro Studi Srl
Via Garibaldi 5, Int.16
37057 San Giovanni Lupatoto (VR)
Email: lorenzo.tosi@agrea.it
Data di pubblicazione: