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Di Rossella Gigli

"Consumi e solidarieta': l'usanza del "caffe' sospeso" adattata all'ortofrutta"

Nei bar di Napoli, quella del cosiddetto "caffè sospeso" è stata per molto tempo una tradizione consolidata. Il cliente, ordinando un caffè, poteva decidere di pagarne due, consumandone però uno soltanto. In tal modo, se una persona indigente fosse entrata successivamente nello stesso bar, avrebbe potuto chiedere un "caffè sospeso" (cioè già pagato, ma ancora non consumato) e bersi la sua tazzina senza sborsare una lira.

In tempi di crisi dei consumi e di impoverimento della dieta di molte famiglie italiane a causa delle ristrettezze economiche, potrebbe essere una buona idea rispolverare l'usanza del "caffè sospeso", adattandola però alla vendita al dettaglio di frutta e verdura nei supermercati.

Si potrebbero ad esempio invitare i clienti consumatori a regalare un "chilo simbolico" di frutta o verdura (cioè un paniere costituito da un mix standard di prodotti ortofrutticoli a prezzo fisso) ad una famiglia bisognosa, mediante l'acquisto e la donazione di un buono spendibile in quel determinato esercizio commerciale. In cambio, oltre alla soddisfazione derivante dall'aver compiuto un gesto di solidarietà, il donatore potrebbe ricevere degli incentivi, come l'accredito di punti sulla sua tessera fedeltà del supermercato oppure un gadget o simili.



Le catene di supermercati potrebbero consegnare i buoni spesa agli uffici amministrativi dei rispettivi Comuni e/o alle parrocchie del territorio al fine di distribuirli alle famiglie in difficoltà.

Nei reparti ortofrutta, alcuni cartelloni o display potrebbero tenere il conto dei "kg" donati fino a quel momento, festeggiando poi il raggiungimento di determinati obiettivi - quali ad esempio il traguardo del millesimo chilo di frutta e verdura "trasferito" dalla generosità collettiva alle famiglie più bisognose.

Insomma, una soluzione a costo zero per favorire i consumi di ortofrutta, collegando in più questi prodotti freschi e salutari ad una serie di valori positivi e "civici", dai quali il nostro Paese ha bisogno di ripartire per ricominciare a credere in se stesso.