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Come realizzare il sogno di aprire un'azienda agricola in 10 mosse

Italia: ritorno nei campi, oltre 9.000 nuove aziende nel 2012

Sono 9.170 le nuove imprese agricole nate in Italia, nonostante la crisi nel primo trimestre 2012, con l'agricoltura che è l'unico settore che non ha visto diminuire la presenza percentuale di giovani imprenditori under-30. E' quanto è emerso da una analisi di Coldiretti Giovani Impresa resa nota in occasione dell’Assemblea in riferimento al rapporto sul mercato del lavoro dell'lo (Organizzazione internazionale del lavoro) e l'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per il G20 dei ministri del Lavoro in Messico).

Nel tempo della crisi, il ricambio generazionale in agricoltura è più alto che in altri settori con la presenza di giovani agricoltori che - sottolinea la Coldiretti - è rimasta percentualmente stabile mentre nell'attività manifatturiera si è più che dimezzata negli ultimi 30 anni. Oggi, in un caso su dieci, i giovani imprenditori scelgono proprio il settore agricolo per avviare una attività. Il 33% dei giovani agricoltori italiani si trova in fase di espansione aziendale, al Nord come al Sud, contro il 10% della media nazionale.

Gli under-30 sono particolarmente attivi nell’export, con il 13% dei giovani che vende oltre confine, contro una media nazionale dell’8%. Il 40% dichiara inoltre di aver aumentato il proprio fatturato nell’ultimo anno, secondo un sondaggio Coldiretti/Swg.

Per trasformare in realtà il desiderio di diventare agricoltore, la Coldiretti ha presentato il vademecum su "Come aprire una azienda agricola" per rispondere alla domanda di campagna delle giovani generazioni. Un sogno più facile da realizzare, anche grazie alle opportunità offerte dal decreto sulle liberalizzazioni in cui si prevede - sottolinea la Coldiretti - la possibilità di affitto, oltre alla vendita, dei terreni agricoli demaniali, con prelazione a favore proprio dei giovani agricoltori.

Diventare agricoltori in 10 mosse
1) Avere un’ "idea" d’impresa intorno alla quale sviluppare un progetto di sviluppo. Avere un’idea di impresa agricola significa individuare che tipo di "imprenditore agricolo" si vuole essere o diventare: imprenditore agricolo più "tradizionale" (produzione in un specifico comparto) o più "innovativo" e "diversificato" sfruttando, a 10 anni (18 maggio 2001/2011) dalla sua introduzione, le opportunità offerte dalla legge di orientamento in agricoltura. Inoltre, avere un’idea di impresa significa valutare quali leve strategiche si intendono attivare: innovazione, vendita diretta, reti, territorio, qualità, agroenergie, agriturismo, fattoria didattica.

2) Analisi delle caratteristiche e delle potenzialità aziendali tramite l’osservazione del territorio, del mercato, dei concorrenti e delle normative vigenti. Significa analizzare, servendosi di appositi consulenti le componenti di base per avviare l’impresa agricola, una volta esplicitata l’idea.

3) Confrontarsi con gli altri che hanno già fatto esperienze simili in Italia o in Europa per cogliere le sfumature e focalizzare al meglio le idee.

4) Trasformare l’"idea" in un progetto di sviluppo imprenditoriale. Si tratta di determinare gli obiettivi generali del progetto, quelli specifici, i risultati attesi e le azioni e le risorse necessarie per raggiungerli. Si tratta di farsi redigere da adeguati specialisti e professionisti un Business plan economico finanziario accurato e in grado di reggere al mercato e alle richieste di finanziamento pubblico e privato.

5) Ricerca della fonte di finanziamento. Sulla base dell’idea progettuale valutare la possibile fonte di finanziamento nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale (insediamento giovani, investimenti, qualità, pacchetto giovani). Per l’acquisto di terra verificare la possibilità di un mutuo presso Ismea nel ambito dei finanziamenti della piccola proprietà contadina.

6) Presentazione del progetto per il finanziamento pubblico. Si tratta di fare la domanda per l’accesso al finanziamento unitamente alla presentazione del Business Plan. Necessaria l’assistenza di un centro Caa e la consulenza di un professionista per la parte tecnica. Oggi questo è il punto su cui si incaglia il meccanismo di avvio di un’impresa agricola. Infatti le procedure per accedere alle risorse dei Piani di Sviluppo Rurali (Psr) specificatamente dedicate ai giovani prevedono in media 275 giorni tra l’approvazione del programma e l’uscita del bando; 248 giorni tra la fine della raccolta delle domande e i decreto di concessione del contributo (istruttoria); tra i 18 e i 24 mesi per l’erogazione del contributo.

7) Presentazione del progetto per il finanziamento privato. Numerose banche offrono condizioni vantaggiose per i giovani anche grazie ad accordi con Creditagri Italia, il primo consorzio fidi nazionale, per la ricerca delle migliorie condizioni di accesso al credito e del prodotto finanziario più adatto. Particolare attenzione va riposta nella concessione della garanzie. Si tratta di un assaggio fondamentale per "non giocarsi" il capitale fisico appena costituito o i "risparmi" di papà.

8) Una formazione di base in campo agricolo è importante, ma non decisiva anche perché sono numerosi i corsi di formazione professionale organizzati a livello regionale per acquisire competenze e avere la qualifica di imprenditore agricolo dal punto di vista fiscale. Frequentarli è un modo per apprendere, ma anche per tessere una rete di rapporti con altri colleghi.

9) Per avviare un impresa agricola non sono molti gli adempimenti necessari né i relativi costi dal punto di vista burocratico. Infatti tre sono i passaggi fondamentali:

- Apertura di una Partita Iva presso l’Agenzia delle Entrate.
- Iscrizione al Registro delle imprese, sezione speciale Agricoltura, presso la competente Camera di Commercio se si prevede di realizzare un fatturato superiore ai 7000 euro/anno.
- Iscrizione e dichiarazione presso l’Inps.

10) La burocrazia è un peso non solo nell’avvio, ma anche nell’esercizio dell’attività imprenditoriale. Il settore agricolo è ancora pieno di una pletora di adempimenti quotidiani (che si allungano ad elastico a seconda della branca di attività) che tolgono all'impresa agricola 2 giorni di lavoro a settimana da distrarre dall’attività di impresa vera e propria: 100 giorni l’anno.
Data di pubblicazione: