Per l'uva italiana sembra proprio non esserci tregua. Dopo diverse settimane di contrazione dei consumi, fatta salva una lieve ripresa a inizio ottobre, il settore dell'uva da tavola continua ad affrontare sfide di rilievo legate all'aumento dei costi di produzione, ai vincoli fitosanitari sempre più stringenti e alla debolezza della domanda.
Secondo Giacomo Suglia, presidente di Apeo (Associazione Produttori Esportatori Ortofrutticoli), le imprese stanno operando in un contesto di forte compressione dei margini, aggravato dall'aumento dei costi per la manodopera e della logistica, oltre che dai vincoli fitosanitari che limitano la disponibilità di strumenti tecnici in campo.
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© APEO"Per il comparto, insomma, la situazione continua a presentarsi complessa, con segnali di mercato che evidenziano un rallentamento della domanda interna ed estera. L'uva è un articolo che costa tanto sia nella fase di produzione sia in quella di confezionamento. Se poi a questo si aggiungono le variabili climatiche, di mercato e organizzative, la situazione è presto chiara. Al momento, i prezzi dell'uva risultano mediamente sufficienti solo a coprire le spese di produzione, senza garantire una reale remunerazione al produttore".
Inoltre, le catene di distribuzione non perdono occasione per sollevare contestazioni. Le criticità agronomiche e qualitative, accentuate dalle condizioni climatiche non favorevoli delle settimane precedenti, stanno infatti determinando un incremento delle contestazioni commerciali, con effetti ulteriormente negativi sulla stabilità dei rapporti di fornitura e sulla redditività complessiva del comparto,
"Spesso, la merce viene rispedita indietro al mittente. Una vera offesa al nostro lavoro", commenta Suglia.
Il mercato tedesco, tradizionalmente forte, è in affanno, tanto che, per alcuni operatori, le vendite interne si dimostrano più soddisfacenti rispetto a quelle tedesche.
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Le norme attuali imposte dall'Unione Europea contribuiscono poi al quadro delle difficoltà, limitando l'uso di molecole fitosanitarie che in passato garantivano una migliore copertura. Questo pone gli agricoltori in una condizione di svantaggio produttivo rispetto al passato. La minore protezione fitosanitaria riduce anche la finestra temporale di commercializzazione del prodotto. "Se in passato l'uva italiana poteva essere commercializzata tranquillamente fino a dicembre, oggi basta un po' di umidità per riscontrare le prime difficoltà in campo. La campagna è attualmente completata al 70%".
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