Un prodotto unico, con un legame indissolubile con il territorio e un potenziale ancora in parte da esprimere: così Gabriele Nicotra, direttore generale di Decò Italia, tramite un videomessaggio, ha descritto la clementina della Piana di Sibari nel suo intervento al Clementina Festival. Un manager che alla fine degli anni '90 percorreva queste stesse terre per acquistare le clementine per colossi come Rinascente e SMA.
© Maria Luigia Brusco | FreshPlaza.it
"Per molti produttori, ottenere una certificazione di qualità come l'IGP è il traguardo finale, il sigillo che consacra l'eccellenza. Ma nel mercato globale, affollato di concorrenti agguerriti e consumatori confusi, questa convinzione è una pericolosa illusione". Secondo Nicotra, affidarsi a un bollino è solo il punto di partenza.
Il concetto chiave di Nicotra è una critica radicale: il problema di molte certificazioni è la loro natura "a maglia larga". Se lo standard è troppo ampio e permissivo, l'etichetta diventa solo "un bollino che va bene per tutte le taglie", incapace di garantire quella coerenza di gusto che fidelizza il consumatore. Per costruire un brand autentico, le maglie devono essere più strette e i controlli più scrupolosi, assicurando una promessa di eccellenza senza compromessi.
Inoltre, la fiducia nella superiorità del prodotto deve essere incrollabile e fondata sull'esperienza sensoriale. Nicotra è certo che, in un confronto diretto, il sapore unico della clementina calabrese, in particolare della Piana di Sibari, surclasserebbe senza difficoltà quello di una qualunque clementina spagnola. "La natura e il territorio conferiscono un vantaggio competitivo che non può essere replicato. È questa certezza l'arma di marketing più potente, un'esperienza che parla direttamente al consumatore in un linguaggio universale".
Il dettaglio che separa un buon prodotto da un brand d'élite è la variabilità del sapore all'interno della stessa area IGP. Nicotra sottolinea come un "territorio scosceso con un certo tipo di drenaggio" possa conferire al frutto un gusto completamente diverso rispetto a un "prodotto pianeggiante". È questa qualità superiore, nata da una specifica zolla di terra, che deve essere protetta e valorizzata. Ma per farla conoscere al mondo, non basta che sia buona: deve essere disponibile.
© Maria Luigia Brusco | FreshPlaza.it
Per competere sui mercati internazionali, specialmente nel Nord Europa, la qualità da sola non basta. Servono due elementi logistici cruciali: l'allungamento della stagione produttiva e la capacità di fornire grandi volumi. L'introduzione di varietà tardive è fondamentale per estendere il periodo di consumo e garantire una presenza costante sugli scaffali. Nicotra ricorda con lucidità come negli anni '90 fosse un'impresa "mettere insieme un autotreno" di clementine. "Oggi, grazie agli investimenti di grandi aziende, la capacità produttiva è cresciuta esponenzialmente. Questa è la visione strategica necessaria per passare da eccellenza locale a protagonista globale".
L'ultimo aspetto riguarda la promozione. La strategia, nelle parole di Nicotra, deve essere un martello: "Dovete picchiare duro sempre sullo stesso punto". Il martello non è forza bruta, ma precisione e costanza. Simboleggia una strategia di marketing che rifiuta la dispersione e concentra ogni risorsa su un unico, decisivo punto di contatto: l'esperienza diretta del sapore. "Nelle scuole, sui media o nei punti vendita, l'unica promozione che conta è quella che passa attraverso il palato e crea un ricordo".