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Da prodotto di nicchia a commodity: come reagire alla perdita di valore del melone gialletto

La stagione del melone gialletto, similmente all'anguria e al melone tradizionale, ha dovuto affrontare problematiche importanti nell'ultima campagna. Pietro Campo, co-amministratore della Segestano s.r.l. agricola, ha recentemente condiviso il proprio bilancio. Il quadro che emerge evidenzia una chiara dicotomia tra l'eccellente qualità del prodotto in campo e la risposta commerciale.

La produzione, infatti, registra una qualità superiore rispetto agli anni passati, grazie a condizioni climatiche più miti, con picchi di calore meno prolungati. "La pianta ha lavorato bene - dice Pietro Campo - e i meloni hanno raggiunto gradi Brix molto alti, con colore ottimo e pezzature uniformi. Nonostante questa eccellenza qualitativa, il mercato non ha risposto positivamente, soprattutto nella parte centrale della campagna".

© Az. Agr. Segestano

L'imprenditore spiega che la causa di questa difficoltà non è legata alla disponibilità, ma piuttosto a fattori esterni, e riporta una profonda delusione tra i produttori: "Ci sono stati per il 70% della campagna prezzi al di sotto dei costi di produzione, quindi c'è anche molta insoddisfazione".

L'azienda Segestano attribuisce la stagnazione dei consumi a un diffuso maltempo che ha interessato l'Europa e il Nord Italia durante i mesi estivi, dato che i meloni sono particolarmente sensibili agli influssi climatici. La riduzione dei prezzi non ha stimolato un maggior consumo, indicando che il problema non è solo legato al costo. "La contrazione dei consumi - dice Pietro Campo - riflette anche una diversa scelta da parte del consumatore, che tende a orientarsi verso il risparmio nell'acquisto di frutta e verdura, in un contesto di minore potere d'acquisto generale. Il rallentamento estivo è percepibile anche nel settore HORECA (alberghi, ristoranti e catering), dove il pienone si è raggiunto spesso solo nel fine settimana e con prenotazioni dell'ultimo minuto".

In termini di volumi produttivi, l'areale siciliano torna alla normalità, per il melone gialletto, dopo qualche anno di minori rese. L'azienda Segestano movimenta circa 3mila tonnellate all'anno di produzione propria, senza ricorrere a conferitori terzi. Il 30% della produzione totale è destinato all'esportazione, con i paesi più significativi che sono Germania, Francia e Polonia. La competizione, invece, è avvertita principalmente a livello nazionale, in particolare da areali pugliesi.

© Az. Agr. Segestano © Az. Agr. Segestano

L'intervistato analizza la traiettoria di mercato del melone gialletto, evidenziando il suo progressivo allontanamento dalla dimensione di prodotto di nicchia. Storicamente confinato alle province di Trapani e Palermo, il gialletto è oggi una referenza che la grande distribuzione organizzata (GDO) richiede e inserisce a scaffale anche all'estero, associandolo al "Canary Melon" d'importazione. Questo rende il prodotto visibile tutto l'anno. Questo maggiore interesse, tuttavia, porta con sé la necessità di gestire l'offerta in modo equilibrato per evitare squilibri di mercato: "Se magari la domanda del gialletto cresce ogni anno del 3%, dobbiamo stare attenti a non produrre un 10% in più in tutto il paese, altrimenti giustamente si creano poi delle problematiche", nota l'esperto.

© Az. Agr. Segestano © Az. Agr. Segestano

Nonostante l'alta qualità del prodotto, rinomato per la sua maggiore durabilità e conservazione (caratteristiche conferite dai terreni argillosi tipici della zona, che danno più struttura al frutto), la logistica è l'ostacolo principale, per la produzione siciliana. Essendo situata nella provincia di Trapani, Segestano opera in un contesto logisticamente svantaggiato, e le spedizioni avvengono principalmente via mare dal porto di Palermo.

© Az. Agr. Segestano © Az. Agr. Segestano

Per valorizzare l'unicità del proprio areale e resistere alle pressioni del mercato, Segestano ha avviato, insieme ad altre imprese e al GAL "Valle del Belice", un iter significativo per l'ottenimento, tramite un Consorzio di Tutela, della certificazione di Indicazione Geografica Protetta (IGP). L'obiettivo è spingere la GDO a riconoscere il prodotto come superiore, dato che oggi le catene non lo considerano un prodotto premium. L'iter è stato avviato con la creazione del comitato promotore e la stesura dei disciplinari. Secondo Pietro Campo, ottenere l'IGP è fondamentale per il futuro territoriale: "Questo per noi può essere un modo non tanto per crescere in valore, ma un motivo per resistere come territorio".

Per maggiori informazioni:
Segestano s.r.l. agricola
C.da Gallitello
91013 Calatafimi (TP)
+39 3339227655
[email protected]
www.segestano.com

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