Il quadro dei costi di produzione della frutta invernale per la campagna 2024/25 restituisce un'immagine articolata, con differenze significative tra le colture e i principali areali di riferimento. Le arance siciliane, le clementine calabresi e i kiwi laziali mostrano andamenti divergenti sia nei livelli dei costi sia nei rapporti con i prezzi di mercato, confermando come il contesto produttivo italiano rimanga fortemente condizionato dal clima, dalla struttura aziendale e dalle scelte agronomiche. A rivelarlo un recente documento Ismea.
Arance
Per le arance, il cluster analizzato riguarda aziende siciliane con superfici tra 10 e 20 ettari, in particolare sul Tarocco. Il costo medio di produzione si è attestato sui 7.018 euro per ettaro, con una resa media di 26,5 tonnellate. La voce più pesante rimane la manodopera, che incide per quasi la metà dei costi complessivi, seguita da energia e acqua. Rapportando i dati alla produzione unitaria, il costo medio per chilogrammo si aggira su 0,26 euro, contro un prezzo medio di 0,44 euro, con un differenziale positivo attorno al 60%.
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Clementine
Le clementine mostrano un profilo diverso. In Calabria, dove si concentra oltre i due terzi della produzione nazionale, il costo medio ha raggiunto i 7.874 euro per ettaro, con una resa media di 24,5 tonnellate. Anche in questo caso la manodopera pesa oltre il 50% dei costi, ma la struttura aziendale, spesso di dimensioni ridotte, e la gestione integrata incidono sull'incidenza di fitosanitari e concimi, che insieme rappresentano quasi un quinto della spesa totale. Su base unitaria il costo si ferma a 0,32 euro/kg, mentre il prezzo medio riconosciuto dal mercato arriva a 0,61 euro, con un margine positivo che supera il 110%.
Kiwi
Il kiwi, infine, evidenzia la forbice più marcata. Nel Lazio, e in particolare nel distretto di Latina, il costo medio di produzione per la varietà Hayward è di 12.147 euro per ettaro, con una resa media di 24 tonnellate. Qui la manodopera vale circa un terzo del totale, ma incidono fortemente i lavori conto terzi e i costi fissi legati agli impianti, che da soli assorbono più di un terzo della spesa complessiva. Il costo unitario risulta quindi di 0,51 euro/kg, mentre il prezzo medio si colloca a 1,50 euro, garantendo un differenziale positivo del 200%.
Scarica qui il documento Ismea.
Per maggiori informazioni:
www.ismeamercati.it