Un passo decisivo nella lotta alla crisi climatica e alla scarsità idrica che affligge il settore primario: è stato completato e collaudato l'adeguamento funzionale del Distretto 11 Fortore a San Severo, nel Foggiano.
L'impianto, realizzato dal Consorzio per la bonifica della Capitanata e AQP – Acquedotto Pugliese, è definito il più grande complesso impiantistico della Puglia e segna un vero "cambio di passo" nella gestione idrica collettiva.
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Il nuovo sistema offre una potenzialità di oltre 3 milioni di metri cubi d'acqua affinata destinata all'uso agricolo. Questa risorsa cruciale, recuperata da acque reflue che prima venivano disperse a mare, servirà 4.000 aziende agricole che operano su 7.000 ettari nel territorio dell'Alto Tavoliere. L'impianto consente di recuperare circa 100 litri d'acqua al secondo da destinare all'irrigazione.
Questo intervento giunge in una provincia che, a causa delle estati più calde mai registrate, ha dovuto sacrificare l'agricoltura irrigua per preservare l'acqua potabile. Il riutilizzo dell'acqua reflua, finanziato con 20 milioni di euro regionali, rappresenta un investimento per l'agricoltura e per l'ambiente.
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Il progetto di Foggia è considerato un "esempio virtuoso". ANBI (Associazione Nazionale Consorzi) ribadisce l'importanza di unire le competenze dei Consorzi di bonifica e dei gestori idrici, lavorando per utilizzare tutte le acque reflue riutilizzabili.
Il direttore generale ANBI, Massimo Gargano, ha sottolineato l'impegno a garantire la salubrità del cibo e la tutela dell'eccellenza del made in Italy agroalimentare.
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Guardando al futuro, il Consorzio per la bonifica della Capitanata prevede di inaugurare impianti analoghi a Foggia e in altri importanti centri della provincia dauna, con l'obiettivo di arrivare a utilizzare almeno altri 15 milioni di metri cubi d'acqua.
Il presidente ANBI, Francesco Vincenzi, ha infine collegato l'iniziativa alla necessità di una strategia nazionale, rilanciando la proposta di avviare il Piano Nazionale Bacini Idrici Mutifunzionali per aumentare la capacità italiana di trattenere le acque piovane, che attualmente è all'11% contro oltre il 30% di Spagna e Francia.