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Luigi Pasotti (SIAS): "Indipendentemente dalle piogge, l'aumento termico riduce la disponibilità idrica di base"

Bilanci idrici penalizzati dall'aumento dell'evapotraspirazione

La gestione della risorsa idrica e l'impatto dei cambiamenti climatici sull'agricoltura siciliana continuano a rappresentare un tema di centrale importanza per gli operatori del settore ortofrutticolo. Luigi Pasotti, agrometeorologo del SIAS (Servizio informativo agrometeorologico siciliano), fa il punto della situazione.

Luigi Pasotti

Dinamiche stagionali e la distinzione tra colture
Analizzando l'andamento recente, Pasotti ha specificato che la stagione in corso (2025) presenta dinamiche diverse rispetto all'anno meteorologico precedente, in particolare al 2024, che per la Sicilia è stato "l'anno più caldo della storia meteorologica".

Le piogge invernali e primaverili hanno fortunatamente offerto un anno generalmente positivo per i seminativi (foraggi, cereali, leguminose), con produzioni anche superiori alla media degli ultimi 5-6 anni. Questa positività è dovuta al fatto che le precipitazioni durante l'inverno e parte della primavera sono state vicine alle medie, sebbene con differenze marcate, con meno pioggia registrata nella Sicilia occidentale rispetto a quella orientale.

© SIAS

Persistenti difficoltà per le colture irrigue
Tuttavia, il quadro cambia drasticamente per le colture irrigue, le cui esigenze dipendono dalle riserve idriche accumulate. Nonostante le ondate di caldo siano state meno estreme rispetto agli anni precedenti, le risorse idriche a disposizione sono risultate scarse.

Queste difficoltà si sono sentite in modo particolare negli invasi della Sicilia occidentale. L'agrumicoltura della provincia di Agrigento, inclusa l'area della DOP Arancia di Ribera, e la viticoltura del Trapanese, hanno scontato una disponibilità di risorse irrigue decisamente scarsa, aggravata in alcuni casi da problemi infrastrutturali legati a invasi strategici, limitando le possibilità di effettuare irrigazioni di soccorso.

© SIAS

Un elemento di differenza rispetto al 2024 riguarda le pezzature dei frutti: l'anno scorso le lamentele sulla dimensione dei frutti erano state molto forti, tanto che molte aziende avevano dovuto conferire all'industria, soprattutto in Sicilia orientale. In alcune aree, la Sicilia orientale ha goduto di piogge relativamente abbondanti e la disponibilità idrica fornita dai Consorzi di Bonifica ha permesso almeno due interventi irrigui completi con acque di buona qualità, contenendo i problemi di pezzatura che si sono invece manifestati in misura maggiore nella Sicilia occidentale. L'agrometeorologo ha tuttavia sottolineato che l'utilizzo di acque di qualità non ottimale può portare a una "risposta fisiologica negativa".

Qualità dell'acqua e intrusione salina
Riguardo alla risalita del cuneo salino, il problema siste in diverse zone circoscritte, come la fascia costiera meridionale e trapanese e alcune aree del Siracusano. Queste aree costiere affrontano problemi sulla qualità delle acque irrigue dovuti all'elevata conducibilità elettrica, limitando l'utilizzo di risorse idriche sotterranee.

Tuttavia, la problematica più consistente per la Sicilia è la scarsità generale delle risorse, che ha portato a un sovrasfruttamento delle acque di falda negli ultimi anni. Anche senza problemi di intrusione salina, l'utilizzo di queste acque profonde, a differenza delle acque superficiali che sono generalmente di migliore qualità, porta spesso a contenuti salini relativamente elevati.

Un altro fronte problematico per il settore è costituito dalla presenza di organismi nocivi: nella zona del Trapanese, ad esempio, sono state registrate "pullulazioni di cicaline devastanti" che hanno causato deperimenti fogliari e perdite significative di vigore e produttività.

Strategie di adattamento e criticità infrastrutturali
In un contesto di crisi idrica, l'investimento in bacini aziendali per la raccolta delle acque piovane si è rivelato una strategia fondamentale e "pagante". Questa pratica, già diffusa, ha ricevuto ulteriore impulso grazie ai bandi ad hoc della Regione. Pasotti ha evidenziato che chi ha potuto ha investito molto volentieri in questa strategia, che ha permesso ad alcuni agricoltori di accumulare l'acqua del periodo invernale, evitando che l'anno in corso si rivelasse drammatico come il precedente.

L'agrometeorologo ha insistito sul fatto che il problema della scarsità idrica non è solo infrastrutturale. Sebbene sia innegabile l'impatto negativo delle reti di distribuzione con perdite inaccettabili e degli invasi non mantenuti nella loro piena capacità, che renderebbero il sistema più resiliente, il vero ostacolo strutturale è legato ai cambiamenti climatici di base.

© SIAS

La minaccia strutturale dell'aumento termico
Il quadro a lungo termine è preoccupante a causa del continuo aumento dell'evaporazione e dell'evapotraspirazione. Un aumento delle temperature limita la possibilità di accumulare acqua negli invasi e riduce la quantità di pioggia che i suoli riescono ad assorbire.

Secondo Pasotti, la media dell'evapotraspirazione degli ultimi 10 anni è già tale da equivalere "a un mese di piogge in meno" rispetto al decennio precedente.

Il rischio maggiore per il futuro è rappresentato dall'aumento delle temperature. L'esperto ha concluso sottolineando che è questa la preoccupazione maggiore: "l'aumento delle temperature al di là di quello che è l'andamento delle piogge, perché questo sì, ne siamo certi, continuerà a incidere". Se le temperature continueranno ad aumentare con il trend di 0,4°C ogni 10 anni, la disponibilità idrica dei sistemi agricoli verrà alterata anche se le piogge dovessero restare nella norma.

Questo aumento incide anche su processi fisiologici importanti per le colture, come il bisogno di ore di freddo per le piante e l'escursione termica per la pigmentazione, come nel caso dell'arancia rossa. Attualmente, i periodi di freddo, seppur brevi, sono stati sufficienti a non interferire sui processi metabolici che producono gli antociani, mantenendo lontana la situazione da un "allarme vero e proprio" per la pigmentazione, ma il rischio persiste nel lungo periodo.

Tutti questi fenomeni contribuiscono, inoltre, alla perdita delle sostanze nutritive del suolo, aprendo un ulteriore fronte problematico con cui i produttori ortofrutticoli dovranno confrontarsi.

Per maggiori informazioni:
SIAS - Servizio Informatico
Agrometeorologico Siciliano
Luigi Pasotti
[email protected]