Da alcuni anni, i trasportatori segnalano ritardi gravi nei centri logistici della GDO, con mezzi costretti ad attese di ore per lo scarico. Nonostante il recente intervento del legislatore, che ha introdotto nuovi limiti e indennizzi specifici, la situazione continua a generare costi elevati, rallentare la filiera e compromettere l'equilibrio nei rapporti tra distribuzione e fornitori. Dal 3 giugno, il Decreto Infrastrutture ha ridotto a 90 minuti il tempo massimo di attesa, oltre il quale scatta un indennizzo automatico di 100 euro per ogni ora o frazione di ritardo. Tuttavia, questa previsione pare disattesa nella realtà. Dopo gli articoli dei giorni scorsi (cfr. 30/06/2025 e 1/07/2025) interviene l'avvocato Gualtiero Roveda.
Freshplaza (FP): I tempi di scarico presso le piattaforme logistiche paiono un problema strutturale, che il legislatore non riesce a risolvere.
Gualtiero Roveda (GR): È così. Stando a quanto riferito, in molti casi i camion attendono 3 o 4 ore, rallentando i giri, aumentando i costi e creando tensioni sulla regolarità dei trasporti. Non è più un disservizio occasionale, ma un modello disfunzionale che si ripete sistematicamente, spesso a danno di operatori che hanno poca voce in capitolo.
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FP: La normativa, però, è chiara. Perché non viene applicata?
GR: Il motivo è l'asimmetria contrattuale. I soggetti più deboli della filiera temono ritorsioni se formalizzano richieste di indennizzo. In teoria c'è un diritto, ma nella pratica nessuno lo fa valere, per non compromettere i rapporti commerciali.
FP: Quindi servirebbe una forma di vigilanza esterna?
GR: Esattamente. Non si può delegare l'applicazione di una norma imperativa a chi è in posizione debole. Il rispetto dei tempi di scarico dovrebbe essere verificato da ispettori ministeriali, con controlli mirati, come avviene per i tempi di guida degli autotrasportatori. Solo così la regolamentazione può funzionare davvero.
FP: Oltre all'aspetto legale, ci sono altri effetti di questa inefficienza?
GR: Sì, e le ricadute sono tutt'altro che marginali. Ritardi nelle consegne, riduzione dell'efficienza dei viaggi per camion e autisti, spreco di tempo e carburante, aumento del traffico. Il tutto in evidente contrasto con i principi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG) tanto evocati. Come si può parlare seriamente di transizione sostenibile se un mezzo rimane bloccato mezza giornata per consegnare una o due pedane?
FP: Un altro tema è quello della solidarietà. Se non sbaglio, in caso di inefficienze il vettore può rivalersi direttamente sul caricatore, che però difficilmente agirà contro la GDO.
GR: È proprio questo uno dei possibili effetti paradossali della normativa: finisce per penalizzare i soggetti più deboli della filiera, che si trovano esposti a responsabilità, senza avere la forza per riequilibrare il rapporto con i clienti più forti.