In vaste zone costiere della Romagna, in particolare dalla provincia di Ravenna a quella di Rimini, vi è una produzione che negli anni è andata aumentando, anche per sostituire il declino di altre coltivazioni, specie quelle frutticole. Si tratta di un tubero che vuole darsi un'identità mediante la dicitura "Patata della Riviera Romagnola". È un prodotto precoce, richiesto da alberghi, ristoranti e mercati locali della Riviera, contribuendo all'offerta gastronomica che accompagna la stagione turistica.
Daniele Montemaggi e il figlio Federico
"La Patata della Riviera Romagnola è una produzione storica, che merita di essere riconosciuta e rilanciata - spiega Bruno Parisi del Crea - Da anni collaboriamo con i produttori dell'areale costiero romagnolo, caratterizzato da raccolte anticipate, grazie al clima mite. Qui si è sempre cercata una patata capace di ingrossare rapidamente i tuberi, per arrivare pronta all'inizio della stagione turistica. Se un tempo la varietà più diffusa era la Jaerla, oggi abbiamo individuato nuove varietà, più resistenti e performanti, che conservano le caratteristiche di precocità e qualità richieste dal mercato locale. La patata novella della Riviera, scavata giovane e senza frigoconservazione, è ricca di vitamina C e rappresenta un esempio autentico di filiera corta, con un mercato attivo per circa un mese e mezzo e un forte legame con il territorio".
L'agricoltore Daniele Montemaggi di San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena), vice presidente Confagricoltura FC-RN, afferma che "nel territorio sono coltivati più di 200 ettari di questo tubero. Potrebbe diventare una referenza di punta dell'agricoltura romagnola a chilometro zero, perfettamente integrata con l'economia turistica della Riviera. Confagricoltura vuole essere il motore di questo rilancio, affiancando i produttori nella valorizzazione commerciale, nella promozione del prodotto e nella costruzione di un'identità chiara e distintiva. Investire sulla Patata della Riviera Romagnola significa sostenere contemporaneamente agricoltura, turismo e territori. Grazie al Crea, si è individuato un set di nuove varietà che mettiamo a disposizione dei produttori che vogliano investire in questa produzione".