"La campagna delle pesche, ma in generale di tutta la frutta estiva risente - causa siccità ed elevate temperature - di volumi produttivi sotto la media degli anni precedenti. In particolare, in Sicilia la grandinata di fine agosto – nelle zone di Agrigento e Canicattì - ha decimato gran parte della produzione di pesche, pertanto sono saltate tutte le previsioni sui quantitativi, con una perdita di un terzo della produzione di pesche". A dichiararlo è Giovanni Scavo, responsabile commerciale della cooperativa siciliana Il Girasole, il quale aggiunge
"All'indomani della grandinata le produzioni indenni - ovvero quelle che non hanno subito danni - ma con quantitativi disponibili inferiori a quanto ci si aspettava hanno influenzato i prezzi di mercato. Nello specifico nella grande distribuzione organizzata abbiamo rilevato prezzi a scaffale maggiorati del 10%, mentre nei mercati ortofrutticoli l'incremento è stato del 20%".
"A causa delle problematiche climatiche descritte in precedenza, la campagna della frutta estiva si concluderà anticipatamente rispetto agli anni precedenti, ovvero prima del 15 ottobre. Nel panorama della frutta estiva, fa eccezione positiva la campagna della pera Coscia, che rispetta le previsioni sui volumi, grazie a una buona allegagione in un'annata di carica. Si tratta di un frutto che il consumatore apprezza sempre di più, pertanto incontra nel mercato interno - nonostante da altri areali di produzione - un crescente apprezzamento sia nei canali tradizionali sia nella grande distribuzione".
La pera Coscia è morbida e succosa, dal raffinato retrogusto. Viene coltivata, tra le alte zone, anche nell'areale di Bronte e di Maniace (CT) ed è molto apprezzata, soprattutto se consumata al giusto grado di maturazione. Naturalmente bisogna entrare nell'ottica che si tratta di una pera che - rispetto alle altre varietà - è di piccola pezzatura. Parliamo di una specie tornata in auge dopo il declino degli anni novanta. Sono disponibili a marchio sia sfuse che in confezione da 500 g e 1 kg".
"Sul piano commerciale - conclude Giovanni Scavo - anche a voler essere ottimisti, per il settore ortofrutticolo non è un bel momento. In campagna permane la difficoltà a reperire manodopera per la raccolta dei frutti che, arrivati in linea, prevedono costi di lavorazione talvolta superiori anche del 30%. Costi vivi che, di fatto, vanno a erodere la marginalità, già bassa in partenza. I prezzi in campagna, in realtà, sono adeguati rispetto allo scorso anno. Tuttavia non si riesce a dare ai produttori e ai distributori quel valore aggiunto che consentirebbe loro di coprire gli aumenti che si registrano su tutti i fronti: dalla risorsa idrica per le aziende che non dispongono di pozzi o invasi, ai concimi, agli imballi ai trasporti".
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