"Si tratta di una fase congiunturale propizia o è qualcos'altro che sta favorendo la campagna delle uve da tavola tradizionali siciliane in questo momento?" La domanda, posta da Vincenzo Di Piazza, presidente dell'Associazione uva da tavola siciliana, è forse retorica, ma vuole nel contempo "interrogare il comparto in un momento in cui la campagna produttiva e commerciale sembra andare a gonfie vele, rispetto agli ultimi 5 anni".
Vincenzo Di Piazza
"Se i limiti strutturali del settore uva da tavola continuano a determinare una scarsa valorizzazione del prodotto - osserva Di Piazza - con una carenza organizzativa sul piano commerciale e, prima di ogni altra cosa, con una scarsa aggregazione, oggi i problemi sembrano superati. Ma è proprio così?"
Certamente l'annata 2023 può considerarsi soddisfacente e, se non altro, aiuta le aziende a recuperare forza economica, dopo che negli ultimi cinque anni hanno visto, per svariati motivi, il loro prodotto perdere valore, specie l'uva con semi.
"Il riferimento ovviamente va alle uve tradizionali - conferma il presidente - cioè quelle con seme che, in una logica più ampia sul piano della competitività, vedono oggi invece prevalere le uve apirene. Veniamo, dunque, da un periodo in cui si diceva che le uve con seme erano superate, praticamente da estirpare in favore di quelle più moderne senza semi. Allora perché quest'anno le varietà tradizionali stanno andando così bene sui mercati? La risposta è semplice, senza cadere nella banalizzazione di quello che è il concetto di qualità, e ce la fornisce il mercato stesso: se un prodotto è buono, allora sarà attraente per il consumatore e quindi si venderà con una certa facilità e soddisfazione economica".
Ma c'è anche da considerare il fatto che le piogge tra maggio e giugno hanno avuto come esito una riduzione delle rese produttive. "Certamente è così - risponde l'agronomo - Il clima ha influito parecchio riducendo le quantità disponibili, ma favorendo al contempo la qualità delle uve. Specialmente la varietà Italia che, con soli 20-25 kg per pianta, ha potuto quest'anno esprimere appieno le sue caratteristiche organolettiche, a partire da quell'aroma tipico di moscato che non si può riscontrare in nessun'altra varietà. Perché allora non riqualificare, pur lasciando il dovuto spazio al progresso, questi vigneti?"
Videointervista
Gli esiti favorevoli della campagna inducono il comparto a compiere delle riflessioni sulla valorizzazione del prodotto e sulla qualità. Spunti che lasciano ampi spazi rispetto alle lacune di cui il comparto soffre, da un lato, e, alle opportunità di mercato che comunque le uve tradizionali possono ancora avere, dall'altro.