Riutilizzare i sottoprodotti del ficodindia ai fini della bioeconomia, coniugando le sfide delle imprese con il tema della sostenibilità ambientale: questo il fine del progetto EbioScart, che si è concluso nei giorni scorsi, a Biancavilla in Sicilia, con una valutazione economica.
Le attività hanno avuto avvio con una visita presso l'OP La Deliziosa, partner del progetto, che ha ospitato un'innovativa linea di macchinari con cui sono state separate ed estratte le diverse componenti dei ficodindia. A seguire, si è svolto un convegno per presentare i risultati finali delle attività progettuali per la valorizzazione degli scarti di ficodindia e le prospettive del comparto, a completamento della filiera. Nel corso dei lavori è emerso "il valore notevolmente più elevato dei bio prodotti estratti dai ficodindia siciliani, rispetto a quelli ottenibili dai ficodindia raccolti in qualsiasi altra parte del mondo, a conferma di una strada, quella tracciata da Ebioscart, non solo percorribile ma anche vantaggiosa".
I protagonisti del progetto in una foto di gruppo
EBioScart è un progetto finanziato dalla sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2023, e ha coinvolto l'Università di Catania, Di3A, soggetti appartenenti alla filiera ma estranei alla produzione come Ficurinia Srl e Promotergroup Spa, e le aziende di tre poli produttivi siciliani: Sud Ovest Etneo (Catania), Santa Margherita del Belìce (Agrigento), e Roccapalumba (Palermo).
La Sicilia produce la maggiore quantità di ficodindia, in Italia, rappresentando il 97,8% della produzione nazionale, con 150mila tonnellate annue e oltre 8mila ettari di superficie. Il 10% di questi frutti, al di sotto degli 80 grammi, e dunque non idonei alla commercializzazione, costituiscono una biomassa importante, ricca di componenti utili in vari settori come cosmesi, nutraceutica, farmaceutica e agroalimentare. Il ficodindia, dunque, potrebbe trasformarsi in una risorsa importantissima sia dal punto di vista economico sia per la tutela ambientale. I bio prodotti estratti e valorizzati nell'ambito di un'azienda multifunzionale accrescono il reddito di impresa, rendono più forte l'azienda, permettendole di rimanere attiva, evitando l'esodo rurale e lo spopolamento delle aree di montagna e di collina.
Le aziende che riescono ad attivare questi processi virtuosi diventano presidio dei territori, contribuendo in maniera significativa ad evitare il dissesto ambientale. Il progetto non ha un valore solo per l'aumento della capacità economica dell'azienda ma ha anche ripercussioni positive sull'ambiente.
La validazione economica dell'investimento
Il ficodindia è diffuso a livello globale e la Fao lo individua come la specie del millennio. Nei Paesi del bacino del Mediterraneo gli investimenti di ficodindia stanno crescendo notevolmente, sotto la spinta dei francesi interessati ai bio prodotti di ficodindia utilizzabili in diversi contesti. Ma la qualità di un bio prodotto da frutti siciliani è superiore. La nostra validazione è partita da una ricerca di mercato, ha guardato la realtà e i magazzini di produzione dell'Etna e una trasformazione green, e abbiamo constatato che il processo è realizzabile e che produce reddito e occupazione. Va a vantaggio dei territori, risolve un problema concreto delle imprese e riesce, con una capacità di trasformazione di 300 tonnellate, a ripagare l'investimento realizzato nell'arco di cinque anni".
Il Di3A dell'Università di Catania, nel contesto, ha dimostrato che "i frutti di ficodindia e i sottoprodotti da essi derivati potrebbero rappresentare una strategia per la parziale o totale sostituzione dei conservanti di sintesi nelle carni fresche; gli estratti di ficodindia ottenuti con l'impiego di microonde possono infatti essere addizionati a succhi e bevande, al fine di stabilizzarne il colore riducendo tempi e temperature del trattamento termico; gli estratti di ficodindia, ad elevato potere antiossidante, possono essere impiegati per formulazione di alimenti funzionali. Importante infine anche l'utilizzo del digestato per efficientamento biodinamico del suolo".