"Sono molto preoccupato. Le condizioni meteo nel Fucino hanno impedito di effettuare i trapianti di maggio per diversi giorni. Credo che da metà luglio a metà agosto le quantità di finocchio disponibili sul mercato saranno molto limitate". Lo afferma Vittorio Caligari, di Finò, reduce da una visita nel Fucino, l'area abruzzese dove si coltiva il finocchio in estate.
"Vorrei far capire a tutti gli operatori della filiera - precisa Caligari - che il finocchio è sottoposto agli stress del maltempo in maniera più netta di altre referenze e questo perché è molto più delicato. Negli ultimi tre anni, le condizioni meteo hanno flagellato questa coltura o per temperature troppo alte, o per eccesso di pioggia in primavera o per siccità in inverno, sta di fatto che ogni programmazione è quasi sempre saltata, con conseguenze negative per le quotazioni".
Vittorio Caligari
Il finocchio è una coltivazione tipicamente italiana, anche se Paesi Bassi, Francia e Belgio hanno una discreta tradizione specie nell'estivo. Anche in Spagna vi sono coltivazioni.
"Alla luce di ciò - prosegue Caligari - nello scorso mese di maggio in Fucino si sono avuti 15 giorni di pioggia che hanno impedito agli agricoltori di entrare in campo per trapiantare. E ciò significa che avremo un vuoto di forniture fra luglio e agosto. Sarà una mancanza generalizzata, perché in estate quella del Fucino è l'unica zona d'Italia in cui si produce in maniera sistematica e su tanti ettari".
In queste ultime settimane, il finocchio ha raggiunto quotazioni altissime, fino a 3 euro all'ingrosso, in quanto scarseggia. "Sono cifre che non fanno bene a nessuno. Le rese in campo sono bassissime, per via dell'andamento meteo, in particolare delle piogge eccessive. Ma credo che ormai sia giunto il momento di riflettere e fare scelte strategiche".
Con 'scelte strategiche' Caligari intende anche scegliere nuove varietà che siano più adattabili al meteo. "Il finocchio è sensibile alla luce, al fotoperiodo, e ogni varietà è 'programmata' per una zona e un momento stagionale. Ad esempio: se in autunno vi sono sempre giornate di sole e temperature primaverili, la varietà adatta ai climi autunnali ne risente in rese e qualità. E ciò poi provoca surplus produttivi, pezzature piccole e una insoddisfazione generale".
Che fare, quindi? "Occorre ripensare anche la genetica, affinché le varietà siano più rustiche, più adattabili agli eventi estremi del meteo, anche se ciò può significare minore perfezione estetica, una minore 'eleganza' all'occhio. Servono varietà buone da mangiare, croccanti e adattabili al clima, anche a scapito dell'estetica. E i clienti finali devono comprenderlo".
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