In Italia, la produzione di agrumi si concentra al sud, in primis in Sicilia. Questa Regione produce l'80-90% dei limoni italiani.
In merito all'offerta inferiore registrata nella campagna 2022/23 e che si sta accentuando in questo momento commerciale sul mercato interno, il direttore commerciale del Gruppo Villari, Attilio Villari, dichiara: "Partiamo dal fatto che tale flessione, sul territorio siciliano, rientra negli standard delle oscillazioni annue e, quindi, non è allarmante. Aggiungiamo che i consumi generali di ortofrutta non sono stati eccellenti quest'anno, e quelli del limone non registrano un andamento diverso, soprattutto nella Grande distribuzione organizzata. In più, siamo al termine della campagna del Primofiore e, quindi, l'offerta è fisiologicamente inferiore".
"Nei prossimi giorni, partirà la stagione del limone Bianchetto e seguirà quella del Verdello. In questo caso, le quantità saranno inferiori allo scorso anno e si spera che, con le temperature estive e la rinascita del turismo, i consumi di limone possano nuovamente aumentare, e così anche i prezzi".
Sul fronte delle importazioni, Villari aggiunge: "Nel corso della stagione del limone, il prodotto spagnolo ha dato di tanto in tanto filo da torcere a quello italiano, in termini di prezzo. Ed è vero che ora sul mercato interno si vedono volumi di prodotto sudafricano, ma questa è una campagna che è appena iniziata e pure in anticipo. Secondo me, però, non sono state e non sono le importazioni estere il problema. A seguito della pandemia, è in atto un cambiamento nei consumi e le persone stanno sviluppando altri tipi di esigenze".
In una situazione come quella venutasi a creare quest'anno, secondo Villari è fondamentale intercettare bene tali necessità del consumatore. "I nostri limoni siciliani a marchio Lumì, ad esempio, hanno registrato un trend pressoché simile allo scorso anno, con note positive. Vuoi o non vuoi, le persone devono mangiare e il limone, per chi lo consuma, non è un prodotto facilmente sostituibile".
Infine sul biologico, il direttore commerciale dichiara: "La maggior parte dei consumi bio si rifà al mercato estero, in particolare i Paesi nordeuropei. In questo caso, la concorrenza spagnola è stata molto agguerrita: abbiamo registrato una flessione delle vendite a causa delle quotazioni basse offerte dalla Spagna".