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Pomodoro, ecco le sfide a partire dalla prossima campagna

La crisi energetica che si era generata con l'avvio del conflitto in Ucraina ha avuto forti ripercussioni sulle produzioni orticole sotto luce artificiale del centro/nord Europa. Questo vuoto, non colmato da altri Paesi produttori, ha provocato uno squilibrio sui mercati internazionali. Nel segmento dei pomodori, inoltre, le difficoltà sono state legate all'imperversare del virus ToBRFV. Neanche i competitor del Nord Africa, con il Marocco che nel 2021 aveva fatto segnare un +17% nell'export e la Turchia con un +12%, lo scorso 2022, sono riusciti a colmare appieno la domanda.

In un'intervista a Bruno Busin, Product Development Specialist Solanacee di Syngenta, abbiamo cercato di analizzare la situazione commerciale nel comparto del pomodoro da mensa.

"Rispetto alla stagione scorsa, quest'anno la campagna (del ciclo lungo invernale - ndr)  si è conclusa prima, in Sicilia - ha esordito lo specialista - non senza squilibri nella produzione e con costi elevati. Come mai questa fine anticipata? Beh, i mesi di ottobre, novembre e dicembre sono stati un prolungamento dell'estate, in quanto contraddistinti da temperature elevate che hanno anticipato la maturazione dei pomodori sulle piante, creando una concentrazione dell'offerta in un tempo ristretto. Tuttavia possiamo affermare che la campagna è stata abbastanza positiva per tutti i segmenti del pomodoro da mensa, anche per quello a grappolo che, negli ultimi anni, a seguito proprio dell'insorgenza del ToBRFV, aveva subito una drastica riduzione dei volumi".

"Grazie alla sempre più efficace gestione del Tobamo virus - ha proseguito Busin - possiamo senz'altro affermare che la produzione del tondo liscio sta per ritornare ai livelli pre-emergenza, se non superiori. Protocolli di gestione integrata hanno mitigato il problema con il quale si convive, senza inficiare troppo le rese e qualità produttive".

Lo scenario internazionale
"Il 2022 ha fatto registrare problemi anche nella produzione marocchina - ha spiegato il manager - che ha contribuito a determinare il vuoto sugli scaffali in Gran Bretagna. A causa della Brexit, i Paesi Terzi sono i nuovi partner commerciali preferiti dalla Gran Bretagna. Nel frattempo, le esportazioni britanniche di orticole sono state bloccate per tutelare il mercato interno".

"La Spagna, dal canto suo, già da diversi anni ha ridotto le superfici dedicate al pomodoro - ha aggiunto Busin - anche grazie alla concorrenza del Marocco che, come sappiamo, continua a crescere perché non risente delle restrizioni dell'embargo russo contro i paesi occidentali, alla stregua della Turchia che anzi è sempre più un hub per le esportazioni verso la Russia".

La Spagna già da tempo ha compreso lo stato di sofferenza del comparto del pomodoro per il fresco, cercando di diversificare e  puntando sull'espansione dell'avocado, del pistacchio e di altre cultivar potenzialmente più redditizie a bacca rossa. Negli ultimi tempi, l'orticoltura iberica si è sempre più specializzata anche nella produzione del peperone richiesto dai mercati del centro e nord Europa, cioè quello di tipologia quadrata, il cosiddetto bell pepper, diverso dal nostro peperone nazionale della tipologia ½ lungo.

Le previsioni strategiche per il futuro prossimo
"Per il futuro, a partire dalla prossima campagna agraria, dovremo confrontarci ancora una volta con la mancanza di manodopera - ha ricordato l'intervistato - Un problema che riguarda molti Paesi. Sicuramente tutta l'Europa: Spagna, Francia etc..e, quindi, anche l'Italia. Non illudiamoci che il minor costo della manodopera in Nord Africa possa avvantaggiare quelle produzioni rispetto alle orticole italiane, perché i mezzi tecnici, i costi per plastica e irrigazione sono ormai perfettamente sovrapponibili a quelli in Europa. Dalla nostra parte, semmai, abbiamo una reputazione per qualità produttiva e sicurezza alimentare comprovate".

Ripresa delle produzioni sotto luce e cambiamenti climatici
"Altro punto di massima importanza - ha concluso Busin - è che la fine della crisi energetica farà riprendere le produzioni sotto luce artificiale in Paesi Bassi, Francia, Germania, Polonia etc.: questo vorrà dire che le dinamiche del commercio ortofrutticolo torneranno al loro stato precedente e che i prezzi alla produzione in Sicilia - quasi mai visti prima nel mese di giugno, con oltre i 2,40 euro/ kg per il datterino mentre scriviamo (29/5/2023)! - torneranno a essere più rari. Ultimo fattore con il quale dovremo fare ineluttabilmente i conti è costituito dai cambiamenti climatici che ci faranno assistere a inverni miti, come quello scorso, ed estati molto calde, ritmi climatici sempre più di frequente intervallati da eventi catastrofici che continueranno a mettere in difficoltà le nostre regioni, da sud a nord".