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L'intervento di un operatore al settore ortofrutticolo

Imperfetto esteticamente non significa che sia invendibile come prodotto fresco

"Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti. Ma per noi produttori ortofrutticoli, alle prese con questo nemico invisibile e potente, non esiste valutazione degli sforzi profusi, nel momento in cui ci affacciamo sul mercato italiano. Qui, infatti, si preferisce la merce d'importazione". E' quanto lamenta un operatore campano, in un intervento inviato alla redazione di FreshPlaza.

"L'aumento dell'insorgenza delle malattie fungine - scrive - la presenza di calibri piccoli, con frutta e ortaggi danneggiati a causa di grandinate o per fenomeni di cracking si sommano alle referenze ancora non pronte per essere raccolte, e ai trapianti in ritardo. Ecco cosa sta accadendo. Nonostante tutto, però, i prodotti italiani sono talmente variegati e unici, con caratteristiche organolettiche di pregio, da essere invidiati in tutto il mondo e, spesso, inimitabili. Perciò anche se, forse, allo stato attuale l'estetica difetta un pochino, perché non comunicare al consumatore l'alto valore nutrizionale di cui sono dotati?"

Nel suo sfogo, il nostro lettore si rammarica che il prodotto d'importazione venga a soppiantare quello nazionale: "Mi piange il cuore - scrive - nel dover constatare la voluminosa importazione di frutta e verdura proveniente da altri Paesi: ciliegie dal Cile, agrumi dall'Egitto o dalla Spagna, o dal Sudafrica. E io mi domando: ma i prodotti italiani, dove sono?".

Ma una parziale risposta sta nella situazione contingente, di cui il produttore è consapevole: "Quest'anno, è vero, la produzione di ciliegie italiana si è ridotta rispetto agli anni scorsi; pesche e nettarine ancora non sono del tutto mature e saranno disponibili in volumi inferiori rispetto alla precedente annata, anche a causa dei danni riportati per via del maltempo. Gli agrumi italiani, in particolare i limoni, sono in produzione, forse con qualche piccolo problema di tenuta in post raccolta. Gli ortaggi qui e là, per via dell'andamento climatico anomalo, hanno riportato qualche danno, soprattutto i fagiolini. Mentre per il pomodoro da industria, almeno qui in Campania, ancora non sono stati ultimati i trapianti, perché finora non è stato possibile accedere ai campi, perché ancora impregnati di acqua. Forse solo le patate, che ora sono in raccolta, non presentano particolari problemi".

"E' davvero un momento particolare per tutti, anche per la grande distribuzione organizzata, che vede procedere le vendite lentamente, con consumi tentennanti. Altro fattore che i buyer si trovano a fronteggiare ogni giorno è il reperimento di cibo, reso più difficile a causa proprio dei cambiamenti climatici. Eppure continuo a domandarmi: perché, a parità di prodotto, non favorire la merce di origine italiana, solo perché magari il prodotto importato dall'estero ha meno difetti estetici e una maggiore shelf-life?".

L'operatore segnala una preoccupante frequenza di resi merci, segnalazioni e contestazioni, per arrivare anche al ventilato rischio di uno stop delle forniture. "Purtroppo viene misconosciuto il sacrificio e il duro lavoro che sia dietro un prodotto fresco: persone che sfidano il maltempo, che fanno il doppio turno per garantire sempre la fornitura, che lavorano tutti i giorni, anche nei festivi. Tutto questo meriterebbe di essere ripagato". 

"Credo che affinché un'impresa possa resistere in questo particolare momento storico - conclude - debba innanzitutto essere talmente appassionata al proprio lavoro da non demordere, nonostante le difficoltà. Sicuramente è fondamentale è necessario aggregarsi per condividere il rischio d'impresa e sostenersi vicendevolmente, perché quello che davvero serve è la solidarietà tra i vari attori della filiera".