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Voce alla GDO con "Parole d'ortofrutta" di Giancarlo Amitrano

L'estero lusinga i produttori più del mercato interno

Ci troviamo a inizio campagna per molte referenze stagionali, in particolare albicocche, pesche e ciliegie e, come sempre, la GDO italiana si vede impegnata a dover dirimere i dubbi amletici sulla corretta impostazione e tempistica dell'approvvigionamento da estero o Italia.

Ma, a quanto pare, anche per i produttori nazionali esiste lo stesso dubbio sul proporsi o meno al mercato interno. Leggendo un recente articolo di Cristiano Riciputi (cfr. FreshPlaza del 29/05/2023), alcuni fornitori del belpaese sottolineano come i retailer esteri al momento riconoscano prezzi superiori al prodotto e, per questo motivo, prediligano soddisfare le loro richieste, piuttosto che proporsi ai buyers nazionali.

Ora, senza voler entrare troppo nel merito relativamente alla scelta di cominciare con merce d'importazione piuttosto che nostrana, legata spesso e volentieri a problematiche sia di copertura volumi che di standard qualitativi, vorrei soffermarmi sul fatto che il punto cruciale si focalizza sul miglior prezzo riconosciuto.

In un recente scambio di informazioni con un esperto del settore ortofrutticolo inglese, nonché redattore di una rivista specializzata, Mike Knowles, in merito a quanto accadde alcuni mesi fa proprio in Gran Bretagna, con foto che fecero scalpore in cui erano raffigurati i banchi dei supermercati completamente vuoti, si ipotizzava che alla base della problematica potesse esserci la mancanza di programmazione e di accordi commerciali annuali tra i buyer della corona e il mondo produttivo.

Foto d'archivio

Nello specifico, azzardavo che i paesi europei meno caratterizzati da una solida base agricola interna avessero maggiormente la necessità di chiudere accordi di fornitura a prezzo fisso annuale o stagionale per accaparrarsi la certezza di ricevere le quote di fabbisogno, in particolare nei momenti di carenza. Affacciarsi random su mercati inesplorati o comunque non consolidati da un rapporto duraturo, ovviamente diventa una mera corsa all'accaparramento; e in questa corsa vincono i più allenati e motivati dai km percorsi durante la fase di preparazione.

Se a quanto sopra si aggiunge il fatto che, in questo inizio di campagna delle drupacee, la fucina agricola europea, cioè la Spagna, ha avuto notevoli problematiche di disponibilità causa le abbondanti piogge anche lì riversatesi (si sono viste immagini di Murcia allagata, non meno della nostra Emilia Romagna), potrebbe a buona ragione diventare verosimile che alcuni operatori esteri, liberi da impegni programmatici, si rivolgano all'Italia per reperire merce pagandola qualche cent in più di quanto usuale e con l'attraente premessa del "franco partenza", scevro dai vari PFA facenti capo ai contratti standard.

Detto ciò oserei dire che quei più o meno millantati cent in più non rappresentano nulla di nuovo o di eclatante, nel mercato attuale, anzi: se veritieri, ben vengano ad alleviare le sofferenze dei nostri produttori, ben sapendo però che il matrimonio vero e duraturo si fonda sul reciproco rispetto a lungo termine. Tutto il resto è l'avventura di un giorno.

Giancarlo Amitrano
responsabile ufficio acquisti ortofrutta
catena Cedigros 

(Rubrica num. 16)