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Se ne è parlato a Livorno

Le donne nel settore portuale e marittimo, perché no?

Il 17 e 18 maggio 2023 è stata presentata a Livorno l'iniziativa "Il Porto delle donne", sul lavoro femminile in ambito portuale e marittimo. Un percorso congressuale locale e internazionale che ha coinvolto gli studenti dell'Istituto tecnico con indirizzo "trasporti e logistica" e del Polo universitario "sistemi logistici".

"Il Porto delle Donne è un progetto realizzato e promosso dal Comune di Livorno, in collaborazione con l'Associazione scientifica internazionale RETE, l'Università di Pisa e il CNR-Iriss di Napoli. Tra gli obiettivi principali del progetto ci sono: promuovere la conoscenza del lavoro svolto dalle donne in ambito portuale e marittimo a un ampio pubblico; animare un dibattito costruttivo fra gli stakeholder del settore al fine di aumentare e migliorare la presenza delle donne nei porti e nel comparto marittimo. La volontà è quella di rappresentare il lavoro portuale e marittimo come un'opportunità per le donne e per le generazioni future". Così ha spiegato Barbara Bonciani, assessora al porto e all'integrazione fra città e porto del Comune di Livorno.

Guarda il video di presentazione generale del progetto:

"A livello europeo, se guardiamo alla percentuale delle donne all'interno del settore trasporti (in generale, marittimo, aereo e su strada, ndr), questa è di circa il 17%, contro l'83% degli uomini. In Italia, la percentuale di uomini che lavorano in questo stesso settore è pari all'87% e passa al 92% nel solo comparto portuale - ha sottolineato Bonciani - E' un mondo nato al maschile, che al giorno d'oggi può essere egualmente accessibile ad ambo i sessi, a seguito però di un'apertura culturale in tal senso. Sono tante le donne che non si fanno avanti e non presentano il loro curriculum alle imprese, perché ancorate all'immaginario collettivo che si tratti di un lavoro da uomini". 

Il consigliere della Compagnia Portuale Livorno Luca Ghezzani, il quale vanta un'esperienza di lunga data nel settore portuale, ha dichiarato: "Come Compagnia Portuale di Livorno abbiamo raggiunto il 14,6% di presenza femminile nella nostra forza lavoro. Le mansioni svolte dalle nostre lavoratrici sono le medesime della manodopera maschile: sono gruiste, guidano mezzi di sollevamento, svolgono funzioni specifiche con palmari a bordo di grandi portacontainer di ultima generazione. Nel tempo, infatti, le tecnologie utilizzate nel porto stesso e per la movimentazione delle merci si sono notevolmente sviluppate".

Federico Baudone di Alp, una società nel porto di Livorno che presta lavoro portuale, ha sottolineato come "il ruolo delle donne stia prendendo piede non solo nella parte manuale che ha la sua valenza, ma anche in ambito di pianificazione e progettazione, entrando negli ingranaggi del terminal e nelle fasi decisionali, con competenze, coerenza e volontà".

Michela Grifoni, responsabile amministrativo presso la Lorenzini & C. srl, tra le più importanti imprese terminaliste del porto labronico, ha portato la sua esperienza. "Nel 1983, quando ho iniziato, quello amministrativo rimaneva il campo riservato alle donne, in quanto si pensava che noi non fossimo in grado di fare altro. Con i sistemi innovativi e digitali attuali, ora questo non si può proprio più dire. Quindi ben vengano le gruiste o le donne in altre mansioni, previa idonea formazione".


Diverse le testimonianze e la presenza in platea di studenti dell'Istituto tecnico con indirizzo "trasporti e logistica" e del Polo universitario "sistemi logistici".

Roberta Macii, fino al 2020 segretario generale del sistema portuale del Lazio, e oggi dirigente dell'autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale e vicecommissario della Darsena Europa, ha invece sottolineato: "Io ho ricoperto il ruolo di segretario generale nei porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta ed ero l'unica donna a ricoprire la carica in Italia. Al tempo, l'unico presidente donna era la dott.ssa Roncallo del porto di La Spezia. Oggi, la quota femminile non vede alcun presidente e solo due segretari generali in Italia".

"Ci sono alcune menti illuminate che hanno colto il valore della diversità. Eventi come questo rappresentano una goccia nel mare, ma ben vengano, perché rappresentano 'elementi di disturbo' affinché si arrivi a un'inversione di tendenza: ad esempio, la creazione di asili nidi o ludoteche in azienda viene vista come una facilitazione per le donne lavoratrici, quando in realtà facilita entrambi i genitori che lavorano. Alla fine di tutto, infatti, conta chi è bravo, a prescindere che sia donna o uomo, ed è questo che deve essere valorizzato, anche nel settore portuale e marittimo".

"Nell'autorità di sistema portuale, come ente - ha aggiunto Luciano Guarnieri, presidente dell'autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale - ci sono circa 150 dipendenti, il 45% dei quali è forza lavoro femminile, impegnato in prevalenza in funzioni di primo livello. I vertici sono 8, la metà dei quali è rappresentato da donne". 

Alcuni Paesi hanno incominciato a introdurre le donne nel comparto portuale, prima che lo facesse l'Italia. "Ho avuto la fortuna di lavorare per lunghi periodi all'estero, e per molti anni anche nella compagnia di navigazione Maersk - ha commentato Gloria Dari, presidente Confetra Toscana - In base alla mia esperienza, posso dire che i Paesi scandinavi si sono sempre approcciati in modo corretto e sono risultati all'avanguardia, rispetto all'Italia. Quando ero in Maersk, azienda molto attenta alla parità di genere, ho avuto modo di vedere le prime donne ricoprire ruoli di comandante, nelle navi di classe C con direzione Livorno. E non solo: come donna, non ho avuto problemi e, a livello professionale, ho colto l'opportunità di crescere".