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Voce alla GDO con "Parole d'ortofrutta" di Giancarlo Amitrano

La carenza di volumi genera listini al rialzo

Siamo a maggio inoltrato ma  si potrebbe pensare che, se il tempo continua così, a breve sarebbe da riattivare i codici delle castagne...!

Potremmo scherzare ancora con battute simili se non fosse per le immagini che ci arrivano da Emilia Romagna e Marche, messe in ginocchio da pioggia ed esondazioni che ci riportano alla cruda realtà di un mondo produttivo alla merce' del divino meteo impazzito.

Ovviamente, come sempre accade in queste situazioni, sono molte le referenze che subiscono un notevole calo dei volumi produttivi, per il rallentamento di ricrescita causato dal livellarsi delle temperature verso il basso, per la scarsa insolazione diurna, per la pioggia abbondante, etc. 

Al contempo, la carenza di disponibilità, più o meno paventata, si ripercuote sui listini che vanno al rialzo, quasi fuori controllo. 
Legge di mercato, direbbe qualcuno; peccato che spesso a dirlo sono quei fornitori che al tavolino di presentazione dell'azienda, della struttura, delle superfici di proprietà e di quelle in conferimento da soci validati e confermati da rapporti ultradecennali, vantavano tra i punti di forza il pieno controllo della produzione.

Leggiamo righe di lamentela da parte di taluni operatori (cfr. Freshplaza del 17/05/2023) per il mancato riconoscimento di 10 cent in tempi non sospetti per sopperire alle carenze attuali, come se quei 10 cent avessero potuto compensare oggi rialzi di 0,50 cent od oltre, come se quei 10 cent oggi avessero potuto compensare i volumi comunque mancanti e i conseguenti inevasi. 

Ma non viene anche a voi il legittimo dubbio che talune linee di fornitura siano radicate in produzione solo nei momenti di esubero di prodotto e diventino prettamente commerciali nei momenti di carenza? Che poi, nulla da obiettare al commerciale puro purché palesemente dichiarato, visto che spesso è proprio lui a risolvere i problemi di approvvigionamento. 

Finocchio alla rinfusa: questa tipologia sta lasciando sempre più spazio al confezionato

Perché se così fosse, e volendo accettare la premessa, non sarebbe allora corretto pagare la merce in alcuni momenti 0,50 kg a fronte dello 0,20 pagato in campagna (e sono cifre prettamente indicative, a mo' di esempio) senza essere tacciati di speculazione? Se speculazione deve essere, che almeno sia legittimata su entrambi i fronti.

Per non segnalare poi i rialzi ben noti agli addetti del settore che puntualmente arrivano tra aprile e maggio per merce stoccata da mesi e mesi, al fine di "salvaguardare" la clientela ed evitare che il prodotto si esaurisca troppo presto: ma avete mai digerito tali spiegazioni senza dover assumere un anti-acido?

Il cliente che ha privilegiato per mesi la linea di fornitura deve accollarsi degli aumenti per evitare di rimanere senza merce a giugno o a luglio? Assurdo, se non fosse vero.

Io credo che il mondo retail e i relativi buyer siano pienamente consapevoli dei prezzi applicati in tempi di piena disponibilità, con il corretto riconoscimento delle varie voci che contribuiscono a formarlo e credo altresì che retribuiscano in maniera adeguata sia il produttore sia la struttura commerciale di controllo, senza mai proporzionarlo al reale costo del grezzo di campagna: non è forse questa la strada corretta per permettere di oltrepassare, senza annegare, i guadi creati dai momenti di vuoto produttivo?

Giancarlo Amitrano
responsabile ufficio acquisti ortofrutta
catena Cedigros 

(Rubrica num. 14)