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Il parere di Alberto Mazzoni, imprenditore agricolo, vicepresidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini

"Assicurazioni, il sistema presenta carenze"

"Ci sono carenze nel sistema assicurativo e molte imprese agricole non hanno la possibilità di alimentare l'irrigazione antibrina per effettuare la difesa attiva, perché mancano le infrastrutture irrigue". Alberto Mazzoni, imprenditore agricolo, vicepresidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini e vicepresidente di Condifesa Romagna è reduce da un sopralluogo nel suo frutteto di Villa Rovere, a Forlì. "Il gelo ha fatto strage di albicocche, non ne avrò nemmeno per il consumo domestico".

Tornando sul tema assicurativo, il dirigente di Confagricoltura mette in risalto le carenze del sistema. "Spesso non c'è la disponibilità di assicurarsi contro il gelo: le compagnie chiudono i limiti assuntivi, c'è una tariffa, c'è un rischio quotato, ma nella pratica non ti puoi assicurare perché, quando arrivi al momento del preventivo, la compagnia decide cosa può andare in copertura e cosa no. Purtroppo questa è una pratica diffusa e le aziende associate ci testimoniano difficoltà a tutelare le proprie produzioni frutticole dal gelo".

"E poi, anche quando ci si riesce, i costi sono elevati e gli eventuali indennizzi sono ridicoli: come è stato simulato ieri su FreshPlaza (cfr. articolo 12/04/2023), con un esborso di circa 5000 euro a ettaro si può sperare, nel caso di un danno del 100% della produzione, di recuperare il 36% della plv: il 30% può arrivare dall'assicurazione e il 6% dal Fondo Agri Cat. Ma fare impresa con queste regole è davvero limitativo. Occorre intervenire per rivedere integralmente il meccanismo delle assicurazioni agevolate, in modo da renderle accessibili".

La difesa attiva, secondo Mazzoni, non è per tutti. "Quando si parla di difesa attiva ci sono diversi sistemi, dalle ventole che hanno goduto di bandi di finanziamento fino al 70% a fondo perduto, fino agli impianti antibrina. Ma questi, senz'acqua, non funzionano: dove non arriva l'irrigazione, quindi, non possono essere adottati. Nel forlivese, solo una minima parte dei frutteti è servita dalla diramazione principale del Cer-Canale Emiliano-Romagnolo e se tutte le imprese agricole dovessero utilizzare contemporaneamente questo sistema, non ci sarebbe abbastanza acqua per tutti. Inoltre - rileva il vicepresidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini - ci sono tanti terreni che non sono serviti nonostante si paghi il cosiddetto consorzio dominato Cer".

La frutticoltura romagnola, per essere più resiliente "ha bisogno di un sistema assicurativo che tuteli fino in fondo le imprese che stipulano le polizze, con costi equi e coperture concrete; parimenti serve mettere le aziende agricole nella condizione di potersi difendere con i sistemi più moderni. Confagricoltura, sul fronte dell'irrigazione, sta portando avanti accordi con imprese israeliane per mettere a disposizione le più moderne tecnologie, ma l'accesso all'acqua è fondamentale e le aziende - conclude Alberto Mazzoni - in questo chiedono pari dignità di trattamento".