Il blocco del Paese da parte degli Economic Freedom Fighters e di alcuni sindacati di lunedì scorso, prima della Giornata dei diritti umani del 21 marzo, un giorno festivo, ha lasciato il Paese con il fiato sospeso. I manifestanti chiedevano le dimissioni del presidente Cyril Ramaphosa.
Sembra che il leader dell'EFF, Julius Malema, abbia dichiarato che "l'azione di protesta è stata quella di maggior successo nella storia del Sudafrica", ma secondo le informazioni sui media, la portata della protesta è stata limitata.
Il governo non è riuscito a vietare la protesta a livello nazionale, ma l'Alta Corte ha chiarito che la stessa non poteva essere accompagnata da alcuna violenza e distruzione delle proprietà, che è quello che normalmente accade nel Paese durante le proteste.
Da tutto il Paese sono arrivate segnalazioni di strade bloccate da manifestanti che hanno distrutto veicoli e incendiato pneumatici sulla strada (nonostante nel fine settimana siano stati confiscati dalle autorità 24.300 pneumatici "posizionati strategicamente per atti di criminalità").
Una mappa in tempo reale delle proteste in tutto il Paese
I porti di Durban e Città del Capo sono stati presidiati dalla polizia e dalle forze armate nazionali. Alcuni magazzini intorno al porto sono rimasti chiusi, ma l'accesso ai porti non è stato bloccato.
Molti venditori ambulanti hanno chiuso le loro attività per paura dei saccheggi
Molte scuole e aziende hanno chiuso in previsione del blocco. Il mercato municipale di Johannesburg è stato abbastanza tranquillo, poiché gli acquirenti sono rimasti a casa.
Ci sono state notizie di manifestanti dell'EFF che hanno intimidito autisti di autobus e camionisti, nonché saccheggiato le piccole città.